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La Rai condanna gli episodi violenti nel calcio, poi ripropone la testata di Zidane

Ogni domenica, in occasione di partite di calcio, dentro e fuori gli stadi si ripropongono episodi di violenza tra opposte squadracce di tifosi; episodi che, purtroppo, si concludono quasi sempre con feriti più o meno gravi.

La liturgia, ormai consolidata, vuole che, dopo ogni manifestazione di violenza, giornalisti e commentatori sportivi RAI si atteggino a severi censori e lancino le loro moralistiche condanne, senza mai neppure essere sfiorati dal dubbio di una qualche autocritica. Anzi, è rituale che concludano i loro predicozzi interrogandosi su cosa si dovrebbe fare per prevenire ed evitare che tanta violenza ingiustificata rovini lo spettacolo calcistico. 

Ebbene, l'altra sera si è avuta conferma di quanta ipocrisia aleggi nelle parole contrite di questi cronisti.

A pochi minuti dall’inizio dell’incontro di calcio, amichevole, tra Italia e Francia, “RAI 1” ha messo in onda un breve filmato di presentazione. Dopo le immagini del Colosseo, di Napoleone e delle sue truppe, della Tour Eiffel, il filmato si concludeva con l’immagine della testata rifilata da Zidane a Materazzi nella finale del campionato del mondo 2006.

L’intento era sicuramente quello di predisporre i tifosi ad assistere alla partita, con animo serenamente sportivo, e di mettere a loro agio i cittadini francesi che erano davanti ai teleschermi! Naturalmente, neppure un cenno alle provocazioni di Materazzi che, prima della testata, si era volgarmente rivolto alla sorella di Zidane, ma solo sorrisi compiaciuti per aver saputo rispolverare, dopo 6 anni, un gesto deprecabile e violento che nulla ha a che vedere con lo spirito dello sport. Ora mi domando: perché mai, pochi istanti dopo, gli stessi cronisti si siano sorpresi e si siano finti indignati per il fatto che gli spettatori, presenti sugli spalti, abbiano fischiato a lungo, durante l’esecuzione, l’inno nazionale francese? Compimenti vivissimi a RAI, ed in particolare ai suoi telecronisti per questa ennesima prova di stupidità antisportiva.

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