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Italia-Svizzera: l’ABC del Federalismo

Prendo liberamente spunto da un testo definito dall'Associazione per la Riforma Federale l’“ABC del Federalismo”, per mettere su carta (ancora una volta) il mio pensiero federalista.

Le pantomime federaliste in questo paese non cessano mai di esistere, ivi compresa la legge delega che regola i rapporti tra stato ed enti locali. Il Federalismo parte, invece, da un concetto chiaro ed inalienabile: il potere amministrativo è competenza del governo locale e quello decisionale è dei suoi cittadini. Un sogno ancora lontano in una nazione laddove un articolo della Costituzione è un raro esempio di autonomia locale: Roma decide come, quando e quanto gli Enti Locali si possono autogovernare, e in ogni momento Roma può cambiare idea. 

Deve risultare chiaro un concetto basilare: il potere fluisce dai Governi Locali alla Federazione, non certo viceversa. Tra i Federalisti esistono molte correnti di pensiero, ma che si tratti di Municipi, Aree Territoriali Omogenee o Regioni il concetto base è uno solo: il Soggetto Locale deve avere la più ampia libertà di formare entità federate in grado di autogovernarsi.

Indiscutibile punto di partenza è il concetto che è lo Stato ad essere servitore del Cittadino e non viceversa, in tal senso mi piace spesso citare una frase di De Gasperi: “Si parla sempre di diritti dello Stato come fossero sovrani e superiori a qualunque altro diritto mentre la verità è che prima viene l’uomo e poi lo Stato”.

Grazie al Federalismo gli Autogoverni Locali (quindi Cittadini ed Istituzioni) sono in grado di non doversi inginocchiare (prassi nazionale attuale acquisita e consolidata) in attesa di una questua calata dall’alto. Secondo i principi federalisti, infatti, il Tesoro maturato da imposte e tasse non sono proprietà dello Stato Centrale (punto cardine del Centralismo) ma degli enti territoriali che ne trasferiscono una parte allo Stato per assicurare i suoi i servizi: esercito, presidenza della Repubblica federale, Parlamento, Corte Costituzionalepolizia federale, relazioni con l’estero, e i pochissimi altri compiti di coordinamento della Federazione.

Il Filtro Fiscale, di cui discusso negli ultimi paragrafi, consente ai cittadini di avere molta più consapevolezza sul lavoro svolto da chi li governa, il che li rende più rispettati e tutelati, con correttivi di Democrazia Diretta e Partecipativa; poi, i cittadini possono anche essere, pur con dei limiti, anche Sovrani attivi e decisivi. Sicuramente il trattenimento alla fonte dei gettiti fiscali consente ai Contribuenti di essere molto più consapevoli dell’utilizzo fatto del loro denaro.

Altro pregio essenziale del Federalismo è l’abbattimento del monopolio dello Stato sui servizi sociali, quali possono essere il sevizio scolastico, quello sanitario o il sistema pensionistico, il che permette senza dubbio un servizio di pregio ad un costo infinitamente più basso; questo non accade certo per un colpo di bacchetta magica, ma grazie al principio della concorrenza, immaginate, magari addirittura, aree in grado di produrre un servizio pensionistico concorrenziale che vendono questo servizio ad altre zone dello Stato.

Questo principio competitivo è la base di una vera riforma federale, un involucro di principi cardine fissati dallo Stato Federale, seguito dai Territori che gestiscono l’operatività dei compiti dovuti alle istituzioni.

Come dicevamo qualche paragrafo sopra, gli Autogoverni Locali cedono una parte minima della propria tassazione alle finanze centrali, le quali con questa quota si pagano i pochi essenziali servizi forniti ai cittadini e garantiscono un fondo perequativo in aiuto, e mai in assistenza perenne alle Aree in difficoltà, i calcoli dovranno essere sempre effettuati sulla base del “potere d’acquisto” ed aggiustati con le stime dell’ evasione fiscale e contributiva. Le quote erariali rimaste sul territorio, oltre che ad essere stabilite in quantità, saranno gestite dagli Autogoverni che decideranno come e dove spenderle, se spenderle. Nulla vieterà, vista la vicinanza tra Istituzioni e privati, che questi ultimi vengano coinvolti nell’esercizio delle funzioni istituzionali; il tutto assoggettato, ovviamente alla trasparenza e all’accountability, termine non traducibile in italiano, perché da noi mancano completamente la cultura della “resa di conto” ed il senso civico, se non la civiltà vera e propria. Cito, su questo principio una frase esaustiva, tratta dall’ABC del Federalismo: "La trasparenza dovrà essere uno dei principi cardini della Costituzione Federale, al punto che questo è uno dei pochissimi punti per i quali non si può dire che ogni ente federato si organizza come vuole. La trasparenza, anche contabile, ed il suo controllo da parte di professionisti indipendenti, dovrà essere un vero e proprio vincolo, un obbligo assoluto per tutti gli enti federati."

Alcuni leggendo queste parole potrebbe pensare che come Jules Verne stia scrivendo di fantascienza, invece il 90% di quanto scritto è vivibile quotidianamente a 22 km da casa mia, nella Confederazione Elvetica. Geograficamente parlando la Svizzera ha una densità di circa il doppio della Lombardia ed una cittadinanza più o meno eguale, col 22% di stranieri presenti sul territorio. Quest’ultimo dato, spacciato in Italia come rilevante, per le cause di delinquenza comune, in Svizzera non ha la stessa illustrazione: nella Confederazione si vive nella norma, senza grossi problemi tra l’altro d'integrazione (specie negli ultimi anni, va detto che una naturale xenofobia dilagò anche in terra elvetica anni fa) e con un controllo della sicurezza delegato agli autogoverni locali.

La popolazione elvetica è da considerare sufficientemente priva di problemi economici, occupazionali, previdenziali e istruttivi; il che non dipende certo dal DNA (ripeto che l’aria del Ticino si respira dalle mie parti), nemmeno dalla civiltà evidentemente, ma dalla migliore organizzazione istituzionale e materiale… noi viviamo di una cultura centralista, fatta di lontananza dal cittadino. Là, vige inossidabile da secoli il Federalismo. Date un occhiata alla Costituzione Elvetica ed al modo in cui viene interpretata e capirete il tutto; noi in queste settimane ci stiamo sforzando di pubblicizzare la nostra italianità come forza storica ed unitaria, ma non sappiamo nemmeno cosa successe quel 17 marzo tanto famoso, loro invece, ad esempio sono quanto descritto, qui sotto, dalla Associazione per la Riforma Federale:

“In quel fortunato paese, ogni singolo Cantone ha competenze irrevocabili perfino nel campo della giustizia e in quello fiscale. Eppure ogni 100 metri sventola una bandiera rossocrociata. Dunque, il federalismo non divide, come dicono i signori della Casta preoccupati solo di non modificare la mappa del potere e di tutelare i loro privilegi.”

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.82) 28 ottobre 2011 11:03
    Damiano Mazzotti

    L’Italia è un paese assurdo e ineguale... Esistono già 4 regioni e 2 province autonome che possono spendere e fare quello che vogliono, mente le altre regioni no, anche se devono finanziare poche regioni privilegiate: Valle d’Aosta, Trento e Bolzano, Friuli Venezia-Giuli, Sardegna e Sicilia. Poi la maturità civile dei politici e della cittadinanza fa una grossa differenza nell’amministrazione... e ci vuole molto tempo per la maturazione...

    Ma mi dica caro Bargna, da quanto tempo gli svizzeri hanno eliminato re e capi religiosi centralisti e hanno iniziato a pensare da soli? Da quanto tempo gli svizzeri si sono tolti la guerra interna dalle palle? Gli affari loschi e i grandi debiti delle guerre vanno a beneficio solo di pochissimi grandi industriali e bancari che di certo non mandano i loro figli a combattere...

  • Di Giorgio Bargna (---.---.---.161) 28 ottobre 2011 12:56
    Giorgio Bargna

    Da molto tempo lo fanno Mazzotti, il che non vuol dire che noi non possiamo iniziare adesso. Certo non bastano voci isolate, occorre che qualche movimento politiuco nascente dal basso si affermi in qualche città di rilievo, noi stiamo provando a farlo in una città da 40.000 abitanti, se vinciamo cominciamo ad esportare un pezzettino di Svizzera.

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