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La Santanchè, il dito medio e una pernacchia

Il cardinal Bagnasco non ha ancora concluso il suo richiamo all’onorabilità, alla moralità e alla sobrietà che attengono alle cariche pubbliche quando il sottosegretario Daniela Santanchè irrompe nel telegiornale di La7 mostrando il dito medio all’indirizzo di Luciana Littizzetto. A dimostrazione del fatto che le autorità morali sono ancora ascoltate nel nostro paese, in primis dai nostri politici.

La Santanchè sul finire del collegamento con Enrico Mentana, conduttore e direttore del Tg, chiede di poter salutare l’attrice Luciana Littizzetto mostrandole un anello che ha sul dito anulare, ma alzando invece il dito medio, il tutto accompagnato da un ghigno. Provando a mettere per un attimo da parte la questione della continenza e dell’onorabilità che interessano le cariche pubbliche, c’è da interrogarsi sulle reali qualità intellettive della Santanchè. Il fatto che creda di poter andare in tv a mostrare il dito medio o a fare, per dire, il gesto dell’ombrello, è offensivo prima di tutto per la sua intelligenza e per la sua dignità. I telespettatori infatti non si sentiranno certo toccati da quel suo gesto di dubbia onorabilità, ma il senso di pateticità che monta in chi guarda investe in primis il nostro sottosegretario. Avanzando poi la fantomatica scusante dell’anello, ha dato prova di non eccellere nemmeno nell’arte dell’insulto, laddove quel suo ridicolo quanto penoso tentativo di camuffarlo è una di quelle deliziose astuzie che ci si concede in età preadolescenziale, ma non oltre. Sarebbe stato infatti più gradito, insomma, se lo avesse fatto in aperta sincerità del tipo: “Toh, Luciana, beccati ’sto dito medio” piuttosto che “volevo fargli vedere questo anello che ho sul dito”. Roba da marameo.

Tornando alla questione morale, la Santanchè in questi giorni si è profusa in accese filippiche in difesa del suo Presidente Silvio Berlusconi, ospitata nei vari salotti televisivi. La performance migliore l’ha data ad Annozero quando in seguito alla constatazione del Direttore de l’Unità Concita De Gregorio delle sue affermazioni su Berlusconi nel marzo 2008 ["Vorrei fare un appello a tutte le donne italiane. Non date il voto a Silvio Berlusconi, perché Silvio Berlusconi ci vede solo orizzontali, non ci vede mai verticali"; "Il voto a Silvio Berlusconi è il voto più inutile che le donne possano dare"] ha dichiarato di non rinnegare affatto quelle opinioni, oggi come ieri. Ma attraverso quali regole dell’alto ragionamento e della coerenza sia possibile da un lato difendere una persona e dall’altro criticarlo apertamente nello stesso momento, sfugge ai più. Forse deve aver preso alla lettera le nuove direttive della Rai in merito alla questione del contraddittorio, per cui si è sentita in obbligo di dire una cosa e, insieme, il suo contrario. D’altro canto sfugge anche come si ritrovi nell’attuale governo, dato che la sua inaspettata nomina a sottosegretario non è certo passata inosservata, soprattutto tra le fila del Pdl dove parecchi furono i mugugni e i borbottii.

Parlare di questione morale quando c’è di mezzo la Santanchè risulta quindi essere superfluo. Sarebbe come parlare di calcio a un circolo di suore benedettine. La Santanchè e la morale sono inconciliabili, anche perché la morale comune vorrebbe che una come lei stesse ben lontano dalla vita politica.

La Santanchè comunque si è spesa in ben altre patetiche battaglie. Come il voler far passare l’idea che Ruby non fosse una prostituta, che non fosse scritto o provato da nessuna parte. Un’impresa donchisciottesca, una battaglia contro i mulini a vento per cercar di inculcare in quelle poche persone che ancora non vogliono abbandonarsi alla realtà dei fatti, che Ruby sia invece una piccola Santa Maria Goretti dei bordelli. Ad Annozero come nelle sedi governative, il sottosegretario Santanchè ha dato prova delle sue indubbie capacità attraverso delle lodevoli performances. Delle performances da applausi. Ma con pernacchia finale.

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