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La Parmalat ai francesi? La "colpa" è solo degli italiani

Nei giorni passati ho avuto modo di rilevare che, spesso, la presenza di aziende estere in Italia, verificatasi tramite l’acquisizione di imprese italiane, fosse stata determinata da problemi economici e non giuridici e fosse pertanto sbagliato tentare di limitare quella presenza, come Tremonti e il governo volevano e vogliono fare, con nuove leggi, in quanto risolvere problemi economici con scorciatoie di natura giuridica non era affatto corretto.

Quanto avvenuto, negli ultimi giorni, alla Parmalat dimostra che avevo ragione. Cosa è successo alla Parmalat? Il gruppo francese Lactalis ha raggiunto il 29% delle azioni Parmalat acquistando, pagando in contanti 744 milioni di euro, i titoli di proprietà di alcuni fondi esteri, Zenit, Skagen e Mac Kenzie. E se l’assetto azionario non si modificherà ulteriormente, nella prossima assemblea dei soci il gruppo francese potrà ottenere 9 consiglieri di amministrazioni su 11. A quel punto, potrà “governare” la Parmalat, esprimendo sia il presidente che l’amministratore delegato.

I francesi, in pochi giorni sono riusciti in un tentativo in cui, nel passato più o meno recente, aziende italiane avevano fallito. Era stato ipotizzato, e anche sollecitato, ad esempio da parte del gruppo bancario Intesa-San Paolo, un intervento di aziende italiane come la Ferrero, la Granarolo, finalizzato a mantenere in Italia la proprietà della Parmalat, Le aziende italiane però, almeno fino ad ora (la Ferrero infatti sembra ancora interessata) non hanno concretizzato niente, i francesi sì e molto rapidamente. Tale situazione si è manifestata anche per altre aziende passate in mano straniera: diverse imprese italiane interessate all’acquisizione ma che non hanno voluto o potuto attuare quanto ipotizzato.

E allora società estere hanno fatto ciò che le italiane non sono state in grado di fare. E ora torno all’inizio: ciò è avvenuto e avviene soprattutto per “colpa” delle aziende italiane, troppo deboli e spesso troppe piccole, per lanciarsi in operazioni finanziarie di notevole rilievo (quindi il problema principale è chiaramente di natura economica). Non tanto, o almeno non soltanto, perché la normativa in vigore non ostacolasse a sufficienza la presenza di aziende estere in Italia in settori considerati strategici, diversamente dalla normativa esistente in alcuni paesi esteri. Ed è quindi sbagliato pensare che dei problemi economici possano essere risolti solamente con interventi giuridici che potrebbero, per questo motivo, rivelarsi anche inefficaci.

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