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L’Italia? Non è una democrazia: legifera l’esecutivo!

Charles-Louis de Secondat, meglio noto come il barone de Montesquieu (1689-1755), nella sua fondamentale opera “Lo spirito delle leggi” (1748) affermava l’assoluta necessità della divisione dei poteri (legislativo, esecutivo e giudiziario) in uno Stato. Ciò per salvaguardare la libertà dei cittadini e non incorrere nel dispotismo del governo.

Tali principi furono ripresi nella “Dichiarazione dei diritti dell’Uomo e del Cittadino” (1789), dove, all’articolo 16, è affermato: “Ogni Società nella quale non è assicurata la garanzia dei diritti, né determinata la separazione dei poteri, non ha Costituzione”.

Un po di storia della Costituzione

Durante i lavori preparatori della Costituzione, il docente universitario Egidio Tosato (DC) relatore della II sottocommissione, il 19 settembre 1947, dichiarava: “Chi ha a cuore la libertà, e il progresso nella libertà, non può non avere a cuore l’attuazione della divisione dei poteri. Il principio della divisione dei poteri non si oppone al principio della sovranità popolare. Si oppone soltanto alla dittatura, al totalitarismo”.

Dello stesso tenore erano state le dichiarazioni del 16 settembre 1947 del magistrato Gaspare Ambrosini (DC): “Per mantenere la certezza del diritto e la libertà dei cittadini occorre tenere fermo il principio della distinzione dei poteri, dell’attribuzione cioè delle funzioni fondamentali dello Stato ad organi diversi, indipendenti nell’esercizio della propria funzione”.

La nostra Costituzione non rispetta la lezione di Montesquieu

All’articolo 71, infatti, è consentito che l’iniziativa delle leggi appartenga, oltre che alla Camere, ai Consigli regionali e al CNEL, anche al governo. Quest’ultimo, l’organo esecutivo, può non solo avanzare semplici proposte di legge al parlamento ma, anche, “in casi straordinari di necessità e di urgenza adottare provvedimenti provvisori con forza di legge, che deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle Camere” (vedi articolo 77).

L’attuazione pratica della divisione dei poteri: il governo Meloni

Il 13 ottobre 2022 si è inaugurata la XIX legislatura della Repubblica italiana, quella che sarà poi guidata dal governo presieduto da Giorgia Meloni. Al momento in cui scrivo, sono trascorsi circa 21 mesi quindi dall’inizio della legislatura.

E’ interessante rilevare, da una semplice ricerca sul sito del Senato, selezionando contemporaneamente dalla banca dati le voci “governo” dalla “ricerca per iniziativa” e “approvato definitivamente, legge” dalla “ricerca per stato”, risulti che in questi 21 mesi sono stati approvati 95 leggi d’iniziativa governativa, di cui 54 attraverso la conversione di decreti-legge (circa due e mezzo al mese).

Al contrario, optando per “parlamento” tra le ipotesi di iniziativa – e rimanendo nell’attuale legislatura -, l’effettivo organo legislativo è “padre” di sole 35 leggi (di cui una è una mera legge-delega al governo e un’altra porta l’on. Giorgia Meloni comre primo firmatario). Una legge approvata risulta, quindi, d’iniziativa del CNEL (che ne ha presentate 15).

Nessuna legge approvata, invece, è partita da una proposta di un Consiglio regionale (che eppure ne han presentato 88) oppure è di iniziativa popolare (ne sono giunte sinora 11, tutte corredate da almeno 50.000 firme autenticate e certificate come vuole la Costituzione). Eppure la “sovranità appartiene al Popolo”!

E in passato? Il record è del governo Berlusconi III

Nella 18ma legislazione (Draghi I, Conte I e II), pur segnata dalla cosiddetta “emergenza Covid”, furono “solo” 104 le conversioni di decreti-legge ( e quattro risalivano alla precedente legislatura, al Gentiloni I). Le conversioni di decreti-legge furono record – 200 – nella 14ma legislatura (di cui sei “figli” del precedente governo Amato-II), ovvero nel Berlusconi III. 32 (di cui tre residui del precedente governo Berlusconi III) – il minimo tra le legislature esaminate – furono i decreti-legge convertiti sotto la 15ma legislatura (Prodi II) che però durò soli 24 mesi.

Di seguito la tabella riepilogativa:

Legislat. Anni Governi Leggi iniz. Governo (di cui D.L.) Leggi iniz. Parlamento Leggi iniz. Regioni Leggi iniz. CCNL Leggi iniz. Popolare
19.ma 2022-2024 Meloni 95 54 35 0 1 0
18.ma 2018-2022 Conte I Conte II Draghi I 249 104 64 0 0 2
17.ma 2013-2018 Letta Renzi Gentiloni 283 83 94 1 0 1
16.ma 2008-2013 Berlusconi IV Monti 298 106 91 2 0 0
15.ma 2006-2008 Prodi II 99 32 13 0 0 0
14.ma 2001-2006 Berlusconi III 539 200 35 0 0 0
13.ma 1996-2001 Amato I Amato II Dini I Prodi I D’Alema I D’Alema II 704 174 201 0 0 1

I decreti-legge: un male nato con l’Italia

Ci troviamo difronte ad un’evidente sopraffazione del governo nei confronti dei poteri del parlamento che l’organo che esercita la funzione legislativa, secondo l’articolo 70.

E’ altresì evidente come il presidente della Repubblica appare complice di questo processo eversivo del principio della divisione dei poteri atteso che, a norma dell’articolo 87, è lui che deve autorizzare “la presentazione alle Camere dei disegni di legge di iniziativa del Governo”.

Già l’avvocato Edoardo Clerici (DC) – altro membro dell’Assemblea costituente – il 14 ottobre 1947 lanciava inascoltato l’allarme: “la questione dei decreti-legge, i quali, di mano in mano che la vita moderna è andata facendosi sempre più complessa, sono andati aumentando, in tal modo che si può ben dire che la funzione legiferatrice sia passata al potere esecutivo dalle Camere”.

Anche per il docente e rettore universitario Giuseppe Codacci Pisanelli (DC), per come affermato il 17 ottobre 1947, “nel nostro Stato i decreti-legge non sono una novità derivata dalla tirannia instauratasi nel 1922. Già in precedenza noi abbiamo avuto numerosi decreti-legge; […] nei periodi in cui si tendeva verso regimi autoritari il numero dei decreti-legge aumentava. Basterebbe esporne una statistica, ma non voglio tediare l’Assemblea”.

Tuttavia, riconoscendo l’impossibilità di risolvere il problema, non ne chiese una particolare regolamentazione in Costituzione “perché, in fondo, della potestà di ordinanza il Governo finirà sempre, prima o poi, per fare uso. Ce lo dimostra la storia”.

Insomma si è persa la divisione dei poteri; quindi la democrazia! Le Camere sono divenute dei semplici costosi orpelli!

Foto Wikimedia

 

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