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Italia: ricette facili per uscire - subito - dalla crisi. Economica e politica

L’argomento “crisi economica” è all’ordine del giorno – ormai da alcuni anni nell’agenda dei governi di buona parte delle nazioni del mondo. Una crisi globale in un mondo globalizzato. Un tempo, si sarebbe chiamata guerra mondiale. Oggi è più cool chiamarla crisi economica, Vuoi mettere?

In una società così “evoluta” come la nostra, dove si riesce ormai ad esportare ed importare di tutto in ogni luogo ed anfratto del pianeta - democrazia compresa - vuoi che si parli di “guerra mondiale”?

Meglio aggiornarsi ed aggiornare anche le parole usate. Persino le classiche e vere e proprie guerre sono state spacciate per anni con un odioso ossimoro: “Guerra di pace”. Pensa come sono morte più contente le milioni di vittime trucidate in nome della Pace. “Scusi, dovrei ammazzarla. Ma sa, è per una buona causa” “Prego, ci mancherebbe. Faccia pure e mi raccomando: prenda bene di mira i bambini” Tatata! Mitragliata mortale. Ma con scopi “nobili”…

Torniamo a bomba (appunto).

L’argomento “crisi economica” a furia di essere proposto, maneggiato, rimaneggiato, riproposto e costantemente tenuto come argomento clou di qualsiasi dibattito politico e sociale ad ogni latitudine, ha provocato l’ovvio effetto di far percepire la crisi, ed era l’obiettivo primario di tutti i governi che controllano oggigiorno i territori più popolati ed economicamente in vista a livello internazionale.

Nessuno ovviamente, ha mai pensato di far trapelare un segreto a dir poco ridicolo: la cosiddetta crisi economica internazionale, pesa solo sulla popolazione “comune”. Molti diranno: certo, perché i ricchi sono e restano ricchi. Vero, ma non è tutto e non è esatto.

Partendo dal concetto che la crisi pesa solo sulle spalle dei meno abbienti, considerando che i livelli più alti dello status sociale non solo la crisi non la sentono ma addirittura in questi periodi riescono ad aumentare la propria ricchezza e a ottenere maggiori vantaggi in tutti gli ambiti socio economici e politici, è bene fermarsi e riflettere, per capire come – nella realtà dei fatti – le cose non stiano davvero messe come dicono e come, in una nazione come la nostra, se ci fosse una reale volontà di uscire dalla crisi che aggredisce la massa, non vi sarebbe nessun impedimento. Invece…

Partiamo da un esempio: la Germania. L’Italia è fortemente dipendente per molti aspetti, dalla Germania e dalle decisioni economiche e politiche di questa nazione cui stiamo pagando ancora – inquietante solo a pensarci – un contributo economico e politico altissimo nonostante sia stata una nazione che ci ha letteralmente trucidati in tutti i sensi e nemmeno troppi anni fa.

Non mi dilungherò ora sulle motivazioni e compromissioni storiche che prevederebbero un lungo articolo di approfondimento interamente dedicato al tema.

Ebbene: chiediamoci perché l’Italia è una nazione sempre al limite del default e costantemente dipendente ed in qualche modo sottomessa, mentre la Germania, pur con le sue problematiche interne ed internazionali, ha un potere decisionale ed economico ragguardevole e rispettato in maniera mediamente condivisa.

La risposta è: il sistema. Il sistema paese che rende inattaccabile – o quasi – una nazione che espelle quasi automaticamente, tutto ciò che può mettere in crisi la nazione.

Con ciò non dico che la Germania, così come altre nazioni non abbia pecche, polvere da nascondere sotto i tappeti e tanti scheletri negli armadi.

Diversamente però da un sistema paese come il nostro – ammesso che ancora ne esita uno degno di nota – il sistema paese tedesco, cerca di mantenere alcuni livelli fondamentali costantemente su parametri più che accettabili per la sorgente primaria della stessa nazione: la popolazione.

Qui, si comincia a rivelare quel “segreto” (di pulcinella) che da noi appare del tutto sconosciuto.

Come si consolida una nazione? Mantenendo ben saldi i pilastri che la compongono e sostengono.

Come si distrugge una nazione? Facendo il perfetto contrario.

Direte: tutto qui? “Tutto qui” è la risposta. Facile e complessa al contempo.

I pilastri di una nazione coerentemente attenta a consolidare costantemente la propria posizione interna e di conseguenza nei confronti dell’esterno (gli altri Paesi con cui dialoga ed ha costanti rapporti economici e politici) sa di dover curare, o almeno provare costantemente a farlo, la propria linfa vitale. E sa anche che, in questo modo, ha abituato la propria linfa vitale – la popolazione – ad ottenere normalmente ciò che normalmente si ottiene in un sistema funzionante e funzionale.

So che da noi tutto questo già al solo leggerlo appare complesso. Vuol dire che siamo stati geneticamente compromessi come in altre nazioni le popolazioni sono state geneticamente abituate che la normalità e dare e ricevere.

Per uccidere e di conseguenza abbattere una nazione, “basta” abbatterne i pilastri. Togliendo linfa ai pilastri, la nazione crolla. Inesorabilmente. Ecco che non servono guarnigioni, armi, combattimenti aerei e tutto ciò che ci riporta alle guerre di vecchia generazione e concezione,

Un esempio per tutti.

In Italia si continua a dire che a causa della crisi economica, i tagli costantemente effettuati al comparto sociale, fino a tagliare di netto il criterio di welfare, sono necessari a tentare di risollevare la condizione economica del paese.

La più grossa bugia dalla notte dei tempi che mai sia stata pensata.

L’affluenza continua e degenerata di denaro che passa ormai automaticamente dalle tasche del contribuente alle casse dello Stato, come sappiamo, serve meno del tentare di coprire una voragine con qualche foglia secca. Il processo è iniziato molto tempo fa. Molto prima della dichiarata crisi economica in cui attualmente versiamo. Se torniamo a ritroso e ripercorriamo la nostra storia, l’Italia è pressoché in crisi dai tempi della seconda guerra mondiale per non andare poi troppo a ritroso.

Ci sono stati periodi – brevi – in cui ci è sembrato di vivere in condizioni più accettabili. Erano fumo negli occhi di chi non ha mai voluto guardare in faccia la o le realtà.

Cosa manca all’Italia per esser almeno pari potere di nazioni come la Germania? Un sistema che funzioni. La volontà collettiva di un sistema funzionante. Non servono tagli da miliardi di euro da prendere non si sa bene dove e come di volta in volta. Serve che i miliardi di euro che costantemente riempiono le casse dello Stato, vengano convogliate nei binari primari che farebbero funzionare e di conseguenza sviluppare il paese.

Se uccidi il welfare, stai uccidendo il sistema paese. Se abbatti la capacità economica della popolazione media, stai uccidendo il sistema paese. Ti arricchisci per un po’ se fai parte di coloro che a colpi di mannaia contribuiscono alla distruzione. Ma se il paese crolla del tutto, ad un certo punto crollerà anche il sistema di coloro che oggi viene chiamata “casta”. Abbiamo l’esempio della Grecia a pochi passi da noi. Un sistema paese basato sulla corruzione, dal basso verso l’alto. Finché ha retto, ha retto per tutti. Poi tutto è crollato.

L’Italia e la Grecia, sono le uniche due nazioni in Europa dove si continua a dire che è del tutto impossibile trovare risorse per una cosa che rimetterebbe in moto tutto il sistema paese: il reddito di cittadinanza.

Ovvio che “non ci sono le risorse” dal momento le risorse che dovrebbero essere utilizzate anche per il reddito di cittadinanza vengono utilizzate per scopi impropri. Ovvio che il sistema paese sia crollato, in considerazione del fatto che – contrariamente ad altre nazioni d’Europa - noi ci teniamo stretti ( tante volte ce li perdessimo… ) personaggi che altrove verrebbero catapultati letteralmente fuori dalle balle al primo odore di scandalo ai danni dei cittadini.

Leggete le cronache degli ultimi giorni: si è scoperto che Il Ministro tedesco dell’Istruzione (...) aveva copiato la tesi di laurea. Fuori. Fuori dal sistema politico. E non certo perché in Germania i politici siano più onesti dei nostri (la notizia di cronaca ne è un esempio) ma perché i cittadini farebbero la rivoluzione se un personaggio del genere continuasse indisturbato a occupare quella poltrona, dopo essersi macchiato di una colpa che da noi – purtroppo – farebbe sorridere un po’ tutti.
I componenti del mondo politico, da sempre, sono corrotti o corruttibili ad ogni latitudine. Vi è una ragionemolto semplice: maneggiare il potere quotidianamente non può non portare a qualche forma di abuso.

Sono i cittadini a dover costantemente sorvegliare e rimuovere le mele marce. Ovunque. Le mele marce o le butti nel secchio della spazzatura o non ti puoi aspettare che si autodistruggano come i messaggi segreti di 007...

La ricetta per uscire dalla crisi c’è. Ed è talmente semplice che nessuno qui in Italia, riesce nemmeno lontanamente a prenderla in considerazione. E’ la stessa ricetta che, in breve tempo, ci renderebbe pari livello con le altre nazioni da cui oggi siamo costretti a prendere ordini.

Leggete di seguito come funziona – in Germania – il welfare:

Una volta perso il posto di lavoro lo stato tedesco versa al disoccupato per 18 mesi, o per due anni a chi ne ha già compiuti 58, circa il 70 per cento dell’ultimo stipendio. Attualmente circa 3,5 milioni di disoccupati usufruiscono di questi sussidi. Superato il primo anno e mezzo, scatta per circa 6,7 milioni di persone in Germania (2 milioni delle quali bambini e ragazzi sino a 18 anni) il cosiddetto regime ‚Hartz IV’: sinora assicurava, oltre alla copertura dei costi dell’affitto e del riscaldamento, una base fissa di 359 euro a persona. Più un assegno familiare di 215 euro per ogni figlio sino ai 6 anni; ovvero, 251 euro per un bambino dai 6 ai 14 anni; o un massimo di 287 euro dai 14 ai 18 anni.

Visto nei suoi grandi numeri, il welfare alla tedesca è una macchina sociale gigantesca: ogni anno quasi la metà dell’intero budget statale (che nel 2010 è stato di circa 319,5 miliardi di euro) è assorbita dalle spese sociali. Ma è quando si va a calcolare ‚il minimo’ per la sussistenza di ogni singolo disoccupato che persino una Ursula von der Leyen, ministro del lavoro della Merkel, appare micragnosa.

Sono dati relativi al 2010. Le cose nel frattempo in alcuni casi, sono migliorate.

Per affondare la lama ancor più profondamente, invito tutti a leggere questo documento: “Il Welfare in Europa. Elementi per un confronto” prodotto dalla Fondazione Zancan

Perché da loro si e da noi no? Per motivi molto elementari, contrariamente a quanto si possa pensare: un sistema paese funziona solo se tutto il sistema paese vuole funzionare. Se i cittadini di una nazione – i pilastri – consentono un livello di corruzione elevato, non chiedono subito le dimissioni di chi si macchia di colpe ai danni dei cittadini, accetta – pur bestemmiando – che le cose continuino ad andare come sono sempre andate, la conseguenza quasi logica è quella che viviamo tutti: tutto resta immutato ed irrimediabilmente compromesso.

Sembriamo davvero geneticamente corretti per convivere nel e col danno. Così come appaiono geneticamente corretti al contrario, quei cittadini di altre nazioni che a volte noi, “paraculissimi italiani” prendiamo pure in giro parlando della “troppa precisione” di popolazioni che oggi e da sempre ci guardano dall’alto, per non dire altro…

Per concludere con una nota di vita quotidiana: oggi ho passeggiato per le strade del centro di Roma. Mi sono guardata intorno. Palazzi un tempo bellissimi. Strade da percorrere, un tempo agognate da molti cittadini di nazioni più o meno lontane. Atmosfere che un tempo hanno fatto dell’Italia un Paese elitario. Tutto oggi, è nel totale degrado. Così come degradata è la civiltà che vive nella nazione culla della storia mondiale.

Chiediamoci perché noi, pilastri della nazione, stiamo accettando tutto questo . Perché stiamo concedendo di distruggere le nostre vite e la nostra dignità. Chiediamocelo. Anche questo è uno dei segreti banali e una delle ricette semplicissime che nessuno di coloro che non vuole che si muova una foglia, pur ammettendo che sarebbe necessario un uragano, prende davvero in considerazione.

Mettersi in discussione una volta per tutte, potrebbe davvero fare la differenza. Ne avremo mai il coraggio, noi “intrepidi” e orgogliosissimi italiani?
 
P.S. le cose che ho appena scritto e descritto, ritengo siano di una semplicità quasi disarmante. Dobbiamo temere con tutte le forze la "assoluta necessità di grandi statisti per risolvere la complessità della crisi": serve solo a massacrarci tutti convinendoci che è vero.
 
VIDEO: http://youtu.be/TZT-vNHB5pU
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