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La 50a vittima della "missione di pace" afghana. Stasera i funerali del sergente Silvestri

Con la scomparsa del sergente Michele Silvestri le vittime dall’inizio della guerra in Afghanistan salgono a 50. Buon compleanno Esercito Italiano, 50 candeline spente per una guerra che nessuno mai potrà vincere. Oggi nella Chiesa di Santa Maria degli Angeli a Roma alle 18:00 i funerali.

Afghanistan. Territorio aspro e montuoso, per lo più desertico. Per decenni è stato teatro di sangue tra la Russia ed il popolo afghano, un palcoscenico dove veniva combattuta la guerra tra Stati Uniti ed Unione sovietica. Anche lì, il fortissimo e "americanissimo" Rambo ha modo di dimostrare il suo valore nella guerra contro russi.

Oggi, a venti anni di distanza, si combatte e si muore ancora. Per esportare la democrazia, per combattere il terrorismo, per costruire oleodotti, per le piantagioni di papaveri, per tanti motivi insomma, ammesso che si possano chiamare tali.

Noi, italiani, invece non abbiamo Rambo, e neanche Iron Man. Abbiamo soldati, uomini, padri, che combattono perché eseguono ordini. Chi è stato nell’esercito lo sa. Nessuna obiezione di coscienza, non ci sono eroi. Noi, "italiani brava gente", andiamo dove gli altri ci chiedono di andare. Perché noi, Esercito Italiano, non muoviamo mai guerra ad altri popoli. Noi siamo sempre di supporto, noi andiamo in missione di pace.

In questo caso, nel Gulistan, dopo il ritiro delle truppe americane e georgiane. E’ lì che ha perso la vita il sergente Michele Silvestri, sotto i colpi di mortai talebani, e come lui altri 12 militari italiani dal 2010.

Dovrebbe essere una notizia, un qualcosa per cui provare sentimenti e rimorsi. Ma la vera notizia è che oramai accade puntualmente senza fare più clamore. Ci hanno abituato alla morte, lentamente, come qualcosa che normalmente avviene nelle missioni di pace. Che senso ha continuare a morire per nulla?

Oggi le truppe combattono per ritirarsi, forse nel 2014 o forse prima, ma solo ed esclusivamente per ritirarsi lasciando l’Afghanistan in mano a forze locali inaffidabili, minate da corruzione ed inefficienze, infiltrate dagli insorti anche a causa della fretta con la quale sono stati gonfiati i suoi ranghi a discapito di un’accurata selezione. L’hanno chiamata "transizione", cioè passaggio delle responsabilità tra le truppe alleate e quelle afghane, ma potrebbe essere solo il velo di pudore che consente alle leadership politiche statunitensi ed europee di evitare parole quali "ritirata" e "sconfitta". Termini che sono invece ben presenti nel linguaggio pragmatico dei militari. In questo contesto politico-strategico ogni caduto rischia di essere è un caduto inutile così come ogni dollaro investito sembra speso invano perché né i caduti né il denaro potranno stabilizzare l’Afghanistan.

Alle 18:00 verranno celebrati i funerali di Michele Silvestri. Un’altra luce che si è spenta, per combattere una guerra inutile a migliaia di chilometri di distanza. La cinquantesima vittima di questo conflitto che, come unica colpa, ha quella di avere un governo italiano incapace di decidere una sua politica militare.

Buon compleanno Esercito Italiano, oggi spegni la tua cinquantesima candelina.

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