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Io se fossi Mariastella

Ogni mattina mi alzo e mi dirigo, quasi sonnambula, verso lo specchio. Apro gli occhi e mi guardo intensamente, ripetendo le parole "va tutto bene, va tutto bene" fino a che non perdono di significato e mi riaddormento in piedi. Mi sveglio grazie a un po’ di frastuono che proviene dall’esterno, i soliti facinorosi, nient’altro, e vado al lavoro.

Da quando Brunetta è ministro, mi tocca strisciare un cartellino, e andarci davvero a lavorare, non come quando il papi con la sua azienda agricola mi dava tutto il sostentamento necessario. Io, infatti, non facevo un cazzo, andavo a giro, a Reggio Calabria, spesso, tanto che c’ho anche sostenuto l’esame di ammissione all’albo, mentre mia sorella, infuocata della politica (che ci troverà, poi?), si inaspriva in discussioni di sinistra estrema. Io applaudivo, e basta.
Subito dopo aver strisciato il cartellino, o badge, per fare i professionisti, mi siedo con una tazza fumante di cioccolata, così buona che mi viene da applaudire.
Che ci volete fare, è così carino questo ufficio, così bello lavorare nel pubblico, mica come mia sorella, che finisce a fare la sindacalista modello Cofferati e poi tutti la chiamano cinese. Ecco, lì non la applaudirei.
Solitamente passa Tremonti, mio collega di ufficio, che sorridente mi porta ogni giorno un problema di matematica nuovo, si tratta sempre di far risparmiare un certo signor Italiano, Stato, di cognome se non sbaglio, ed io ci riesco sempre.
Ci metto anche poco, una sottrazione di qua, una di là ed ecco fatto! Ed applaudo all’inverosimile.

E più o meno è sempre andata così, fino a che una volta che mi volevo bere la cioccolata calda alla finestra, ho notato un gruppetto di persone che mi nominavano. Lì per lì, la prima volta, ho applaudito senza pensarci ed ho chiuso la finestra. Erano fascinosi.
Poi sono diventati sempre di più, sempre di più, sempre di più, e non sono più riuscita a bermi la cioccolata davanti alla finestra. Sono andata in depressione, tanto che Tremonti mi ha portato un problema diverso dal solito: Ho mille facinorosi davanti, se fingo di non vederne novecentonovantotto, quanti ne avrò? Due, ho risposto, due facinorosi! E giù applausi.
Ho dovuto anche iniziare a rilassarmi un poco, che lo stress si stava accumulando (ma perchè fare la segretaria di un nano deve essere così difficile?), e Silvio in persona è apparso, e mi ha chiesto di tagliare delle vecchie divise da scuola. E giù sforbiciate, di quà, giù sforbiciate di là e alla fine si è complimentato. E giù applausi. Inoltre ha detto che quelle potrebbero essere le nuove divise dei ragazzi a scuola. Ci pensate che bello? Sto applaudendo ancora.


Poi un giorno venne un certo Cota a parlarmi, e mi disse guardi, i cinesi e gli albanesi non sanno parlare l’italiano. E io gli dissi: ehmbè? Nemmeno io, e giù applausi.
Il giorno dopo c’era anche un nutrito gruppo di cinesi tra i facinorosi.

Non esco da due settimane dall’ufficio, non so più come o cosa fare. Questa gente mi vuole male, ho paura, una paura che nemmeno potreste immaginare.
Dovrebbero proprio insegnargli l’educazione civica a ’sta gente. Svergognati, venire a rompere a una povera segretaria di un nano.

Dovunque voi siate, aiutatemi.
Applausi.

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