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L’ESA tenta di recuperare il satellite Envisat

Dopo aver perso le comunicazioni con Envisat dall’8 aprile, gli ingegneri dell’Agenzia Spaziale Europea non si arrendono e cercano con ogni mezzo di recuperare il prezioso satellite.

Envisat è un satellite per l’osservazione della Terra lanciato in orbita nel marzo del 2002, con la missione di osservare, analizzare e fotografare oceani, ghiacci, atmosfera e terre emerse. Il suo flusso continuo di dati è stato utilizzato in più di 4000 progetti di 70 Paesi diversi, con lo scopo, tra gli altri, di monitorare i cambiamenti ambientali e climatici, al fine di garantire la sicurezza delle popolazioni.

Spostamenti di ghiacciai, variazioni delle composizioni e delle temperature atmosferiche, variazioni altimetriche del suolo, sono solo alcune delle tante rilevazioni che questo gigante dello spazio (oltre 8 tonnellate e dimensioni di 25x7x10 metri) ha fornito a scienziati e ingegneri di tutto il mondo durante i suoi dieci anni di attività, con le sue 50000 orbite intorno alla Terra che l’hanno portato a percorrere la bellezza di 2,25 miliardi di chilometri.

In realtà, Envisat era stato progettato per una vita operativa di cinque anni, e il fatto che già abbia doppiato questo traguardo è segno della sua grande affidabilità. Una virtù che però, purtroppo, il giorno 8 aprile è venuta meno, quando ha smesso di inviare dati al centro di Kiruna, in Svezia.

A questo punto è corso in suo aiuto un altro sistema più giovane, il francese Pleiades con i suoi due satelliti, puntando il suo acutissimo occhio (in genere utilizzato per rilevazioni terrestri di alta precisione) sull’orbita di Envisat. Una volta individuato, l'analisi delle sue immagini ha mostrato che, sebbene non comunichi, lui è ancora lì che gira tranquillo intorno alla Terra.

La speranza degli ingegneri dell'Agenzia Spaziale Europea è ora che i suoi pannelli solari abbiano un’inclinazione sufficiente a garantirgli l’energia necessaria a entrare in modalità “safe”, con la quale si potrebbe far “ripartire” il sistema; ma per far ciò è necessario che l’antenna sia ben orientata per permettere al suolo di inviare dei comandi.

Il compito è pieno di incognite, ma tentare è d'obbligo, poiché sarebbe un vero peccato perdere questo fedele e preziosissimo amico. Anche in considerazione del fatto che i suoi sostituti, la serie di satelliti Sentinels, realizzati nell’ambito del progetto europeo Global Monitoring for Environment and Security (GMES), saranno pronti solo tra un anno.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.21) 10 maggio 2012 19:02

    Ultimo aggiornamento: l’ESA ha dichiarato chiusa la missione Envisat, non essendo riuscita a ripristinare i contatti col satellite. Ci saranno ulteriori tentativi per un paio di mesi ancora, giusto per scrupolo, ma ormai le speranze sono ben poche.
    P
    eccato, dopo un milione di miliardi di dati inviati al suolo, che hanno consentito la stesura di 2500 pubblicazioni, il vecchio satellite non è riuscito a resistere fino all’arrivo dei Sentinels, i suoi sostituti.

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