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L’alba della terza Repubblica

Una votazione presieduta dal leader di uno dei partiti che ha firmato la richiesta di sfiducia. Per il governo con cui quello stesso leader è stato eletto. Deputati per cui si è parlato di un voto in cambio del pagamento di un debito o di un mutuo. Con tanto di inchiesta della magistratura. Accuse in Aula che svariano dall’associazione a delinquere alla corruzione per il presidente del Consiglio. Epiteti come «troia», «cretina», «analfabeta». E «coglionazzo» rivolto al presidente della Camera. Dopo un bel gesto dell’ombrello e un dito medio. Risse tra membri dello stesso partito.

Deputati eletti nel più antiberlusconiano dei partiti, l’Idv, che votano Berlusconi e altri che in pochi giorni hanno detto tutto e il contrario di tutto decine di volte. Futuristi che si riscoprono passatisti. Cambi di idea motivati, accusa Luca Barbareschi, da minacce di mandare in rovina le proprie aziende. Altri festeggiati a confetti nonostante significhino la sconfitta del proprio leader. Altri ancora cambiando semplicemente casacca. Un deputato che cerca di lanciare un telefono cellulare contro un altro deputato.

La magistratura paragonata all’Inquisizione. La sinistra accusata di proteggere assassini e brigatisti. Tutta, senza distinzione. Berlusconi identificato con il male assoluto. L’evocazione del Muro di Berlino, del Patto di Varsavia e del Piano Marshall. I fantasmi, imperituri, del Duce e di Stalin. L’Italia in mano agli Scilipoti, i Razzi, i Cesario, senza più ideologia, aggrappata alle idee – morte – del secolo scorso. Gli applausi dell’Aula per un voto in più o in meno quando fuori sta succedendo il finimondo. Uova, mattoni, manganellate, molotov, fiamme, sangue, feriti (novanta). Il Parlamento protetto da una cintura di sicurezza, come negli stati di polizia. E il palazzo che ride, giudica, va in televisione a tagliare la sabbia col coltello. Affermando, senza mai domandare. Spiegando, senza mai capire.

Se questa è l’alba della terza Repubblica, meglio augurarsi di non vederne il giorno.

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