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La Roma inaugura la Hall of fame. Nel giorno della vittoria Zeman tiene fuori i senatori

Una domenica che resterà nella gloriosa storia sportiva della Capitale, quella del 7 ottobre 2012, data della celebrazione della cosiddetta “Hall of fame” voluta dalla nuova proprietà americana, con la conseguente individuazione dei migliori 11 in giallorosso all time, con esclusione dei calciatori ancora in attività, come l’ormai mitico Francesco Totti, che ha già un posto assicurato, grazie alla straordinaria carriera al servizio della causa romanista. 

Tancredi, Cafu, Losi, Aldair, Rocca, Bernardini, Di Bartolomei, Falcao, Conti, Pruzzo, Amadei: sono questi gli 11 campioni premiati dalla Roma, che li ha immortalati nella "Hall of fame", nell’Olimpico, prima della sfida contro l’Atalanta. Sono sbucati dal tunnel sotto la curva sud, poi sono andati in campo e hanno ricevuto da 11 ’Pulcini’ (classe 2003) le maglie speciali fatte confezionare per loro. Uno spettacolo semplice, ma ben riuscito, che ha toccato i cuori e fatto scendere tante lacrime non solo sui volti dei tifosi presenti all’Olimpico, ma anche di quanti hanno seguito la cerimonia in streaming sul web o in tv, che hanno rivissuto momenti significativi rivedendo personaggi come Losi, Rocca, Falcao, Pruzzo e tantissimi altri indimenticati campioni (da ricordare la figura di Giuliano Taccola, che con la maglia della Roma morì in campo, a Cagliari, mentre indelebile, per doti tecniche e umane, è il nome di Agostino Di Bartolomei, anch’egli scomparso troppo presto).

 

Roma – Atalanta 2 - 0. Quanto visto sul campo, però, ha tradito le attese. La Roma, inedita perché privata da mister Zeman di Burdisso, De Rossi e Osvaldo per motivi ancora da approfondire, ha offerto 20-25 minuti incresciosi, sullo stesso livello dei 90' di Torino, nella Caporetto vissuta contro i bianconeri campioni d’Italia, nei quali l’Atalanta ha disposto a piacimento della metà campo dei romani, con “El Tanque” Denis, simile alla reincarnazione di Batistuta, capace di ridicolizzare una fragile difesa, salvata solo dalla buona vena dell’olandese poco volante Stekelemburg e soprattutto da una clamorosa traversa a portiere battuto che ha gelato lo stadio.

Poi il colpo di scena che ha spaccato il match: un assist “mistico” di capitan Totti, in grande spolvero, ha mandato letteralmente in porta Lamela, per l’immeritato vantaggio dei padroni di casa, che hanno raddoppiato, dopo una traversa centrata da Destro (brillante azione corale) nella ripresa grazie a un infelice intervento di Consigli, incapace di mandare in angolo un secco tiro da fuori scagliato da Mattia Destro e ribadito in rete da “Soldatino” Bradley. Una rete annullata per un dubbio fuorigioco fischiato a Denis ha ricordato a tutti che i lombardi avrebbero meritato almeno la soddisfazione di una segnatura, ma evidentemente domenica gli dei del calcio erano favorevoli all’undici guidato (maluccio) da Zeman in panca e da un ispiratissimo e volitivo Totti sul campo, o meglio a tutto campo, viste le eccellenti condizioni atletiche di quello che in questo momento è quasi certamente il più forte e prestigioso calciatore italiano in attività, e non certo part-time.

La partita si è così conclusa col corroborante successo della Roma per due reti a zero, ma ha lasciato sul tavolo tanti, troppi dubbi, che non possono essere fugati dalla buona prestazione dei giovanissimi Marquinos e Florenzi (diamo loro il tempo di crescere). Questa Roma, in buona posizione di classifica solo grazie ai tre punti conquistati a tavolino sul Cagliari del ribelle Cellino, gioca male o meglio gioca bene solo a sprazzi. Un lusso, in un campionato competitivo come quello italiano, in cui giornate di scarsa vena portano a perdere con tutti (lo ha dimostrato il Pescara, che ha ottenuto qualche buon risultato con una rosa non certo irresistibile). Solo quando (ri)vedremo in campo gente come Pjanic, De Rossi e Osvaldo potremo fare il punto della situazione.

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