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Iran, torna in carcere Nasrin Sotoudeh, il simbolo dei diritti umani

Aveva la valigia pronta per un breve viaggio fuori da Teheran. Dopo 1000 giorni di carcere, le avrebbe fatto bene.

Ieri sera, alle 23, ha dovuto svuotarla e riempirla con altro: le cose che le occorrevano per rientrare nella prigione di Evin.

È terminato così, tra le urla disperate dei due figli che non volevano distaccarsi nuovamente dalla madre, il permesso temporaneo di tre giorni che le autorità avevano concesso a Nasrin Sotoudeh, la più nota avvocata per i diritti umani dell’Iran.

Con crudeltà, le è stato detto che il tempo era scaduto.

“Le autorità avevano assicurato che questo permesso sarebbe stato piuttosto lungo… Nasrin lo aveva detto con chiarezza: non avrebbe accettato un congedo di pochi giorni, perché un periodo così breve non avrebbe fatto altro che causare ulteriore stress e turbamento ai bambini” – ha scritto stanotte sul suo profilo Facebook suo marito, Reza Khandan.

In altri casi, ricorda l’organizzazione Iran Human Rights Italia, permessi temporanei sono stati prolungati fino a diventare – di fatto – definitivi. La speranza era che il termine venisse considerato dalle autorità iraniane con elasticità, per consentire a Nasrin Sotoudeh di riprendersi e fare i necessari accertamenti medici, dopo quasi 50 giorni di sciopero della fame.

Non è stato così. A Nasrin Sotoudeh resta ancora da scontare oltre metà della sua condanna a sei anni di carcere per “attentato alla sicurezza nazionale e propaganda contro il regime”. Non avrebbe mai dovuto trascorrere un solo istante in carcere.

Questo “permesso”, per il quale chi ha a cuore i diritti umani aveva esultato in realtà era un bieco, subdolo e diabolico tentativo per destabilizzarla. Sapevano che questa manciata di giorni a contatto con i figli, la famiglia, la casa, non le sarebbero bastati. Volevano ubriacarla con una gioia transitoria per renderla più fragile. Ma non riusciranno a fiaccarla.

Per lei, per suo marito Reza, per i suoi bambini, adesso riprende la campagna per far uscire di prigione Nasrin Sotoudeh, una volta per sempre.

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