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La Russia come ultimo impero colonialista

Nel 1600 i confini della Russia erano più o meno coincidenti con quelli dell’attuale parte europea del paese. Ad est di quei territori vivevano popoli nomadi o seminomadi, principalmente cacciatori-raccoglitori, che praticavano religioni animistiche e che assolutamente nulla avevano a che fare con i moscoviti.

 Ma nel XVII secolo la Russia cominciò ad espandersi ad oriente, esattamente come nel secolo precedente la Spagna aveva conquistato e colonizzato il Sudamerica. La differenza, però, consiste nel fatto che la Spagna aveva colonizzato territori molto distanti dalla madrepatria; e ciò fu la base della successiva decolonizzazione, analogamente ai casi degli imperi di Portogallo, Francia, Regno Unito e Italia. La Russia, al contrario, colonizzò i territori del nord-Asia avanzando passo passo e facendo guerre di confine; sicché i russi riuscirono a costruire un impero contiguo, simile a quello che i Mongoli avevano costruito procedendo dalla direzione opposta. A quest’opera di colonizzazione seguì una vera e propria russificazione forzata, fatta attraverso l’assimilazione delle popolazioni locali alla lingua, agli usi e ai costumi dei russi. Si prenda il caso del Circondario autonomo della Chukotka, all’estremo nord-est del continente. Questo territorio era abitato dai Chukchi, un popolo che aveva la sua lingua e la sua religione animistico-sciamanica. I Chukchi vivevano cacciando orsi polari, foche, trichechi e balene, pescando, allevando renne. Intorno al 1750 i russi annessero formalmente il controllo del loro territorio, dopo una guerra tremenda e sanguinosa. Ma di fatto, a causa della lontananza e dell’inospitalità di quelle terre, i Chukchi furono sostanzialmente ignorati e lasciati liberi di vivere come credevano fino ai primi anni del ‘900. In epoca sovietica le cose cambiarono nettamente: ai Chukchi fu fatto imparare il russo e la loro economia venne stravolta imponendogli un modello a loro estraneo. Le cose si aggravarono quando, crollata l’URSS, a quel modello economico se ne sostituì un altro in modo estremamente veloce e disfunzionale. Per quanto la Russia post-sovietica abbia fatto degli sforzi per sviluppare il territorio, il governo di Mosca non ha ovviamente alcun rispetto per le autonomie locali: il suo obiettivo è di russificare tutto ciò che finora non è stato russificato. Basti pensare che il governatore attuale della Chukotka è Vladislav Kuznetsov, nato a Mosca e precedentemente primo ministro del Lugansk, all’estremo opposto del territorio russo rispetto alla Chukotka. Il governo di Mosca sceglie di fatto i governatori locali senza alcun rispetto per i popoli che compongono la Federazione Russa, rendendo il federalismo russo una farsa. La tragedia della Russia consiste proprio in questo: non essere uno Stato-nazione moderno, ma uno Stato-impero composto da diverse nazionalità. Nonostante la vicinanza geografica, i ceceni, musulmani, non hanno nulla in comune con i calmucchi, buddhisti; i russi di Kaliningrad e della Carelia, di cultura europea, sono assolutamente diversi dai Tuvani e dai Buriati, di cultura mongola; i Chukchi sono un popolo totalmente differente dai moscoviti, ecc. Quello che penso è che la Russia non potrà mai diventare una vera democrazia fino a quando comprenderà in sé popoli diversi e li tratterà allo stesso modo; fino a quando, cioè, tenterà di russificare etnie che non sono russe. Il primo segnale della mancata transizione alla democrazia nella Russia post-sovietica è stato proprio la guerra contro gli indipendentisti ceceni, che volevano autogovernarsi esattamente come gli estoni o i lettoni. C’è nella natura umana una predisposizione a voler vivere con i propri simili. Ne segue che, qualora si installasse un vero governo democratico a Mosca, il suo primo compito dovrebbe essere quello di una riforma confederale del paese. In caso contrario, probabilmente la Russia per come la conosciamo imploderebbe: tutti i popoli che non sono russi chiederebbero l’indipendenza. Questo è il motivo per cui l’élite russa, fatta in maggioranza da persone che vivono a Mosca e a San Pietroburgo, è totalmente avversa alla libertà e alla democrazia: la libertà e la democrazia finirebbero per distruggere l’idea (illusoria) di una Russia come Stato-nazione.

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