La crisi ed il ruolo dei consumatori
Gestori della crisi, mi corre l’obbligo di rammentarvi che i Consumatori trasformano, mediante l'acquisto, il valore in ricchezza; consumando l'acquistato poi, ne consentono la ri-produzione.
Chi può fare di più e meglio nel portare valore al ciclo della produzione?
Per non apparire eccessivamente didascalico e per dar agio alla mia vis pedagogica, esemplifico.
Il sistema produttivo produce prodotti; l'imprenditore per intraprendere mette l'idea ed il capitale; il manager maneggia i fattori della produzione; l'operaio opera per la conformità del prodotto; il direttore di marketing mercanteggia con i nostri umori e costruisce la domanda di Prodotto; quelli del capitale finanziario capitalizzano gli investimenti produttivi; il commerciante espone in vetrine scintillanti il valore informa di merce.
Reclamano profitto, stock options, salari, parcelle, interessi sul debito, lo Stato ci mette pure del suo e chiede l'Iva, l’imposta che tassa la nostra azione sul mercato.
Tutti solerti, professionalmente impeccabili, tutti ligi al dovere.
E Noi?
Visto cotanto fare possiamo deluderli? Giammai!
E allora vai con l’acquisto, trasformando magicamente quel valore in ricchezza che va poi distribuita.
Quel valore che altrimenti si scioglierebbe come neve al sole.
Un dramma per i suddetti che, ahinoi, non avrebbero di che sfamarsi.
E pure per le merci: il latte caglia, la moda passa di moda, l'hi-tech si obsoleta: va tutto in malora.
Ci siamo fin qui?
Andiamo avanti.
Artefici, mediante l'acquisto, di questa miracolosa trasmutazione - orgoglio e vanto della nostra categoria - poi usiamo quei prodotti: li "consumiamo".
Loro, i suddetti, ridono soddisfatti: dovranno ri-produrli; avranno ancora da lavorare; pure lo Stato continuerà ad incassare, Dio ce ne renda merito, altra Imposta sul Valore Aggiunto.
Non crediate sia facile tutto questo: nell'adempiere a questo ruolo che, con una punta di civetteria, si potrebbe definire civile dobbiamo mettere in campo competenza, sagacia, abnegazione forsanche un po' di ingordigia; sfruttare al meglio le nostre risorse: tempo, attenzione, discernimento.
Tutto questo avviene sul mercato, luogo per definizione della contrattazione. Proprio in questo mercato dove si vendono e si acquistano utilità; lì, dove l'utilità del nostro ruolo trova definitiva consacrazione, vogliamo contrattare le forme possibili di ristoro per lo straordinario valore economico dell'esercizio messo in campo.
Già, se ristorati potremmo continuare a fare del nostro meglio per andare oltre la crisi!
A buon intenditor, poche parole.
Mauro Artibani
Questo articolo è stato pubblicato quiLasciare un commento
Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina
Se non sei registrato puoi farlo qui
Sostieni la Fondazione AgoraVox