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L’Italia era desta: il fisco l’ha uccisa

Non è soltanto una protesta e non è la protesta contro qualcosa che non merita attenzione. Questo è un segnale, chiaro, inequivocabile. Un urlo che lacera la notte buia di un Italia che non riesce ad emergere. Colpa dell'ignavia politica, colpa delle sigle che non riescono ad unirsi, colpa dei cittadini che hanno scelto una epoca e forse una nazione, sbagliata. Disordine, mancanza di normative, una Italia che arranca, sopravvive, che scivola nelle sabbie mobili.

Una Nazione che non ha una economia salda, indipendente, è una Nazione morta. L'Italia era desta, oggi, è in rianimazione. Ma perché questa politica non interviene, perché questa politica non freme dal desiderio di servire i suoi elettori, ma perché non si capisce l'urgenza ad intervenire tempisticamente e con misure gravi come grave e pericoloso è il nemico da combattere. Una Nazione che non sa difendere il diritto al lavoro è una Nazione che non merita di definirsi tale. Il lavoro si crea e si tutela: si tutela con politiche fiscali e tributarie. Questa non è una protesta, è una richiesta di aiuto. Cosa chiede questa Nazione: di poter vivere lavorando e pagando tasse giuste. Cosa fa questa classe politica: toglie il lavoro e attua un carico fiscale e una riscossione illogica, controproducente. Micidiale per tutta la popolazione. Allora si reagisce in mille modi diversi: nei casi più estremi ci si suicida. In altri si denuncia, si lotta, si instaura un braccio di ferro tra cittadino e Stato. Perché, l'ente debitore è lo Stato, quello stesso Stato che non tutela né il cittadino nella sua forma privata né il suo lavoro, l'unico strumento attraverso il quale può onorare il fisco.

Un paradosso. Si esigono tasse sempre più care ma si attacca, spesso uccidendolo, il diritto al lavoro. Se non si lavora, come è possibile pagare le tasse? Ad Equitalia, società di diritto privato ma a partecipazione pubblica non interessa. Equitalia è lo Stato e viceversa: tutto avviene attraverso il ministro dell'economia. Il ministro aumenta le tasse: il governo non decreta leggi che favoriscano il lavoro, che aiutino le imprese in difficoltà, che regolamentino la delocalizzazione delle grandi imprese. Chiudono quindi le aziende lasciando a casa gli italiani, alla meno peggio gli si concede la cassa integrazione, in qualunque caso si vive con uno stipendio da fame. Fare la spesa o pagare le tasse? Rinunciare al dentista per pagare il fisco? Mangiare di meno? Vestirsi di stracci? Equitalia non se lo domanda ed interviene con mano ferma: ti toglie la macchina, i macchinari in fabbrica, rileva imprese e toglie la casa. Storia finita. E poco importa se la stessa Equitalia è stata più volte raggiunta da notizie di cronaca giudiziaria che la coinvolgevano direttamente, poco importa se il padre di Equitalia è il responsabile dell'Agenzia delle Entrate. Poco importa se tutto è parte di un grande disegno di conflitto di interesse. Se non hai un nome, se non sei uno famoso, importante, non ti resta che perire all'ombra dello Stato, propagandato come bello, giusto e civile, in realtà assassino e traditore. Tutto questo lo denuncia la Federcontribuenti, da anni attiva in questo campo, sempre tenuta ai margini, inascoltata, ostacolata. Non soltanto lo denuncia, ma, lo porterà a Roma, domani 16 aprile, all'Hotel Universo in via Principe Amedeo, a due passi dalla Stazione Termini, alle ore 10,30. Un convegno dove interverranno le vittime del fisco e del tributo, esperti in economia, cittadini e sigle a difesa dei contribuenti. Soltanto in Sardegna sono circa 70 mila le aziende che rischiano il tracollo a causa dell'indebitamento con le banche e con Equitalia

Equitalia Spa, un capitale sociale di 150 milioni di euro sottoscritto per metà dall'Agenzia delle Entrate e per l'altra metà dall’ INPS. Oltre al capitale sociale, sono stati emessi diversi Prestiti Obbligazionari per un totale di circa 149 milioni di euro, sottoscritti dai maggiori gruppi bancari nazionali.

Ogni gruppo bancario possessore dei titoli obbligazionari sì riunisce in assemblea ed ha il potere di nominare due rappresentanti nel Consiglio di Amministrazione di Equitalia; potere regolarmente esercitato. Quindi, il divieto di controllo delle agenzie di riscossione da parte di banche private, sancito recentemente per legge, (che ha provocato la fuoriuscita della Fondazione Banco di Sardegna e della Banca di Sassari dal capitale di Equitalia Sardegna Spa), viene raggirato con la sottoscrizione di titoli obbligazionari che danno comunque diritto di presenza in CdA e di fatto influenzano l'amministrazione dell'ente controllante e di tutte le società controllate.

Questo sistema cavilloso fa sì che nella rateazione del debito si generino ulteriori sanzioni (su importi già gravati dalla sanzione originaria), ulteriori oneri “accessori”, interessi e compensi di riscossione a carico delle famiglie e aziende in posizione debitoria, con il limite massimo di rate fissato a 72 mensilità. Accade di sovente che l'importo della rata superi di gran lunga la possibilità economica del debitore: questo fa si che il contribuente venga messo nella condizione di non poter pagare la rata e quindi viene messo nella condizione di subire ulteriori aggravi o fermi amministrativi. Salvato l'anatocismo nel milleproroghe, aggirata la legge che vieta alle banche di controllare Equitalia, ai cittadini non resta che perire sotto percentuali e percentuali di interessi che aumentano esponenzialmente fino a ravvisare l'usura. Equitalia persegue sulla riscossione, gli stessi scopi di lucro di una spa speculativa privata, anche se a fini statali.

La rateazione interrompe le altre procedure di riscossione coattiva, ma alla seconda scadenza consecutiva non rispettata, Equitalia riprende automaticamente l'iter di aggravio degli addebiti: con fermo amministrativo, pignoramento dei crediti, pignoramento degli immobili, compresa la prima casa, bene di importanza primaria per la dignitosa sopravvivenza dell'uomo prima che del contribuente (Art. 7 comma 2 della costituzione).

Oggi a Roma con la Federcontribuenti, protesta e proposta.

Ci si appella alla coscienza degli organi di informazione al fine di garantire la massima diffusione di argomenti indispensabili alla sopravvivenza dei cittadini e della Nazione stessa.

Nella mattinata si presenteranno proposte di riforma tributaria e fiscale che puntano ad un giusto ed equo risanamento del debito e al rilancio dell'economia nazionale.

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