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L’insicurezza sociale degli italiani in un rapporto dell’Osservatorio Europeo

Sono stati annunciati i risultati del V rapporto dell’Osservatorio Europeo sulla sicurezza dal titolo “L’insicurezza sociale ed economica in Italia ed Europa“ realizzato da Demos & Pi in collaborazione con l’Osservatorio di Pavia per Fondazione Unipolis. Due sono fondamentalmente i campi di ricerca. Da un lato si è ritenuto opportuno indagare le opinioni e le percezioni della popolazione oggetto di indagine riguardo al tema della sicurezza. Dall’altro invece, si è mirato ad esaminare la rappresentazione mediatica degli stessi temi, presentata dai notiziari televisivi. La maggior parte dei cittadini europei si ritiene particolarmente preoccupata dell’attuale situazione economica. Non fanno eccezione gli italiani. Quasi 3 su 4 infatti, il 73%, si dichiara in apprensione per tali cause. L’aumento è molto significativo. Rispetto allo stesso indicatore del 2010 infatti si registra un incremento percentuale di ben 10 punti.

L’inquietudine nei riguardi di fattori economici ha le sue ripercussioni anche su altre dimensioni dell’insicurezza sociale. Ad esempio la paura della criminalità, il cui tasso è aumentato ugualmente di 10 punti percentuali rispetto al 2010, arrivando a toccare il 43%, risulta in parte essere riconducibile proprio al contemporaneo incremento dell’apprensione economica. Molti valori che riguardano la percezione della paura della criminalità sembrano aver raggiunto i livelli del biennio 2007-2008, quando la società italiana sembrava essere attraversata da una “grande paura”. L’85% degli intervistati ritiene che il livello di criminalità sia aumentato, nel Paese, rispetto a cinque anni fa. La stessa percentuale prevede un peggioramento della condizione giovanile rispetto a quella delle precedenti generazioni.

Ma quali sono i timori che italiani ritengono più insidiosi? In primo luogo sembra particolarmente minacciosa la paura di subire un furto in casa, passata dal 17% al 29%. Il 18% si preoccupa per rapine o di essere vittima di scippi o borseggi. A questi dati si aggiunge il fatto che una persona su tre ritiene che all’interno della propria zona di residenza commessi dalla criminalità organizzata siano in esponente aumento, con particolare riferimento al Centro Nord.

Il termine “criminalità” sembra però sostanzialmente ancorato ad una dimensione legata alla microcriminalità. L’opinione degli italiani infatti non prende minimamente in considerazione i crimini dei colletti bianchi, che, dal punto di vista economico procurano sicuramente dei danni superiori alla cittadinanza. Forse perché troppo lontani nella percezione sociale e dall’esperienza reale delle persone. O forse perché ritenuta quasi “normale” da gran parte delle persone.

Le stesse dimensioni sono contemplate dalla rappresentazione dell’insicurezza da parte dei media, dove risultano altrettanto significative. In testa alle notizie ansiogene infatti è ancora una volta la criminalità, al 55%, seguita dal peggioramento delle condizioni di vita, dovuto alla perdita del lavoro e dei risparmi, al 39%. Insieme, queste due voci esauriscono la dimensione associata alla preoccupazione, nei telegiornali italiani, con altri indici che rimangono invece sullo sfondo.

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