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L’armata delle tenebre: i 20.000 docenti scomparsi

 
La scuola si ribella e tutto il male viene attribuito all’On. Gelmini, la quale opera e sta agendo perché ha trovato tutto pronto e ben sistemato, visto che il precedente Ministro, di sinistra, On. Fioroni e la sua vice Bastico avevano predisposto il tutto.
 
Infatti, sulla base del c.d. "libro bianco sulla scuola" di Fioroni, un dirigente scolastico, che è un fan oltre ogni limite della On. Gelmini, cimentandosi nello sport nazionale, ossia quello di snocciolare numeri su numeri nel tentativo di indurre la gente onesta e perbene in grossolani errori di valutazione, evidenzia il concetto che l’Italia sembrerebbe piena di fantasmi che ricevono lo stipendio e levano risorse. Una vera e propria “armata delle tenebre”.
 
Nella sua crociata contro gli sprechi, quasi un novello Brunetta, si lancia in citazioni dal tipo “la scuola … questa fabbrica di ignoranti”.
 
Ricordo ancora una volta che, nello stato sociale, i numeri sono l’ultima cosa da guardare e da prendere in esame, soprattutto quando sono fuorvianti.
 
Tale dirigente si allaccia alla dichiarazioni di Fioroni contenuta nel libro bianco: “vi è un’ultima categoria di insegnanti contrattualizzati che non insegnano nella scuola per diverse ragioni: perché insegnano nelle scuole estere, sono attivi in centri per l’educazione degli adulti, sono in esubero e collocati in funzioni non di insegnamento, in comando presso enti di ricerca, università, ministeri, in distacco sindacale, con incarichi politici o altro, o, infine, fuori ruolo per motivi di salute. Questi “insegnanti che non insegnano” assommano ad almeno 20 mila unità.
 
Appare evidente, anche ad una analisi superficiale e grossolana, che ci sono delle palesi contraddizioni ed illogicità nell’espressione sopra riportata che, si badi, non risale al Governo Berlusconi, bensì al Governo Prodi quando, cioè, il Ministero dell’Istruzione era affidato alla sapiente ed abile guida del Ministro Fioroni e della sua vice Bastico, validi esponenti del centrosinistra.
 
Passiamo all’analisi delle affermazioni.
 
Ci sono insegnanti che non insegnano nella scuola perché insegnano in scuole estere. Non sono forse insegnanti quelli che operano nella scuole di lingua italiana all’estero? Non è previsto un preciso e rigoroso processo per il loro reclutamento? Di cosa sarebbero colpevoli tali insegnati? Di insegnare magari in Congo? O in Nigeria o in Egitto o in Sudafrica? In Australia? Se non ci fossero questi insegnanti chi insegnerebbe nelle scuole italiane all’estero?
 
Altri non insegnano perché sono attivi in centri per l’educazione degli adulti.
Anche qui è sconcertante. L’educazione degli adulti non costituisce un elemento determinante delle politiche comunitarie? Non si parla di long life learning? Chi dovrebbe insegnare in questi settori? Forse un idraulico?
 
Altri non insegnano perché sono in esubero e collocati in funzioni non di insegnamento. Viene a pensare che tali persone siano impiegate per contare le formiche e non, come certamente accade, per espletare un lavoro qualificato che avrebbero certamente dovuto compiere altri impiegati regolarmente contrattualizzati e retribuiti, o assunti per concorso.
 
Altri non insegnano perché in comando presso enti di ricerca, università, ministeri. Forse sfugge alla logica dei manager che queste persone ricoprono un ruolo che, in loro assenza, sarebbe occupato da altri, e regolarmente messo a concorso. Mi riferisco per esempio ai dottorati di ricerca. Nella mia scuola ho tre insegnati che hanno vinto il concorso di dottorato di ricerca. L’università non paga i loro stipendi che vengono invece sottopagati dallo stato, che sfrutta la loro competenza. Cosa si suggerisce? Magari di licenziare, per esempio, i tre docenti a tempo indeterminato poiché lavorano a tempo pieno presso l’Università con un contratto a termine di tre anni? Se quei tre insegnanti fossero rimasti a scuola avrebbero sicuramente guadagnato di più.
 
Anche i professori che sono distaccati al ministero non fanno passerella. Ricordo, per tutti, la professoressa Lucia Corbo che è attivissima per la promozione dell’astronomia e di moltissime attività di respiro nazionale ed internazionale.
 
Altri non insegnano perché ricoprono incarichi politici. E dove sta l’illecito, l’immoralità in chi assume un incarico politico, che si adopera per la collettività, magari fa il sindaco o l’assessore in un piccolo paese? Cosa dovrebbe fare il ministero, licenziarlo perché si occupa della comunità? Non ha il diritto di mantenere il posto di lavoro? Oltre al danno anche la beffa? E chi dovrebbe fare politica? Magari un manager? O meglio, un imprenditore?
 
Altri non insegnano perché fuori ruolo per motivi di salute.
Si potrebbe pensare di proporre in questa ipotesi di riaprire i campi di sterminio e di avviare alle camere a gas quegli spudorati insegnanti che hanno la faccia tosta e la sfacciataggine di ammalarsi e che, invece di morire, hanno la pretesa di percepire la miseria di uno stipendio da 1400 euro al mese per sopravvivere. Io non ne conosco di questi scellerati. Mi piacerebbe sapere il loro numero su tutto il territorio nazionale. Perché caro ministro Gelmini non se lo fa dire dall’On. Fioroni che conosce i numeri, e possibilmente anche i nomi così, magari, potrete concordare un’azione comune?
 
Dulcis in fundo, altri non insegnano perché in distacco sindacale.
È questo il vero pungolo: il docente sindacalista. Il docente che pretende di avere contezza delle scelte arbitrarie del dirigente. Il docente che vuole partecipare alla gestione della scuola pubblica nei limiti e con le prerogative che la legge gli riconosce. Il docente che rivendica i diritti dei lavoratori, che rivendica il diritto alle ferie, il diritto di non essere controllato con le telecamere alla Orwell. Il docente che intende limitare l’esercizio arbitrario del c.d. Dirigente. Aboliamo la RSU. Ovviamente è facile capirne le ragioni.
 
Emerge chiaramente che i numeri riportati e attribuiti a Fioroni sono fasulli. La realtà che si vuole fare apparire, snocciolando quei numeri, di un’Italia piena di fantasmi che prendono lo stipendio, è decisamente infondata, come è ampiamente dimostrato nelle righe che precedono. Si tratta, in verità, di posti concreti e reali dove le persone esprimono la loro professionalità e danno un contributo essenziale al funzionamento dei settori in cui operano. Non posti fasulli, posti doppi e doppi stipendi come, invece, s’è voluto far credere.
 
Se proprio ci si vuole occupare di numeri perché non si controllano gli stipendi dei politici degli enti locali, provinciali, regionali e statali? Perché non si controllano le indennità, i bonus i vantaggi indiscussi di tali categorie di persone che, badi, sono tantissime? Perché non si comincia da tale settore a fare l’opera di moralizzazione e di risparmio?
 
In un momento di crisi gravissima che sta subendo la scuola che vede il licenziamento di migliaia di persone che dall’oggi al domani vengono privati dei mezzi di sussistenza, poiché da precari quali sono non hanno né cassa integrazione né sussidi, un deputato della sinistra ha proposto di dare la pensione ai consiglieri comunali (sic!).
 
Se si ripristinasse il costo della politica di trentanni fa, quando né consiglieri comunali, né gli assessori, venivano “retribuiti” - loro dicono “indennizzati” -, credo che non ci sarebbe stato alcun bisogno di distruggere la Scuola ed il futuro dello Stato. Ma questo, ovviamente, non lo vuole nessuno visto che destra, sinistra e centro occupano tutti gli scranni delle amministrazioni centrali e periferiche.

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