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L’Italia ripudia la guerra: articolo 11 della Costituzione alla prova di Matteo Renzi

Il ventilato intervento militare in Libia è anticostituzionale, cosa fare?

L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

Piero Calamandrei nel discorso ai giovani tenuto alla Società Umanitaria, Milano, 25 gennaio 1955 disse: “Se volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati.

Dovunque è MORTO UN ITALIANO PER RISCATTARE LA LIBERTA’ E LA DIGNITA’, andate li, o giovani, col pensiero, perché li è nata la nostra COSTITUZIONE”.

Non è il caso di averne altri di morti, i nostri interessi in Libia vanno difesi in Europa con la politica. Francia e Gran Bretagna (con il beneplacito degli USA) stanno provando a scalzarci dalle nostre zone d'influenza economiche ereditate, volenti o nolenti, dalla Storia. E a Bruxelles che dobbiamo andare con la diplomazia, non a Tripoli o Bengasi con interventi militari!

Promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo, conclude l'art. 11, bene l'Italia lo ha già fatto entrando prima nella CEE come Stato fondatore poi nell'UE come evoluzione storica dell'Unione Europea. Matteo Renzi, facciamo valere questa nostra rinuncia in ambito comunitario, contiamo qualcosa e dimostriamolo, basta con la subalternità!

Da ultimo apprendiamo da La Stampa la posizione ufficiale del Presidente del Consiglio: «A fare l’invasione della Libia con cinquemila uomini l’Italia, con me presidente, non ci va. Non è un videogioco». Matteo Renzi sceglie il salotto televisivo della domenica pomeriggio per sgombrare il campo da ogni dubbio. Il nostro Paese, ribadisce, è pronto a «mettere in campo i suoi uomini» solo nell’ambito di una «iniziativa internazionale» su richiesta di un governo libico che sia «solido, anzi strasolido»: ora non ci sono le condizioni. 

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Giacomo Nigro (---.---.---.15) 8 marzo 2016 11:38
    Giacomo Nigro

    Ne La Stampa, ne La Repubblica trattano il tema libico (tranne che in cronaca per i due italiani uccisi e i due liberati) nelle pagine di politica estero: l’allineamento è già in corso!

  • Di Giacomo Nigro (---.---.---.15) 9 marzo 2016 09:44
    Giacomo Nigro

    Intanto si fa sempre più confusa la situazione in Libia: il Parlamento di Tobruk non riesce a votare la fiducia al nuovo governo e gli Stati Uniti preparano raid anti-Is.
    Renzi dichiara che il tempo per i libici è limitato (?)

  • Di Giacomo Nigro (---.---.---.15) 9 marzo 2016 14:10
    Giacomo Nigro

    «Lavoriamo per rispondere ad eventuali richieste di sicurezza del governo libico, niente di più niente di meno, nel rispetto della Costituzione e solo dopo il via libera del Parlamento». “A chi snocciola cifre di soldati italiani pronti a partire, ricordo che la Libia ha un territorio tre volte l’Italia: non è un teatro facile per esibizioni muscolari. Il governo non è sensibile al rullar di tamburi e non si farà influenzare da spinte interventistiche”. Secondo Gentiloni, titolare della Farnesina, «il Parlamento deve interrogarsi quale sia il nostro interesse nazionale, e cioè quello di evitare che il processo di disgregazione in atto prosegua o addirittura si acceleri, evitare il collasso della Libia che trasformerebbe il Paese in una polveriera». 
    http://www.lastampa.it/2016/03/09/i...

    Il nostro interesse nazionale in Libia è chiaro persino ai bambini, occorre chiedere a Francia e Gran Bretagna, quali partner UE, di evitare colpi di testa militari, va trovato un capo libico del livello di Gheddafi, altrimenti le diatribe tribali e l’Isis avranno la meglio.

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