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La barca di Bertolaso

In questa intercettazione il Capo della Protezione Civile vuole nascondere una barca. Da chi? E perché?

Pochi passi per farvi capire perché, per me, lo scenario-appalti è costretto a implodere e esondare altrove. Guido Bertolaso è un ossuto ometto pervaso da una smania onnicomprensiva, che lo costringe a occuparsi dell’occupabile e di rispondere al domandabile. L’adrenalina da discolpa lo ha portato, in questi giorni, a garantire a chiunque gli avesse posto domanda una pronta risposta, un qualsiasi feedback a discarico. E’ così per le sue presenze televisive, uguale per le risposte a Scalfari e le interviste sulla stampa. Idem per le capatine nei palazzi istituzionali e le doverose puntate nelle zone smottate dal fango e dal maltempo. Detto ciò, restando sul praticabile e limpido, non si vedono alternative a due e non più esiti.

Primo: Guido Bertolaso è un sant’uomo che, vistosi inopinatamente accusato di connivenze pericolose e pratiche eticamente discutibili, si produce in un atto di discolpa generale, dimostrando dal suo limpido osservatorio l’estraneità ai fatti e, se ci scappa, la tendenziosità dei procedimenti – giudiziari e mediatici – presi a suo carico. Sono pulito e lo dimostrerò a chiunque, quant’è vero il cielo.

Secondo: Guido Bertolaso tiene fottutissimamente alla sua immagine di uomo pragmatico e transpartitico, tanto da preservare l’aurea immaginifica del onnipotenza emergenziale e della bonaria stretta salva-dispersi con un minuzioso e logorante gioco di botta e risposta a chiunque gli voglia muovere un qualunque diritto di critica. Ben consapevole della correità di sue opere e azioni, il suo sarebbe il semplice e disperato tentativo di discolpa.

Dunque: perché avrei modo di propendere per la seconda ipotesi? Dati per assunti tutti i dati già noti, e volendoli perfino e per assurdo negare – tanto da praticare un esercizio di fantasia e accostarmi alla tesi del Berltolaso-pulito, pongo innanzi a me, alla giuria, al cielo e alla platea qui presente l’esempio dell’intercettazione pubblicata ieri dal Secolo XIX. In questa, l’ingegnere del G8-Maddalena Piermarini, ovviamente iscritto all’albo dei cognati (moglie della sorella del capo della Protezione Civile), avvisa preoccupato il familiare sull’intenzione, da parte di un gruppo di sardi, d’organizzare una manifestazione contro lo spostamento del G8 in Abruzzo.

Piermarini: Stanno organizzando una manifestazione da tutta la Sardegna.


Bertolaso: Non sapevo degli imbecilli… vabbè… che vogliono fare?
P: Niente, per carità, ci stanno i manifesti in giro…
B: Ma non possono entrare nell’Arsenale… c’è un cantiere aperto.
P: Certo che no, magari fanno un tentativo di passare là davanti…tutte cose che abbiamo già visto.
B: Ok.
P: Senti, hai sentito Giorgio?
B: Eh sì, mi doveva mandare quello che è il conto del cantiere perché non me lo ha detto… mi mandasse una mail con il conto. Poi è ovvio che se vuole mettere la barca in acqua… la tiene lì a Olbia ben nascosta… certo se non la porta alla Maddalena…

E’ imperscrutabile il perché dell’aggettivo ai dimostranti, ignota la volontà di tener nascosta una barca. Dimostra qualcosa? Sì e no. Dimostra che il gioco, con moto centrifugo, lo costringerà a troppe spiegazioni. Fino alla resa, alla sconsacrazione arcoriana o, peggio, al sussulto finale del presidente nell’ultimo, protettivo e decisivo atto del Giustizia meschina non ci avrai mai. Proposta surreale di legge qualsiasi e termometro sparti-popolo alla viglia delle regionali. Andrà così, e così ve l’ho spiegata. Rammento: la prima può ritenersi ancora tesi valida: la voglia di lavorare all’Aquilaera troppa, tanto che è Palombelli (altro cognato doc, stavolta diRutelli) stesso, a rincuorare il “porca troia!” dell’amicoPiermarini, esclamato a causa dello spostamento del G8. “Da fare [in Abruzzo] non ti manca. Certo però la pesca..”

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