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 Home page > Attualità > Politica > Io se fossi Walter II

Io se fossi Walter II

Ispirato da questo articolo.

Non dormo molto la notte, ed il problema non sta nel fatto che mangi pesante o roba del genere, sta forse nel mio amore per il cinema.
Da lì, dal mio essere teneramente ed internamente bambino, la mia paura, il mio terrore che mi attanaglia e non mi permette più di vivere serenamente.


Nei giorni della durissima campagna elettorale, in cui non capivo più chi io fossi, agitando strane frasi in giro su di un autobus come un pubblicitario da mercato, sentivo forte il bisogno di rilassarmi.

Non c’era spazio in tutti quei congressi per me stesso, c’era solo e solamente il Walter che fin da bambino aveva sognato il Partito Democratico. Il bambino che lo sognava anche quando tirava le moltov, anche quando andava a giro col pugno alzato.
Il bambino, appunto.

Da piccolo amavo il cartone animato della Disney Peter Pan, così che nei pochissimi momenti di relax tornavo presente a me stesso guardandomi quella bellissima opera del caro Walt che del resto si chiama come me.

E da lì iniziò tutto.

Mi svegliai la notte, in preda al panico, e vidi la mia ombra correre e danzare per la stanza, talvolta facendo il gesto dell’ombrello, talvolta col pugno sinistro alzato, che si sa, non va più di moda. Cercai di riacchiapparla, ma non fu assolutamente possibile, l’ombra continuava a correre, danzare, imprecare. Diventai scemo, completamente, ma cercai ugualmente di mostrarmi sicuro e dignitoso all’opinione pubblica.

Cercai di monitorare la situazione personale e pubblica, componendo organismi di studio per il fenomeno, come il governo ombra. Purtroppo, in sei mesi, nessuno riuscì a reperire una Wendy in grado di riattaccare la mia sagoma, che andava ancora in giro a pugno chiuso.

Mi telefonò Silvio. Mi disse che era in grado di fare qualsiasi cosa. Io non gli credevo, ma allora lui, corrucciato, mi ricordò le sue origini di pianista di crociera, per poi mostrare i suoi meriti attuali, e devo ammettere che mi convinse.

Mi convinse di essere in grado di ricucire lo strappo tra me e l’ombra, l’importante, mi disse, era allontanarmi dall’Italia dei Valori per volare con lui verso l’Italia che non c’è.


Litigai immediatamente con Antonio Capitano Uncino, mostrandogli un orologio a pendolo, con sopra la scritta "giorni che mancano alla prescrizione del presidente", e mentre i secondi volavano via, lui si buttò in mare urlando assieme a Spugna e ad un certo alligatore.

Da stasera credo che riuscirò a dormire tranquillo, e attendo che Silvio venga a trovarmi dalla finestra, entrando in volo, per cospargermi della polvere magica della fatina Mariastella e volare con lui verso l’Italia che non c’è.

Credete che non si possa volare, che non si possa andare all’Italia che non c’è?
Credetemi, si può fare.

"Ebbene sì, è tornato un Io se fossi, a distanza di sei mesi o più, ma l’importante è che ogni tanto facciano capolino, con un poco di ironia e qualche critica"
(A. De Gasperi)

"Finalmente Riciard ritorna a ciò che è: un cretino"
(G.Buffon)

"Mi mancavano queste frecciatine politiche, era un pezzo che avevo voglia di ridere così"
(G.Garibaldi)

"Non mi sono mai piaciute queste ironiche cazzate"
(V. Sgarbi)

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