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L’Aquila 2010: trasparenza e partecipazione in ambiente ostile

L'Aquila 2010: trasparenza e partecipazione in ambiente ostile
Si va affermando una nuova modalità di assemblea: si riesce a porre problemi sempre nuovi, si adottano soluzioni, e si va avanti. Sembra a taluni piatta, forse lo è, aggiusteremo il tiro dando più spazio a quelle tematiche più importanti.
Stiamo sperimentando una forma di democrazia partecipata: grandi assenti, per ora, le istituzioni locali che a fronte dei numeri, e delle argomentazioni elaborate nei tavoli di discussione ed approvate dall’assemblea, forse (purtroppo forse ma così è), riusciremo alfine coinvolgere, o sconvolgere.

Ieri è emerso con forza l’inderogabilità della partecipazione, se ne parla da tempo.

Abbiamo constatato tutti le difficoltà che hanno avuto le istituzioni locali a rapportarsi ai cittadini: hanno ritenuto fosse loro diritto-dovere operare senza informare (non è bene che i cittadini sappiano tutto, decido io cosa comunicare) e senza consentire la partecipazione dei cittadini (io sono stato eletto ed a me solo spetta decidere, anche quando non decido) causando più danni del terremoto stesso; la cera si consuma… insieme alla pazienza dei cittadini: dovrebbe esserci un limite a tutto!

Ma così è ed è inutile nasconderlo, prendiamo oggi atto che i problemi del terremoto e dopo terremoto sono stati aggravati dal fatto che le istituzioni locali non hanno mai recepito la partecipazione, neppure quella proposta, in forma minima, dai comitati, dal giugno dello scorso anno.

Nella assemblea di oggi a Piazza Duomo l’avvocato Rodolfo Ludovici ha posto, in termini giuridici precisi, il problema della assoluta legittimità della partecipazione, secondo i principi di sussidiarietà previsti dall’art. 118 della Costituzione, comma 4 . (Stato, Regioni, Provincia e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà).

Illegittimo è, invece, il comportamento delle istituzioni locali allorquando impediscono o non facilitano la partecipazione diretta del cittadino. Serve un Regolamento nuovo da far recepire al Comune.

L’idea di fondo è quella di porre al centro del Regolamento, le persone e i cittadini che vivono all’interno del nostro Comune. Il testo che si potrà proporre dovrà affrontare, dunque, la tutela dei diritti sociali, affermando in maniera positiva alcuni principi riguardanti la tematica della sussidiarietà sociale; del rapporto tra la sussidiarietà e le formazioni sociali; del rapporto tra la sussidiarietà e i livelli di governo del Comune; del rapporto tra la sussidiarietà e i cittadini e le formazioni associative.

La consapevolezza di questo nuovo strumento istituzionale è che possa produrre risultati importanti e innovativi nel governo del Comune, soprattutto nelle condizioni di vita dei concittadini, colpiti dal sisma. Non abbiamo bisogno però di una parvenza di regolamento ma che il potere sia restituito ai cittadini come previsto dalla Costituzione, renderli partecipi realmente, facilitare la partecipazione di tutti.
Qualsiasi palliativo scenografico servirà solo a misurare il distacco che separa questa classe dirigente dai cittadini. 

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