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L’ultimo errore di Napolitano: il Governo mette il Quirinale sotto scacco

Il Presidente della Repubblica dimentica la forma per salvare la sostanza. E viene richiamato all’ordine da chi la forma ha spesso trascurato, con un capovolgimento di ruoli che fa pensare.

Questa volta Marcello Pera ha pienamente ragione. Al presidente Napolitano che firma il ddl sicurezza senza rispedirlo al mittente ma presentando le sue perplessità al Governo per via scritta, risponde:

"Le cinque fitte pagine di perplessità e preoccupazioni espresse dal presidente della Repubblica sono palesemente fuori dai poteri che la Costituzione gli assegna. Se egli ha dubbi o rilievi fondati di incostituzionalità e non intende promulgare una legge, può solo inviare un messaggio formale alla Camere. La promulgazione con dubbi e commenti non esiste."

E continua:

"Occorre essere consapevoli che, se anche la Costituzione è sospesa o come in questo caso chiaramente violata da chi deve garantirla, l’Italia andrà incontro a un declino grave e preoccupante. Sono certo che almeno i presidenti di Camera e Senato, i quali si sono visti recapitare una lettera "per opportuna conoscenza", in modo poco riguardoso della loro funzione, troveranno il modo di far sentire la propria voce a difesa del Parlamento e della nostra democrazia. Sono ugualmente certo - conclude Pera - che lo stesso faranno gli ex-presidenti della Repubblica e tutti coloro che in questi tempi si sono innalzati a difendere la legalità costituzionale repubblicana."

L’attacco è frontale e dirompente. Pera non usa mezzi termini e chiama rinforzi in difesa della Costituzione violata dal suo stesso garante.

Non vedo modo per il Presidente della Repubblica di trovare una risposta soddisfacente all’accusa avanzata nei suoi confronti. Perchè ha giocato ingenuamente e per troppo tempo a un gioco che non è in grado di giocare: un gioco dove le regole valgono solo per chi le accetta e subisce. Dichiarando a più riprese, di fronte a palesi attacchi alla divisione dei poteri, alla più che dubbia costituzionalità di leggi approvate e comportamenti tenuti dal governo in carica, alle perplessità di migliaia di cittadini nelle piazze, che non intendeva rispondere in modo men che formale e men che rispettoso dei limiti e dei mezzi previsti per la sua carica dalla Costituzione, ha permesso che tutto avvenise e nessuna domanda trovasse risposta. E adesso che, troppo tardi, si concede il lusso di forzare un minimo la mano, chi la mano l’ha forzata in modo spudorato e reiterato lo richiama sonoramente all’ordine.

Un capovolgimento di ruoli che potrebbe suonare come uno squillo di trombe, un richiamo all’adunata per l’attacco finale agli equilibri costituzionali come noi li conosciamo.

Quando il Lodo Alfano stava per essere approvato, partecipai alla manifestazione a Piazza Navona e scrissi un pezzo sul mio blog che riporto integralmente perchè quasi profetico. O forse solo di buon senso.


"Ero a Piazza Navona"

diario 25/8/2008

Pensavo di scrivere in copia a Grillo e a Colombo il giorno seguente, ma non sapevo come la mia missiva potesse avere subito visibilità e m’è passata la voglia.

Poi Marco ha scritto una lettera aperta al Direttore su l’Unità e ha espresso un po’ tutto quello che avrei voluto dire, sicchè ho pensato vabè fortuna qualcuno gliel’ha fatto notare.

Ora che ho per caso un blogghettino lo scrivo.

L’8 Luglio ero a Piazza Navona.

Ho accettato l’invito rivolto a tutti da Flores, Colombo e Pardi, e sono andato là in treno partendo dalla Toscana per un solo motivo: esserci. Rappresentare me stesso. Non mancare. Lo dovevo alla mia Coscienza perchè era in quel momento l’unico modo per dirle "IO non mi faccio prendere per il culo". Inoltre la mia presenza avrebbe fatto sì che fossimo n+1 in Piazza e quando il totale avesse raggiunto un numero ragguardevole, le coscienze avrebbero reso conto non solo a se stesse ma all’Italia che osservava che inizia ad esserci un popolo che non è Pdl/Pd/P(x), ma PI (Popolo io) o PCNSFPPPIC (Popolo che non si fa più prendere per il culo).

Per questo mi è dispiaciuto che per i miei gusti ci fossero un po’ troppe bandiere, visto che la maggior parte della Piazza non era lì a mio parere per parlare di politica. Ho invece amato cartelloni satirici scritti da gente comune, ho con piacere offerto allo scatto di un fotografo freelance il dettaglio della mia mano che reggeva la Costituzione, unica bandiera che avevo portato con e oltre a me per approfondirne i contenuti in viaggio.

La manifestazione è riuscita alla perfezione. Dimostrazione ne sia la bagarre esplosa nei giorni a seguire a tema NIENTE.

L’8 Luglio doveva essere (ed è in buona parte stata) un segnale forte di presa di coscienza dei singoli, scevra nei limiti di connotazione politica (meglio, partitica), non suscettibile a pretestuose manipolazioni, dimostrazione pura di presenza, volontà e con ciò assunzione di responsabilità personale. Tale e quale è stato il segnale mandato dai singoli interventi sul palco (più che altro solo talquale, a parere di Berlusconi che dal G8 di Tokio ha sprezzantemente dichiarato a una giornalista che chiedeva un commento sulla Piazza: "Se Lei permette, della spazzatura mi occupo a Napoli. Nessun altro commento [...]", con studiata lapidarietà degna del miglior Al Pacino nel ruolo del boss con le palle).

Purtroppo, proprio sul finale, il valore della mia presenza e della partecipazione della Piazza, è stata a mio parere depauperata dall’intervento del Sen. Colombo, a mio vedere ripeto assolutamente eccessivo e svilente le individualità che costituivano la Piazza. A seguire le frasi che non ho gradito sono citate fra virgolette.

Ho trovato scorretto l’attacco tra le righe a Grillo: la manifestazione ha avuto il successo che ha avuto senza ricorso ai mass-media grazie alla strada imboccata con successo da Grillo per informare e riunire le persone, l’auto-organizzazione via internet. Già solo per questo sarebbe stato fuori luogo dargli contro in modo così netto.

Ho trovato anacronistico continuare a reputare il termine "vaffanculo" una volgarità, svuotandolo inoltre della sua apparentemente paradossale valenza morale (non moralizzatrice). Grillo sosteneva in uno spettacolo che i mafiosi strozzavano per ignoranza, perchè conoscendo pochi vocaboli, non riuscivano a sostenere una discussione e quindi strozzavano. Estremo ma efficace, come molte delle espressioni e semplificazioni a la Grillo. Una persona sana di mente, di cultura nella norma e orientamento civile e democratico che, esasperata dalla situazione, dopo averle provate tutte, ormai cosciente dell’inutilità di dialogo, dialettica, razionalità di fronte all’arbitrarietà che permea ogni azione della controparte, erompe in un "vaffanculo", dimostra di non essere un violento, non passando alle maniere forti, ma manifesta e dichiara, con l’ultimo termine verbale incontaminato disponibile, chiusura dei rapporti e volontà di aprirne nuovi e diversi, perdita di fiducia, acquisita coscienza di sè e del proprio valore e con essi delle proprie responsabilità. Mette un punto a capo, non manifesta ma si manifesta. Ed è bizzarro pensare che, letto in quest’ottica, il "vaffanculo" o il far sentire senza troppi giri di parole la propria voce debba creare una "situazione di illegalità, una situazione nella quale si dice che i cittadini non esistono". Mi pare esattamente l’opposto.

Ho trovato ingenuo, svilente e paralizzante sostenere e credere che "Berlusconi ha un avversario solo: il capo dello Stato [...] perdere di vista che l’unica persona con cui alla fine si dovrà confrontare Berlusconi e le sue leggi, resta il Presidente della Repubblica, resta Giorgio Napolitano, è stupido e sbagliato, è volgare ed è improprio, è umiliante e fuori posto"

ingenuo: sbaglio o Napolitano ha firmato senza dire nè a nè ba diverse leggi umilianti per l’Italia ed ogni singolo cittadino del paese dall’8 Luglio ad ora?

svilente e paralizzante: cosa c’eravamo a fare in Piazza? se il solo che può è Napolitano, è svilente per Noi; se siamo qui a sostenerLo a suon di "forza Napy", è svilente per Lui, come per Lui è svilente il pensare che non sappia reggere una critica (per inciso, Morfeo, a significare persona che non reagisce con forza quando ce ne sarebbe il bisogno e rimane legato alla necessità di un assoluto rispetto della forma quando la controparte avanza a suon di scorrettezze e atteggiamenti informali o peggio, è - per l’appunto - una critica, non un insulto).

considerazioni personali en passant: spesso è il contesto che permette il perdurare di una situazione, e con esso l’ostinarsi a pensare che le sue regole formali, che in passato si sono dimostrate strumenti risolutivi, siano le uniche che ci possono salvare. soprattutto ove vi sia chi le regole infrange continuamente, è necessario "sputtanarlo". non è credibile pensare di poter cambiare la situazione dal suo interno col rispetto assoluto delle regole che per onestà rispettiamo, ma di cui con grave ignavia abbiamo legittimato la violazione da parte altrui. a volte è necessario piegare le regole formali al buonsenso per ripristinare proprio il rispetto delle regole, ridefinire il contesto e migliorare la situazione. l’italiano negli ultimi anni ha travisato tutto ciò pensando mi metto allo stesso livello anch’io, e non pensando mi abbasso momentaneamente a quel livello per risollevare la situazione mantenendo però ben saldi i miei principi e senza rischiare di rimanere intrappolato nel gioco. assimilare il contesto imposto da altri e farlo proprio porta nei singoli alla schizofrenia, è curioso notare come possa accadere anche in macro sistemi quali la società un processo analogo.

Ma ciò che mi ha fatto ribollire il sangue è stata la chiosa. Dopo aver detto che bisognava non sbagliare bersaglio, dare fondamentale importanza alla cancellazione della legge sulle impronte ai Rom e aver detto quanto sopra, Colombo ha chiesto un applauso per Napolitano; e si badi, anch’io ho applaudito: ma non mi sarei mai aspettato di sentir proseguire "In questo modo voi avete detto che cos’è veramente questa piazza". (aggiornamento al 5/2/2009: considerato quanto successo ad oggi, non avrei applaudito)

Si sbaglia, sig.Colombo. Io ero la Piazza, la Piazza era me, era una Voce unica di voci distinte e nessuno doveva permettersi non di esprimere punti di vista per quanto più o meno condivisibili, ma di dare una definizione di cos’era e cosa non era quella Piazza. A quello ci avrebbero pensato i media il giorno dopo. Il Suo è stato un involontario ma discreto contributo al loro lavoro.

Queste cose Le ho in parte espresso di persona quando abbiamo parlato dopo la manifestazione, in parte no perchè c’era altra gente che La seguiva per lodare il Suo intervento e che ovviamente dissentiva con me e Lei mi è sembrato ancora troppo preso dalle emozioni del momento, tanto da allontanarsi prima ancora che potessi chiarirLe che ho assoluta stima e rispetto per Lei, ma che non per questo accetto di sentirmi ettichettare addosso un pensiero o il motivo di una mia azione. Questo sono io che lo stabilisco e solo io voglio avere il permesso di parlarne, assumendomene le responsabilità."

Commenti all'articolo

  • Di nicola (---.---.---.69) 18 luglio 2009 11:58

    Una breve riflessione che esula dal contesto ma che forse può essere attinente.
    Tempo addietro si parlò di intercettazioni telefoniche messe in atto ai danni sicuramente di personaggi di spicco.
    Poichè molti hanno scheletri negli armadi, non sarebbe poi tanto strano che quel lavoro sporco fosse mirato
    e preparatorio per ottenere in futuro tacito consenso.
    Questo sembra essere quello che stà avvenendo in Italia.

  • Di Enrico (---.---.---.95) 18 luglio 2009 18:15

    Concordo pienamente, non si comprende davvero dove sia la corenza nel far passare tra le peggiori leggi mai varate in Italia "per attenersi ai poteri previsti dalla Costituzione" per poi lanciare ’inviti al silenzio’ a stampa ed opposizione e varare leggi ’con dubbio’ (posibilità non prevista nella Costituzione)...

    Napolitano è certo una persona rispettabilissima e di grande cultura, ma è evidente che come Presidente della Repubblica è un pesce fuor d’acqua, che quando dovrebbe agire o non lo fa o lo fa male.

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