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L’assurdo complotto iraniano contro l’ambasciatore saudita

Washington accusa due iraniani, e il governo iraniano con loro, di aver voluto uccidere l'ambasciatore saudita a Washington. Quello che non si capisce bene, nello scenario ricostruito dai servizi americani, è a cosa servirebbe una cosa del genere. Che guadagno trarrebbe l'Iran dall'uccidere l'ambasciatore saudita negli Stati Uniti?

Sauditi e iraniani non si amano, la famiglia reale saudita ha una vera e propria fobia per l'Iran, ma l'uccisione di un ambasciatore presso un paese terzo non è mai stata una mossa contemplata da altri paesi, semplicemente perché è priva di senso, pericolosa ed estremamente autolesionista. Non si capisce proprio perché l'Iran avrebbe dovuto imbarcarsi in un'impresa del genere e cosa avrebbe sperato di guadagnarci, cosa si vince a uccidere un ambasciatore? Dall'altra parte c'è l'esistenza di una massiccia e lunga campagna di propaganda anti-iraniana, che spinge ad accogliere con sospetto e prudenza notizie del genere, in particolare quando poi sembrano copioni di fantasia con ben poche possibilità di essere radicati nella realtà.

A dispetto degli sforzi del Dipartimento di Stato, che evidentemente spara al ventre molle dell'opinione pubblica americana senza andare tanto per il sottile o preoccuparsi delle conseguenze. Nei primi lanci d'agenzia si parlava anche di "armi di distruzione di massa", ma poi sono sparite come al solito. Per ora uno solo dei due è stato detenuto e nella citazione (qui l'originale) si spiega come in realtà non sia mai stato in pericolo nessuno, particolare ribadito dai portavoce che hanno diffuso o commentato la notizia. Secondo gli americani l'iraniano voleva commissionare l'assassinio dell'ambasciatore a un cartello messicano con il quale poi pensava anche di fare affari rifornendolo d'oppio dall'Iran.

Un discreto delirio, forse troppo per poter essere creduto. Intanto l'Arabia Saudita ne approfitta e si comporta come se tutto fosse vero e già dimostrato.

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