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L’ora d’aria

 L'ora d'aria

Per fortuna nel nostro Paese ancora esiste la democrazia e anche se lo si fa con enorme difficoltà, tutti noi abbiamo la possibilità di contribuire alle lotte e affiancare chi subisce delle profonde ingiustizie.

La Parola, specialmente se si dice la Verità confortata da fatti e verbali, da molto fastidio. Se determinati fatti rimangono nei confini regionali, la parola non infastidisce più di tanto. Ma se si passa sul Nazionale e addirittura si varcano i confini del nostro Paese, la parola diventa un pericolo. E alcuni ricorrono ai "ripari" cercando di ridicolizzare ciò che si denuncia. Un po’ alla Berlusconi maniera dicendo che sono ricostruzioni fantasiose. Oppure un po’ come alcuni che ancora affermano la non esistenza della mafia.

Ma questa questione sarà affrontata a tempo debito e il sottoscritto non vede l’ora di essere denunciato come si ventila nell’aria. Magari, quanto vorrei avere questa occasione per ribadire tutto quello che ho scritto davanti ad un magistrato. Io sono pronto e certamente non sarò io che mi dovrò difendere.

La parola però può far anche male se utilizzata per depistare e infangare chi non ha la possibilità di difendersi perchè non c’è più. Inoltre fa ancor più male specialmente quando si dicono con consapevolezza delle menzogne .

Niki Aprile Gatti era stato rinchiuso a Sollicciano per tre maledetti giorni in una cella di isolamento. Per chi non lo sa, la cella è tale e quale alle altre del carcere con il bagno e finestre. Ma con una differenza di non poco conto: che si è isolati dal resto del mondo.

Niki non aveva avuto assolutamente nessun contatto con gli altri detenuti, al massimo con lo psicologo o una guardia carceraria. E ovviamente con il giudice.

Niki già da allora aveva espresso la volontà di parlare.

Dopo i tre giorni è stato trasferito direttamente nella cella con gli altri due detenuti stranieri. Prima di allora è impossibile (e le carte lo dimostrano) che Niki abbia parlato con qualche altro detenuto. E ribadisco, l’isolamento non lo consente.


Io di una cosa ho la certezza assoluta. In questi due anni ho avuto la possibilità di conoscere molto bene la famiglia di Niki.

Ha una madre davvero in gamba e combattiva. Il padre adottivo Roberto una persona pacata e di sani principi. La zia Iolanda, di una cultura e coscienza politica non indifferente. Una cugina, Sara, che è una vera rivoluzionaria. Un fratellino, il quale vuole così bene a NIKI, che così piccolo già dimostra di avere un’ intelligenza superiore ai suoi coetanei.

Persone che per davvero riescono a trasmettere sicurezza e soprattutto affetto. Se io avessi avuto una famiglia così, non mi sentirei abbandonato nemmeno se rimanessi per anni in prigione.

Figuriamoci per solo quattro maledetti giorni.

Per chi non lo sapesse, durante l’ora d’aria le celle vengono aperte, si esce fuori al cortile e i detenuti tra di loro possono socializzare. E tranquillamente si può entrare e uscire da qualsiasi cella. D’altronde è l’ora in cui si può fare di tutto, accade di scambiarsi messaggi particolari, può capitare che due boss mafiosi posso incontrarsi e progettare qualcosa, o formare come accadde al carcere di Voghera la banda degli ex pentiti di Salvatore Menzo. E può capitare di inscenare un suicido. Purtroppo in carcere si può uccidere tranquillamente, basta vedere quante mamme stanno combattendo per la verità e giustizia dei figli uccisi dal Sistema Carcerario.

Ma forse basterebbe riportare le parole del pentito della ’ndrangheta Fonti, il quale ha fatto capire che se va in prigione, finirebbe ammazzato.

Niki voleva parlare perchè era con la coscienza a posto e non vedeva l’ora di riabbracciare la famiglia. E avrebbe parlato anche se gli avvocati (e non lo hanno fatto!) gli avessero consigliato di avvalersi la facoltà di non rispondere; questo perchè Niki era con la coscienza a posto. E gli fu fatale!

Forse fa comodo rafforzare la tesi ufficiale del suicidio e dire menzogne. Perché se tutti avessero la coscienza a posto, ci avrebbero affiancato nella lotta. Non mettendo in giro delle falsità al dir poco fantasiose perché non sostenute da fatti e documenti.

La fantasia lasciamola al potere.

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