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L’Esercito Italiano al Supermarket Armi di Israele

Come potenziare le capacità di fuoco e l’efficienza bellica delle nostre forze armate? Intensificando la cooperazione con il complesso militare-industriale d’Israele. “Una delle cinque linee programmatiche dell’Esercito italiano consiste nel poter disporre di sistemi d’arma tecnologicamente avanzati e competitivi per ridurre il grave gap che comprende l’interoperabilità a livello interforze e multinazionale”, riporta lo Stato Maggiore dell’Esercito sul proprio sito istituzionale. 

“Tra gli strumenti adottati c’è l’intensificazione della cooperazione italo-israeliana in materia di veicoli blindati tesa a incrementare le capacità e le performance delle rispettive piattaforme nazionali, estendendo la collaborazione anche a possibili ulteriori progettualità comuni, come in tema di Main Battle Tank (grandi carri armati, n.d.a.) ecc.”.
“Oggi l’Esercito versa in uno stato di sofferenza causato da anni di prolungato ipo-finanziamento, da cui deriva una posizione di arretratezza tecnologica tale da porre a rischio l’interoperabilità con le forze terrestri dei Paesi alleati e con le stesse Forze Armate consorelle”, aggiunge lo Stato Maggiore. Per colmare tale presunto “divario prestazionale” ecco allora un lungo elenco di costosissimi programmi di progettazione, realizzazione e acquisizione di materiale bellico come il Sistema Individuale di Combattimento/Soldato Sicuro; la Blindo Centauro Il; una nuova linea carri armati; il Veicolo Blindato Medio Freccia; il Nuovo elicottero da esplorazione e scorta e il Light Utility Helicopter; il veicolo leggero multiruolo VTLM 2, versione aggiornata del Lince.
 
“L’Esercito italiano guarda a due importanti forze armate nel mondo per sviluppare nuove forme di cooperazione atte a potenziare l’evoluzione capacitiva delle proprie forze e dei propri mezzi: Israele e Stati Uniti d’America”, spiega il ricercatore Luca Peruzzi sul sito specializzato Analisi Difesa. “Nel settore dei blindati, secondo quanto è stato divulgato ufficialmente, i Ministeri della difesa di Italia e Israele hanno siglato un Implementing Agreement che ha portato allo sviluppo di due studi ingegneristici legati ai rispettivi programmi nazionali rappresentati per l’Italia dal VBM 8x8 Freccia ed in particolare la futura versione EVO e per Israele del nuovo VBM 8x8 Eitan”. Il blindato Freccia è il nuovo veicolo da combattimento della fanteria prodotto da Leonardo-Finmeccanica ed Iveco Defence Vehicles già consegnato in 250 esemplari alle Brigate Meccanizzate “Pinerolo” (Puglia) e “Aosta” (Sicilia).
 
L’8x8 Eitan è invece un blindato per il trasporto truppe prodotto dalle società Israel Aerospace Industries, IMI - Israel Military Industries and Rafael Advanced Defence Systems che sarà consegnato alle forze terrestri israeliane entro la fine del 2021. “L’Eitan è realizzato con l’ultima generazione di armatura per offrire il massimo di protezione all’equipaggio”, spiega il Ministero della difesa d’Israele. Sarà armato con un cannone automatico da 30 mm con un raggio di 2.500 metri, un cannone da 12.7 mm e un lanciatore di missili. Opportuno ricordare che l’Eitan 8x8 è stato sviluppato a seguito delle “lezioni” apprese da Israele nel corso delle operazioni nella Striscia di Gaza (Operation Protective Edge) del 2014; esso sostituirà l’M113 impiegato in tutti i conflitti combattuti negli ultimi 50 anni.
 
Come rileva ancora il ricercatore di Analisi DifesaLuca Peruzzi, il programma di collaborazione italo-israeliana nel settore dei velivoli blindati prevede in una prima fase lo “scambio di soluzioni tecnologiche di reciproco interesse” allo scopo di introdurre ed applicare migliorie sui veicoli. Il 20 luglio 2018 la Direzione degli Armamenti Terrestri del Ministero della Difesa italiano ha autorizzato un contratto per l’elaborazione del progetto di installazione ed integrazione di un power-pack(motore e cambio), con design italiano, sul veicolo israeliano Eitan 8x8 “nell’ambito della cooperazione ITA-ISR veicoli blindati – Project Arrangement 1 (PA1)”. L’accordo prevede pure “la verifica di fattibilità per l’integrazione del sistema di protezione attiva (APS, design israeliano) sulla piattaforma VBM 8X8 Freccia nella versione Evo. “A fronte del citato PA1, si avvierà l’iter tecnico-amministrativo per la stipula di n. 2 contratti, il primo dei quali con Iveco Defence Vehicles per l’integrazione del power pack sul veicolo israeliano”, aggiunge la Direzione degli Armamenti. “La procedura di affidamento è quella negoziata con ditta unica senza previa pubblicazione di un bando di gara. L’esigenza nei termini operativi e tecnici richiesti può essere soddisfatta unicamente dalla Società Iveco D.V., in quanto Design Authority del power-pack”. Il secondo contratto è stato stipulato invece con il Consorzio Iveco-Oto Melara (CIO) per la verifica integrativa del sistema APS sul VBM 8x8 Freccia. L’APS sarà prodotto dall’israeliana Elbit Systems; molto probabilmente si tratterà dell’Iron Firsto di una sua versione aggiornata. Configurato per veicoli blindati da combattimento leggero e da trasporto e carri armati pesanti, l’Iron First assicurerà ai mezzi “ottime capacità di identificazione delle minacce anti-tank e di risposta al fuoco ostile in vari scenari d’ingaggio”, come dichiara l’azienda produttrice. La previsione di finanziamento dei due programmi nel periodo 2018-2021 è stata fissata in 25 milioni di euro.
 
Sempre secondo Luca Peruzzi di Analisi Difesa, la cooperazione italo-israeliana potrebbe estendersi all’acquisizione di altri sistemi di guerra terrestri. “In prospettiva – afferma il ricercatore - è prevista una seconda fase mirata alla realizzazione congiunta di due prototipi di veicolo, uno ruotato e uno cingolato, caratterizzati da spinta comune sia nel design della piattaforma di base sia, per quanto possibile, negli equipaggiamenti operativi”. Nell’ambito della collaborazione tecnologica con Israele, la Direzione degli Armamenti Terrestri del Ministero della Difesa ha autorizzato l’avvio del progetto di ricerca Ultra-Long CNTs reinforcing ceramic for advanced armor applications (ULCNT) per un importo complessivo di 800.000 euro (fondi disponibili sul Capitolo 7101 per gli esercizi finanziari 2020 e 2021). L’affidamento è stato fatto con procedura negoziata senza previa pubblicazione di un bando di gara alle Industrie Bitossi S.p.A. di Vinci (Firenze). “L’obiettivo del progetto è lo sviluppo e la realizzazione di nuovi materiali compositi a matrice ceramica rinforzati con nanotubi di carbonio, al fine di verificare le proprietà balistiche e, in caso di esito positivo, sviluppare un processo di industrializzazione per la produzione in larga scala”, spiega la Difesa. Nel novembre 2013, le Industrie Bitossi S.p.A. avevano ricevuto dal Pentagono una sovvenzione di 50.000 dollari per una ricerca sulle leghe di alluminio, anch’esse “per applicazioni balistiche”.
 
Lo Stato Maggiore dell’Esercito italiano punta anche al potenziamento dei dispositivi di contrasto della minaccia dei mini e micro aeromobili a pilotaggio remoto, mediante l’acquisizione del sistema Counter Unmanned Aerial System (C/UAS) - Drone Dome, “al fine di dotare quanto prima la Forza Armata di apparati per la protezione del personale impegnato nei principali Teatri Operativi”. Il sistema Drone Dome è stato progettato e prodotto dalla società israeliana Rafael Advanced Defence Systems per “garantire la massima sicurezza dello spazio aereo con l’individuazione, identificazione e la neutralizzazione dei droni nemici”. Con il colosso Rafael, lo scorso mese di gennaio l’Esercito italiano ha stipulato un contratto di acquisto di 126 lanciatori controcarro e 800 missili Spike per medie e lunghe gittate. Gli Spike “consentono l’ingaggio di mezzi dotati di corazzature reattive, ovvero di sistemi attivi antimissile ma sono impiegabili in tutto lo spettro delle operazioni militari, in qualunque condizione metereologica, nonché in ambiente contaminato NBC (nucleare, batteriologico e chimico) o in presenza di disturbi elettromagnetici”, spiegano i manager dell’azienda produttrice. Il costo totale del programma è stimato in 105 milioni di euro. L’Esercito italiano starebbe valutando di acquisire anche il missile aria-superficie controcarro Spike in configurazione II LR di “quinta generazione” per armare il nuovo elicottero d’attacco AH-249 prodotto dalla holding Leonardo (ex Finmeccanica). Da poco sperimentato, lo Spike II LR avrebbe una gittata sino a 16.000 metri di distanza e una capacità di perforazione maggiore del 30% rispetto alle versioni precedenti del missile.
Foto di Gerd Altmann da Pixabay 

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