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 Home page > Attualità > Scienza e Tecnologia > La Banca Nazionale dell’Innovazione: no grazie!

La Banca Nazionale dell’Innovazione: no grazie!

Le cose da fare sono: Qualche giorno fa, Gianluca Dettori ha lanciato l’idea della Banca nazionale dell’Innovazione, una sorta di fondo di venture capital che dovrebbe usare i soldi pubblici con i quali «si finanzieranno i progetti meritevoli, nasceranno nuove imprese e aumenteranno i posti di lavoro. Le start-up possono generare valore». L’iniziativa è in fase di lavorazione e dovrebbe diventare una proposta di legge presentata da due deputate (Beatrice Lorenzin del Pdl e Alessia Mosca del Pd).

Di proposte di questo genere, la storia dell’Italia è piena e non vale neanche la pena di fare la lista delle innumerevoli iniziative più o meno pubbliche assimilabili al venture capitalism. I soldi servono quando si innestano su un tessuto sano, altrimenti producono solo parassitismo. In questo senso, anche il paragone con l’esperienza israeliana citata da Dettori calza fino a un certo punto, perché Israele è un paese con una cultura (meritocratica) troppo distante da quella italiana.

Quando ho letto i vari commenti alla proposta di Dettori, mi è tornato in mente questo post di Guy Kawasaki che molto lucidamente indica cosa fare e cosa non fare se si vuole imitare il modello della Silicon Valley americana.

  1. Creare una scuola di eccellenza in ingegneria
  2. Incoraggiare l’immigrazione
  3. Attrarre i talenti migliori
  4. Celebrare gli eroi
  5. Dimenticare i fallimenti
  6. Essere logici, ossia mettere a frutto le risorse locali
  7. Non sedersi appena arrivano i primi successi
  8. Essere pazienti

Le cose da non fare sono:

  1. Focalizzarsi sulla creazione di posti di lavoro
  2. Garantire esenzioni fiscali
  3. Creare fondi di venture capital
  4. Fornire uffici e infrastrutture a prezzi bassi

Chi ha un minimo di dimestichezza con gli incentivi pubblici all’innovazione, i programmi di sviluppo tecnologico e via dicendo, sa perfettamente che le quattro cose da non fare sono invece le cose che vengono regolarmente fatte.

Se, oggi, dovessi fare una scommessa sulla Silicon Valley italiana, guarderei con attenzione all’Istituto Italiano di Tecnologia perché è l’unico centro di ricerca che ha adottato standard organizzativi internazionali e che quindi attira scienziati da tutto il mondo e sta sviluppando programmi di ricerca competitivi con le migliori università del pianeta. Se dovessi prendere dei soldi pubblici (di quelli che vengono regolarmente sprecati o rimangono inutilizzati) non avrei molti dubbi a investirli lì promuovendo tutte le altre cose che Kawasaki suggerisce di fare.

I soldi privati, quelli che servono per fare un’impresa sana e competitiva, arriveranno di conseguenza anche se dobbiamo essere consapevoli di una cosa: è molto probabile che un investitore straniero accetti di avere in Liguria solo un centro di produzione e pretenda di avere la company in un paese dove la giustizia funziona in modo decente.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.157) 23 ottobre 2010 11:20

    Si chiama rischio Morale , se sono dei veri investitori devono farlo con i loro soldi non con i soldi pubblici . Il rischio morale è quando qualcuno usa i tuoi soldi e non ne paga le responsabilità . Troppo semplice fare l’investitore con i soldi degli altri .


    Stop a queste persone !!
  • Di (---.---.---.157) 23 ottobre 2010 11:21

    Il lavoro lo creiamo da soli , non abbiamo bisogno di persone così

  • Di (---.---.---.157) 23 ottobre 2010 11:26

    Per quanto riguarda i centri di ricerca , sono d’accordo sui finanziamenti pubblici , se le ricerche sono atte a migliorare la vita delle persone . Ma finanziare una banca nazionale dell’innovazione , con soldi pubblici . Bè non lo trovo giusto , che noi contribuenti paghiamo per dare una banca a una società privata . 

    Sono finiti gli anni dei furbi . Stop a questa gente . Che i soldi vengano dati per fare ricerca nelle università , nei centri di ricerca , nelle imprese . Ma niente fondi o banche e bancarelle varie .

    Stop a questa gente !!!
  • Di (---.---.---.74) 23 ottobre 2010 18:09

    io sono un piccolo imprenditore, e sono d’accordo con l’articolo.

    Sono tendenzialmente un liberale e penso che, salvo rarissimi casi, gli interventi pubblici specifici fanno più danni che benefici.
    Sono anche convinto che talvolta l’intervento dello stato sia, se non utile, comprensibile e necessario per motivi "sociali" quando si cerca di limitare i danni di problemi specifici (ad esempio un sostegno temporaneo alle famiglie degli operai che hanno perso il lavoro), in questi casi non si creeranno i posti di lavoro, ma si supera il problema immediato, nella speranza che il sistema, in autonomia, possa trovare la soluzione migliore. 
    La storia ci insegna che, quando si pretende anche di individuare ed innescare una soluzione definitiva meglio di quanto "il mercato" possa fare da sé, di solito ci si illude. 
    L’intervento dello stato è poi non solo utile, ma addirittura determinante, quando investe,
    senza sballare i conti pubblici, nel creare le condizioni generali:
    - repressione del crimine e delle infiltrazioni criminali nella economia,
    - investimento in cultura, tecnica, ricerca
    - strade, ferrovie, aeroporti
    - supporto all’esportazione (in generale e non a settori specifii)
    - semplificazione della burocrazia
    - esaltazione della concorrenza e lotta ai privilegi
    - sistema fiscale più equo, ma che non lasci via di scampo a nessuno 
    - sistema fiscale che non sprema né il lavoro né le imprese che producono
     (questa è proprio una vergogna e costituisce un incredibile freno allo sviluppo) si tassino soprattuto i redditi delle rendite ed anche quelli degli imprenditori quando se li mettono in tasca, non quelli delle imprese che vengono reinvestiti nell’impresa creando occupazione e sviluppo per tutti 

    e così via 

  • Di (---.---.---.157) 23 ottobre 2010 20:23

    Io aggiungo , investimenti anche in un piano industriale per incentivare i settori strategici , perche se tutti , imprenditori lavoratori ecc facciamo e produciamo se abbiamo macro obiettivi che solo collettivamente con un piano industriale si possono decidere , bè sicuramente procediamo in maniera più ordinata e sicuramente più efficace .senza spreco di risorse e con le idee chiare .


    Sono perfettamente d’accordo con te 

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