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Just Play: musica e resistenza in Palestina

Just Play, di Dimitri Chimenti, è un film che racconta della musica e della resistenza in Palestina, attraverso un'orchestra che si sposta, nei campi profughi, dal Libano, fino alla striscia di Gaza.

Protagonista di Just Play è l'associazione Al Kamandjâti (Il violinista), nella quale lavorano insegnanti di musica provenienti da tutto il mondo. Da ormai 10 anni Al Kamandjâti lavora nei Territori palestinesi, usando la musica come strumento di scolarizzazione, per raggiungere i bambini, specie nelle zone più isolate della Palestina, organizzando workshop, corsi e momenti di incontro.

Just Play prende il titolo da una frase di Ramzi Aburedwan: “Se i soldati arrivano, comportatevi esattamente come se non li vedeste, continuate a suonare. Suonate e basta” (If the soldiers come, do exactly as you don’t see them, just go on and play. Just play)

 

Aburedwan è famoso per due motivi: il primo è che ha fondato nel 2002 Al Kamandjât, insieme a un gruppo di francesi. Il secondo è che la sua faccia bambino ha fatto il giro del mondo come “ragazzo delle pietre” durante la prima Intifada, quando Aburedwan aveva solo 8 anni. Aburedwan, che è nato e cresciuto nel campo profughi di Al Amari, vicino a Ramallah, è una delle voci di Just Play. L'altro protagonista del film è Oday Al Khatib, giovanissimo cantante, oggi famoso in tutto il mondo perché porta in giro i canti della resistenza palestinese (di Oday si è parlato nei mesi scorsi a causa del suo arresto e rilascio).

 

L'orchestra di Aburedwan si ritrova a suonare in posti improbabili, come un checkpoint, ad esempio, come racconta lo stesso Chimenti su Giap.

I musicisti scendono dal bus con il leggio in una mano e lo strumento nell’altra, si piazzano nell’angolo più lontano del checkpoint su uno sfondo regolare di barre blu. Neanche 5 minuti e l’orchestra è già nella Sesta Sinfonia di Mozart in Fa maggiore. Le regole da seguire sono semplici: non parlare ai soldati e ignorare i loro ordini. I musicisti suonano, le persone in fila ai tornelli si arrestano, c’è chi si avvicina per scattare una foto con il cellulare. Attorno all’orchestra si forma un semicerchio e loro continuano a suonare, riempiono lo spazio, lo trasformano. Anche l’acustica è buona, meglio di molti teatri. Non si è mai visto niente del genere nel checkpoint di Qalandia

Just Play fa parlare le persone – donne, uomini e bambini – che ne fanno parte dell'orchestra, o che hanno partecipato ai laboratori. La musica diventa una forma di espressione, e anche di libertà: “Che senso ha suonare Bizet tra le sbarre di un checkpoint? Perché un’orchestra sfida un esercito? Qual è la posta in gioco?”.


Qui il Tumblr di Just Play

Qui il sito di Al Kamandjât 

Qui è possibile ascoltare Oday cantare. 

Qui un bell'articolo uscito su Giap a firma di Dimitri Chimenti, che mette insieme stralci di racconto del making of del film e della vita dei protagonisti.

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