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Iran: quando il Blog uccide


Dal PC al carcere; questo il percorso inaspettato di Omidreza Misrsayafi, giovane blogger israeliano morto ieri, apparentemente suicida.

E anche questa, purtroppo, è una dimostrazione della forza di Internet.
Il giovane iraniano, condannato nell’Aprile del 2008 a 2 anni e mezzo di carcere per propaganda contro lo Stato e per aver insultato i rappresentanti delle istituzioni, stava cadendo, come testimoniato da un altro detenuto, il medico Hessan Firouzi, in stato depressivo. Ieri dunque l’ultimo capitolo della sua breve vita, ancora da decifrare perfettamente, con la morte in infermeria. Suicidio hanno detto i funzionari del carcere all’avvocato del blogger che ha subito richiesto autopsia e ulteriori indagini. Siamo comunque ancora in attesa di un rapporto ufficiale.



Tutto questo in Iran, paese inserito nella lista dei "nemici di Internet" da Reporters Senza Frontiere, dove basta una velata critica ("Signor Khamenei sei in grado di amarmi quanto ami il figlio di Nasrallah?") al sostegno iraniano agli Hezbollah libanesi per finire in carcere. Un paese dove moltissimi siti sono stati chiusi, non ultimo il famigerato Facebook, riaperto peraltro proprio nelle ore seguenti la diffusione della notizia della morte del giovane dissidente.

D’altro canto però proprio nel paese mediorentale internet si sta espandando sempre più e le voci che erano state zittite con la chiusura dei giornali stanno trovando spazio sulla rete; tra queste, purtroppo non ci sarà mai più quella di Misrsayafi, ma confidiamo che il suo sacrificio non sarà stato inutile...

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