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 Home page > Attualità > Società > L’era del divano

L’era del divano

Medardo Rosso se ne stava sempre in disparte alle proprie mostre. Non gli interessava che arrivassero fior di mercanti a proporre oro. Così, un giornalista di passaggio, un critico dell’ultim’ora, ma in questo caso di quelli veri, lo avvicinò e gli chiese cosa mai stesse facendo. La gente, rispose, mi piace la gente.

L’era di internet, l’era del mondo a portata di mano, l’era dei link, delle autostrade veloci, l’era del voto a distanza, l’era degli aereoplani che vanno a una velocità che riesce ad oltrepassare la barriera del suono.

Ma anche l’era del divano, della televisione, dei programmi a rotazione perchè c’è del vuoto da riempire tra programma e programma, e lo si riempie con tette, culi e cazzate, l’era dei giornali tutti uguali, l’era della politica che dice tutto per non fare nulla, l’era dell’immobilismo, del divano appunto.

C’è stata anche l’era della strada, della gente, del cortile, dei due calci al pallone, che se sbagliavi prendevi il vaso del vicino, l’era della radio, che ancora aiutava ad immaginare, l’era di crescita in cui ancora tutto sembrava possibile.

Eppure mi piace la gente.
Voglio dire, mi basta uscire, incontrare un po’ di esemplari di questa schifossissima creatura che è l’uomo, e mi sento un poco più vivo. Il confronto, il saluto, le due parole, lo sguardo che si posa su chi non conosci col solo desiderio di osservare; l’uomo indubbiamente è nato anche per cianciare.

Tanta miseria da qualche parte deve venire, allora, se basta così poco, a volte. Una situazione così deprimente da qualche parte deve pur arrivare, qualcuno deve aver inciampato ed incaricato il fato di una reazione a catena.


Niente di simile.
Mi dispiace deludervi.
La soluzione dell’enigma è molto semplice, quasi lapalissiana.
Ce l’avete sulla punta della lingua, se guardate bene, e non è un avanzo dell’aperitivo.

Ai ricchi fa comodo un popolo domato, e questo non è un segreto: la classe abbiente vuole i propri privilegi, vuole potervi schizzare con le pozze di acqua piovana quando vi passa accanto con una nuovissima fiammante audi da non si sa quante migliaia di euro. Ma questa non è una novità.
E’ che la gente si è fatta deprimere, un po’ dalle notizie, un po’ dai governanti, un po’ dalla routine, hanno lentamente creato una scatola per sardine ed hanno infilato ad uno ad uno tutti i sognatori, per poi richuderla con una bella sigillatura di latta. E la gente depressa non ha voglia di documentarsi, non ha voglia di acculturarsi, non ha voglia di protestare perchè Tanto andrà sempre peggio.

Come va? Male, vi risponderanno.

Tanto vale iniziare ad uscire un pochino. Tanto vale pensarla in maniera differente, sorridere, alla vita e alle persone, tanto vale leggere centinaia di libri, tanto vale rompere la scatola in cui ci hanno sigillato e mostrare che no, non siamo depressi.

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