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La Rete? “Una figata pazzesca”. Parola di Gianni Riotta

Che cosa è successo perché il direttore del Tg1, noto per le sue recenti “sparate” contro Internet, cambiasse idea nello spazio di un’ora?

Francamente non lo sappiamo. Però invitato al Circolo della Stampa di Milano insieme a Ferruccio De Bortoli, direttore del quotidiano Il Sole24ore, a parlare di giornalismo e rispondere alla domanda se la Rete cancellasse la figura professionale del giornalista, il direttore Riotta ha fatto un incredibile dietrofront.

Ma andiamo per ordine. Intanto il convegno, voluto dal Cardinale Dionigi Tettamanzi per la Giornata di S. Francesco di Sales patrono dei giornalisti, ha stipato nella sala di Circolo una folla di professionisti, quasi tutti della carta stampata. E dunque le relazioni di De Bortoli e Riotta hanno innanzitutto stigmatizzato la Rete indicandola come una fonte inaffidabile di notizie.

De Bortoli:
viviamo in una società malata che non dà sufficiente peso e valore all’informazione. Internet minaccia la nostra identità di persona e di professionista. Il Web in quanto community gratuita ci fornisce un immensa quantità di notizie-sushi che rendono difficile la distinzione tra il vero e il falso (“separare il grano dalla pula”).
 
La Rete produce falsi miti, false credenze, come il “negazionismo” di chi vuole che la Shoah non sia mai esistita o che l’11 settembre sia stato un complotto. La Rete non conferisce spazio e tempo agli avvenimenti in quanto li allontana dalla memoria.
 
Riotta:
enfatizza il concetto di Verità e cita l’apostolo Giovanni secondo il quale Verità è uguale Libertà. Tant’è che le dittature, impedendo la libertà, bloccano la verità. Poi cita Aristotele per il quale il concetto di verità si concretizza in questo aforisma “la neve è bianca solo se la neve è bianca”.
 
Internet non conosce il concetto di Verità e Riotta cita Martin Eisenstadt autore di un “fattoide”, cioè un finto fatto, quando disse che i parenti di Bin Laden avevano potuto lasciare gli Usa poche ore dopo l’attentato alle Torri Gemelle. Poi si è scoperto che Eisenstadt non esisteva neppure. Dunque “ai tempi della luce, si preferiscono le tenebre”; in altre parole gli internauti alla luce preferiscono la tenebra della propria verità. Siamo al trionfo del populismo.
 
A questo punto del dibattito assistiamo a un’inversione di rotta.
E’ bastato che chi scrive chiedesse come mai a parlare di Internet non ci fosse un giornalista della Rete, perché Riotta rivendicasse la sua passione per Internet sin dal 1996.

Da quel momento della discussione in poi è seguita una serie di frasi del tipo: (Riotta) lo tsunami dei giornali è già passato. I giornali cartacei sono già finiti. Internet ha già vinto la sua battaglia contro la carta stampata e la televisione. Basta guardare le rubriche “dei più letti”: i siti web non sono gli stessi dei “più letti” sulla carta stampata. Bando dunque agli snobismi di chi dice: la Rete fa schifo. O anche alla spocchia di chi afferma: Internet non interessa a nessuno. Passato lo tsunami, viviamo già nel futuro.

A questo punto De Bortoli asserisce “umilmente”: per un buon giornalismo in Rete ci vogliono dei mediatori intelligenti ed editori altrettanto intelligenti che non si lascino condizionare dall’investitore pubblicitario. Io “vengo dalla carta stampata e non posso abiurare alla mia professione”.
 
Però secondo De Bortoli, il giornalista-mediatore deve poter interpretare, vagliare, scegliere, tra le mille verità del web, le notizie più attendibili ponendo un freno al personalismo eccessivo dei blogger che tende a travalicare sui fatti.
 
Tuttavia, conclude il direttore del Sole24ore: il lettore internauta ha bisogno di confrontare sempre la Rete con la carta stampata.

Qui chi scrive conclude con un suo personalissimo parere: per fortuna che c’era il Cardinale Tettamanzi che, nel presentare il giornale online della chiesa di Milano, ha riportato il tenore del dibattito alla normalità delle vicende quotidiane. Con il suo richiamo all’etica, alla responsabilità di chi fa informazione e deve rispondere alla domanda di verità sempre più pressante che viene dal basso, il Cardinale ha ribadito più volte la necessità di essere umili. E’ la stessa umiltà dell’artigiano, che svolge il suo mestiere con attenzione alle richieste che vengono dalla comunità.
 
 
 
 

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.92) 26 gennaio 2009 10:41
    Damiano Mazzotti

    Conosce la teoria della bicicletta? Appena fu inventata i perbenisti e religiosi pensavano fosse un’invenzione suggerita del diavolo.... Anche perchè naturalmente, molti non avendolo mai usata, cadevano e si facevano male...

    Molti giornalisti italiani e professionisti sono rimasti a questo stadio e noi italiani gli facciamo condurre il tg! e poi lo guardiamo pure... che tristezza...

  • Di alride (---.---.---.166) 26 gennaio 2009 15:28

    E’ sotto gli occhi di tutti l’ambiguità dei baroni della carta stampata e la resistenza che si ostinano a manifestare nei confronti dell’informazione su internet.
    Il 19 gennaio u.s. sono stato presente alla conferenza del neo direttore de "l’Unità" Concita De Gregorio, nell’ambito del ciclo "Le grandi lezioni di giornalismo" che si tiene a Roma presso l’Auditorium Parco della Musica dal 18/11/08 al 30/06/09 ospitando i direttori dei principali giornali.
    In un passaggio della relazione Concita dice "le parole sulla carta hanno un altro valore", poi concede (bontà sua) un pò di dignità al giornalismo web.
    Mentre il giornalismo americano ha aperto le porte del premio Pulitzer anche ai giornali solo on line, nel nostro paese, come in altri campi, il pensiero resta corto e sempre più corporativo.
    Detto questo bisognerebbe aprire una interessante querelle sull’attendibilità delle fonti, spesso neanche citate nei blog, e che cosa è il giornalismo on line e che cosa non è giornalismo on line.
    Per restare in tema di fonti l’intervento di Concita si può ascoltare sul sito http://diario.enel.it/lezionidigiornalismo

  • Di dino (---.---.---.130) 26 gennaio 2009 15:31

    Ripetirò quello che già ho comentato giorni fa: Quando piccolo mia madre con licenza di "terza elementare" mi diceva che la carta si lascia scrivere. Mi pare di vivere in un mondo di smemorati.

  • Di (---.---.---.143) 26 gennaio 2009 16:27

    il futuro è internet, anche se i professionisti della carta stampata fanno fatica a dirlo apertamente. Lo stesso Riotta si è contradetto in un tempo ristretto. Anche lui sa benissimo che vincerà il web ma , forse, per rallentare la dèbacle dei propri media enfatizza i rischi della rete. L’aver concluso l’articolo con le sagge parole del cardinale mostra l’equilibrio mentale di chi scrive.

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