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L’esercito libanese rimpatria i rifugiati siriani verso carcere e tortura

La scorsa settimana l’esercito libanese ha fatto irruzione nelle abitazioni di rifugiati siriani nel quartiere di Bourj Hammoud, nella capitale Beirut e in altre località del paese. I militari hanno arrestato decine di persone trovate in condizione di irregolarità o col permesso di soggiorno scaduto e le hanno consegnati alle guardie di frontiera siriane.

“Era ricercato in Siria perché aveva evaso gli obblighi di leva. Nonostante fosse registrato presso l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, hanno preso lui, sua moglie e la loro figlia e li hanno scaricato al confine siriano”.

Questa è la testimonianza di Mohammed, che ha perso ogni traccia di suo fratello una volta rimpatriato in Siria. Altre centinaia di rifugiati siriani rischiano la stessa sorte.

Nonostante Amnesty International e altre organizzazioni per i diritti umani abbiano denunciato le violazioni dei diritti umani subite dai rifugiati siriani al rientro in patria – tra cui arresti, torture e stupri – le autorità di Beirut continuano a violare le più elementari norme del diritto internazionale. Ne hanno fatto le spese migliaia e migliaia di siriane e siriani.

 

Un buon modo per distrarre l’opinione pubblica dalle enormi difficoltà che sta attraversando il Libano.

Tutto il mondo è paese.

 

 

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