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La "censura privata" e l’ipocrisia della Lega

Dunque: la Universal Music Group avrebbe un accordo privato che le permette di chiedere la rimozione di qualunque contenuto da Youtube. Cioè, un privato chiede ad un privato di rimuovere un contenuto caricato da un utente. In barba alle garanzie costituzionali come il Primo Emendamento statunitense e tutte le altre a tutela della libertà di espressione

Poco importano i motivi, resta il problema di fondo: una piattaforma come Youtube (e valga anche per Facebook e tutte le altre piattaforme di UGC, il cui contenuto cioè è generato dagli utenti) - dal momento in cui diventa un mezzo di espressione per centinaia di milioni di persone - resta uno spazio privato o assume i contorni dell'agorà pubblica nel quale devono in primis valere le regole dello stato di diritto?

Tanto più che nello specifico sembra infondata l'accusa mossa a Megaupload: il cyberlocker qualche settimana fa diffondeva il materiale di una sua nuova campagna pubblicitaria messa a punto con il supporto di numerosi artisti legati a diverse major (e dunque alla RIAA). La Universal chiedeva ripetutamente a Youtube di censurarne un video, i cui elementi però risultavano essere di proprietà del cyberlocker. Nonostante tutto, il canale di Megaupload rischia di essere chiuso per ripetute infrazioni, tutte da provare. Il caso è approdato in tribunale pochi giorni fa. Qui una ricostruzione dellla vicenda.

Nel frattempo in Italia il caro senatore leghista Giovanni Fava prova ancora (sì ancora, ci aveva già provato ad agosto) ad introdurre una norma che interviene sul regime di responsabilità degli intermediari disponendo che alla segnalazione di un titolare di diritti l'ISP deve rispondere, subito e a prescindere dalle prove, alla rimozione dei contenuti. Anche oltre le idiziozie del regolamento Agcom e contro le ultime disposizioni che arrivano dall'Europa e gli orientamenti del Tribunale di Roma (che richiamando la sentenza della Corte Europea di aprile 2011 sul contenzioso SABAM – Scarlet, ha ritenuto illegittima la richiesta di Mediaset di imporre a Google di sorvegliare “a monte” affinché sui suoi servizi non passino materiali protetti dal copyright del biscione; cioè, non si può imporre ad un provider tale tipo di filtraggio preventivo).

Insomma, resistenze, passi in avanti e reazioni. Ma dei reazionari ci siamo scassati le scatole.

p.s.: lo dicano i leghisti che provano a tornare alle orgini coi cartelli in Parlamento che la loro contaminazione con quella che chiamano “Roma ladrona” li ha portati a sposare le cause delle multimilionarire major. Lo dicano, ipocriti.

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