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La Grecia verso l’ingovernabilità?

L’11 novembre dello scorso anno, Lucas Papademos è divenuto primo ministro della Grecia, succedendo a George Papandreou. Il governo di Papademos (così come quello di Mario Monti in Italia, nato negli stessi giorni) è fin dall’inizio sostenuto ufficialmente dai due maggiori partiti politici che da oltre 20 anni si alternano al governo del Paese: il PASOK (socialdemocratici) e Nea Dimokratia (conservatori).

Le misure draconiane approntate dal governo e varate dal Parlamento hanno suscitato un’enorme scontento nella popolazione greca, che si è riversata nelle piazze esprimendo tutta la propria amarezza verso la propria classe politica, colpevole prima di aver causato il disastro dei conti pubblici e poi impotente di fronte alle suddette misure che colpiscono profondamente le tasche dei cittadini greci. Ma il governo “ecumenico” di Papademos non durerà a lungo: infatti, invece di attendere il termine naturale della legislatura nel 2013 – come invece si è scelto di fare in Italia – sono state indette nuove elezioni parlamentari per il mese di aprile 2012. Praticamente tra due mesi.

L’avvicinarsi della scadenza elettorale rischia però di compromettere l’azione dell’attuale governo greco. La scorsa settimana il leader di ND Antonis Samaras ha dichiarato che, una volta vinte le elezioni, le misure di austerity sarebbero state riviste: si è scatenato un putiferio e si è resa necessaria una retromarcia. Ma il motivo per cui da ND si sentono dire cose del genere è che il partito di centrodestra è dato ormai largamente favorito da tutti i sondaggi, e a meno di grossi colpi di scena ad aprile risulterà essere il primo partito del Paese. 

Come possiamo vedere dal primo grafico (fonte: Wikipedia) nell’ultimo anno i consensi per il PASOK sono praticamente crollati. Viceversa, Nea Dimokratia si è mantenuta pressoché stabile intorno al 30%. Ma i partiti che risultano aver beneficiato maggiormente dalla drammatica crisi di legittimità che ha colpito la politica greca sono quelli a sinistra del PASOK: DIMAR (sinistra democratica), SYRIZA (coalizione di partiti di sinistra radicale) e i comunisti del KKE. Lo confermano gli ultimissimi sondaggi:

VRPC (16 febbraio): ND 27,5% – DIMAR 16% – KKE 14% – SYRIZA 13,5% – PASOK 11%

MARC (19 febbraio): ND 24% – DIMAR 15,2% – PASOK 13,9% – KKE 11,9% – SYRIZA 10,7%

ALCO (19 febbraio): ND 24% – DIMAR 11,5% – PASOK 11% – KKE 11% – SYRIZA 8%

Messi insieme, DIMAR, SYRIZA e KKE superano facilmente il 30%, ma ciò non vuol dire affatto che il governo greco da aprile sarà un governo di sinistra, anzi. Il sistema elettorale greco è un proporzionale con premio di maggioranza al partito che ottiene più voti: 260 seggi su 300 sono attribuiti proporzionalmente (il metodo è quello Hare dei resti più alti) tra i partiti che superano il 3% dei voti, altri 40 seggi vanno esclusivamente al primo partito. Nel 2009 a vincere le elezioni fu il PASOK con il 44%, cifra che gli permise di staccare ND di 10 punti e soprattutto di ottenere una maggioranza solida ed autosufficiente in Parlamento:

(cliccare sulle immagini per ingrandirle)

Ma, come abbiamo visto, gli odierni sondaggi mostrano una situazione molto più frammentata. Su una cosa non sembrano esserci dubbi: il premio di maggioranza andrà quasi certamente a Nea Dimokratia, che così risulterà di gran lunga il partito con più membri eletti. Ma con i consensi che i sondaggi attribuiscono al partito di Samaras, nemmeno con il premio di maggioranza sarà possibile formare un governo monocolore; inoltre, sul numero dei partiti che entreranno in Parlamento non è ancora possibile fare previsioni, e quindi – anche a causa di ciò – nemmeno sulla composizione della futura coalizione di governo. Il motivo è che esistono almeno 3 partiti che attualmente sono accreditato di un consenso lievemente superiore alla fatidica soglia del 3%: sono i Verdi/Ecologisti, il partito di centrodestra “Alleanza Democratica” (gli “scissionisti” di ND) e il partito di estrema destra CA (“Alba dorata”). Abbiamo provato ad effettuare delle simulazioni assegnando ai vari partiti la media dei tre sondaggi già menzionati (VRPC, MARC e ALCO) e ipotizzando due casi: nel primo, ben 9 partiti superano la soglia di sbarramento.

Nel secondo, viceversa, entrano in Parlamento solo i partiti maggiori, stimati dal 5% in su. Il risultato è un Parlamento con sei partiti e una situazione meno frammentata ma comunqueincerta.

In entrambi i casi, i 40 seggi del premio di maggioranza vanno al partito di centrodestra ND. Ciò non impedisce che, tanto nel primo quanto nel secondo caso, né l’area di sinistra (dal KKE al PASOK) né quella di destra (da ND a CA) siano in grado di formare un governo di coalizione – che di per sé costituisce comunque un evento piuttosto raro nella recente storia politica della Grecia – sufficientemente stabile.

Paradossalmente, le elezioni anticipate, che dovranno servire a metter fine il prima possibile al governo di larghe intese, rischiano di produrre una situazione parlamentare in cui le larghe intese (tra PASOK e ND) siano l’unica situazione praticabile. Se questo dovesse verificarsi, tutto si può dire di queste elezioni anticipate meno che costituiranno un’opportunità per dare un governo forte, autorevole e coeso ad un paese che ne ha disperatamente bisogno

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