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L’Aquila: che fare?

Le foto, ed i video, della manifestazione degli aquilani terremotati a Roma non hanno bisogno di commenti: le persone di buona volontà possono farsi una autonoma idea di quel che è successo.

Già il 16 giugno c’era stata una manifestazione a L’Aquila di almeno 25 mila persone, un terzo almeno della popolazione, un corteo di 5 km che si è riversato sull’autostrada A24, bloccandola per alcune ore: televisione e stampa hanno taciuto.

E’ seguito un Consiglio Comunale, il giorno 24 giugno, tenuto a Roma , in prossimità del Senato: presenza bipartisan di tutto il parterre politico ma nessun ascolto attivo da parte del governo.

L'Aquila: che fare?

Quella del 7 luglio, a Roma, una manifestazione autorizzata, che vedeva la presenza di sindaci, gonfaloni e almeno 5000 persone (fonte IL GIORNALE 8 luglio 2009), cui è stato impedito di recarsi presso il Parlamento per richiedere attenzione e parità di trattamento riservato, in passato ma non solo, ad altri cittadini italiani nelle medesime condizioni.

Questo, in buona sostanza il problema.

Il governo si rifiuta di ascoltarci ed usa la polizia nella speranza di provocare incidenti da dare in pasto alle sue televisioni e stampa per continuare a non assumersi le proprie responsabilità: se i cittadini continuano a protestare c’è evidentemente qualche problema che il Presidente avrebbe fatto bene ad ascoltare direttamente.

Rifiutarsi di ascoltare può solo peggiorare le cose e far aumentare rabbia e legittimo sospetto dei cittadini: e sono tante le cose poco chiare in questo dopo terremoto, troppi gli errori, la faciloneria, lo show mediatico della tifoseria politica, tanta superficialità di uno Stato forte con i deboli che ai cittadini terremotati ha provocato inutile sofferenza in gran parte metabolizzata.

Anche troppa la signorilità, la calma dimostrata dai cittadini aquilani, ma deve esserci altro che alimenta la paura del Presidente, già inopinatamente accennata in diversa occasione, oltre la consapevolezza che ormai il bluff non è più sostenibile e che c’è del marcio nelle operazioni post terremoto come è evidente dalle inchieste in corso: qualcosa che se viene conosciuto nei dettagli può realmente mettere in crisi il governo o altissimi dignitari che fino ad ora ha recitato “tutto bene , madama la marchesa”.

Aver constatato di persona, nella vicenda Aquilana “di che lacrime grondi e di che sangue” il potere mediatico del governo oggi, consente agli aquilani quella chiarezza che ancora manca in Italia ma cui dobbiamo tutti pervenire, come italiani, se vogliamo uscire dal pantano di una melmocrazia i cui danni sono egualmente evidenti a tutti mentre si offuscano possibili responsabilità sotto tifoserie troppo ben orchestrate.
Dare la colpa all’altro evidentemente rende in termini di pseudo consenso elettorale, ma quando è il padrone a farlo nei confronti del sottoposto è accettabile solo una prima volta, dovrebbe seguire una assunzione di responsabilità e risoluzione del problema: se l’errore si ripete quanto meno il padrone dovrebbe essere ritenuto responsabile del mancato licenziamento ma noi, in Italia, lo santifichiamo e parliamo di miracolo anche quando non c’è, perché lo ha detto la televisione. Funziona. Questo è!

Come non pensare a Betolt Bretch: “Per pescare in acque torbide Tizio a lungo accusa Caio ma alla fin, seduti a tavola, mangeranno il pan dei poveri…”. E oggi tocca a noi, terremotati aquilani, subire direttamente le disfunzioni di un sistema che tutti sappiano non funzionare e davvero non si capisce come potrebbe aver prodotto cose mirabili a L’Aquila se non per la voglia degli italiani di uscire dal pantano guardando solo al positivo della televisione, alle magnifiche sorti e progressive che ci vengono ancora dolosamente prospettate.

Le disgrazie nessuno se le cerca, e se è capitato qui ci saranno pure delle ragioni che ci coinvolgono, ma perché trattare i terremotati aquilani in maniera diversa dagli altri terremotati, perché militarizzare oltre misura il territorio, perché sospendere le garanzie costituzionali salvo poi negare l’evidenza. Le immagini sono più evidenti delle parole, tante sono impresse nella nostra memoria in modo indelebile, ed è un problema nostro.

Molti italiani vivono da spettatori, da tifosi queste vicende. E poiché la stampa nazionale come IL GIORNALE & altri non informano correttamente allora è stato necessario, per normali cittadini aquilani cominciare a parlarne sui blog, sui giornali on line che lo consentivano, con il passa parola dei social network e qualcuno ha cominciato ad aprire gli occhi: altro che “la grande campagna di disinformazione e di odio” di cui parla oggi il GIORNALE, si chiama informazione dal basso, sig. Sallusti e non si fa solo con i truci commenti ai suoi post sul giornale, da lì promana odio ma suppongo la facciano sentire realizzato.

Contento lei, il mondo è bello perché è vario, ma gli italiani non dovrebbero aver bisogno di ingraziarsi né Berlusconi, né altri; il fattore umano è importante ed è anche giusto che sia tenuto in considerazione ma i diritti di cittadinanza non possono esservi sottoposti: viviamo in uno stato di diritto, non in uno stato di favore.

Noi abbiamo il massimo rispetto per le funzioni del Presidente del Consiglio e, come cittadini, pensiamo di rapportarci a lui nel convincimento che sarebbe stato suo dovere ascoltarci, qui a L’Aquila, dove è venuto tante volte per le passerelle televisive:non ha sentito mai il bisogno di ascoltare. 

Agli Italiani va bene così, forse si sono stancati o, evidentemente, non hanno nulla da dire, noi invece avremmo voluto dire la nostra su cose che ci riguardano e che condizionano la nostra vita.

Questa la ragione per cui, visto che qui qualcosa non va, e il Presidente non sembra informato, abbiamo pensato di andare a dirlo in Senato, a Roma, in 5000, pagando ciascuno il suo biglietto, chiedendo giorni di ferie, chiedendo regolare autorizzazione , e buscando manganellate, d’assestamento, dicono da queste parti.

Non abbiamo ottenuto nulla pare, se non contentini e ulteriori chiacchiere, avremmo voluto chiedere parità di trattamento con gli altri terremotati L’Aquila e una decisione definitiva del Governo. Aspetteremo?

Se chi lotta contro l’ingiustizia è vinto,
non per questo l’ingiustizia ha ragione
In realtà le nostre sconfitte
Non provano nulla, se non che
Siamo troppo pochi
noi che lottiamo contro gli iniqui
e da chi sta a guardare aspettiamo
che almeno si vergogni!

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