• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Cultura > Intervista al poeta Domenico Cipriano

Intervista al poeta Domenico Cipriano

Ho amato sempre la poesia lineare, pur leggendo poesia sperimentale e cercando io stesso forme di collaborazione con musicisti per progetti specifici. L’Irpinia, la mia terra, è stata per anni terra di politica, una politica spesso autoritaria verso la sua popolazione...

 
Incontriamo Domenico Cipriano, poeta. Lo ricordo firmatario del Manifesto dei Poeti Irpini (1999), ideato e promosso dallo scrittore Vincenzo D’Alessio. Poeti i cui versi seppure silenziosi tuonavano nel panorama irpino dove si avviava un radicale cambiamento culturale, soprattutto negli anni novanta, dopo l’evento sismico.

Chi è oggi Domenico Cipriano ?
Un poeta un po’ meno giovane ma più maturo rispetto al periodo a cui hai fatto riferimento, tuttavia mi confronto come sempre con le mie ansie soffermandomi sulle cose che ci circondano. Ho scelto di creare una famiglia nella mia terra ed ho un lavoro per la sussistenza, offrendo tutto il mio restante tempo prezioso alla poesia, quella libera, che ha ancora molto da dire. Sono sempre stato una voce priva di condizionamenti, che ha seguito un percorso autonomo, confrontandomi con la poesia e l’arte che si è sviluppata in Italia negli ultimi anni e continuo a seguire il mio personale percorso.

Da quel periodo, in Irpinia molte iniziative culturali, voci libere sono state soffocate, è rimasta qualche traccia ?
L’Irpinia è stata per anni terra di politica, quella nazionale, una politica spesso autoritaria verso la sua popolazione, sfruttandola a favore dei personalismi. Oggi che i veri politici sono scomparsi, si cerca di fare lo stesso con la cultura, riproponendo quei cliché autocelebrativi e mediocri, con forme solo apparentemente aggreganti, ma concretamente massificanti, dimenticando che le logiche del potere sono lontane da quelle della poesia. Una poesia che si cerca vanamente di sottacere con i personalismi di chi vorrebbe oscurare gli eventi culturali che portavano le ferite del sisma del 1980, quando alcuni giovani poeti cercarono di vivacizzare un territorio dove la poesie era priva di confronto, e per questo giustamente mai salita all’attenzione nazionale. Sono oggi rimasti pochi i nomi con cui è possibile portate avanti, tra le difficoltà, il dialogo poetico e idee nuove, sane per la vitalità della poesia e dell’arte nel territorio.

Anche se credo che la poesia è universale, possiamo dire che oggi esiste una poesia Irpina?
L’Irpinia, come ogni zona italiana di piccoli centri e paesi, evidenzia una poesia caratterizzata dal riferimento al luogo e al paesaggio, dalla fierezza di appartenenza ad una zona interna della penisola. Un elemento questo che caratterizza gran parte della scrittura che nasce qui, ma sarebbe un errore parlare di una poesia “irpina” nello specifico. Tra i poeti nati in un’area vi sono sempre quelle poche eccezioni che rinnovano il modo di trattare argomenti comuni a molti, così nelle loro tracce quegli elementi in comune restano vivi e si perpetuano, ma con uno slancio artistico attuale ed originale.
 
Una poesia, un poeta, un movimento per il Sud, si può ancora parlare di meridionalismo ?
Dal periodo in cui la questione meridionale era predominante sicuramente le cose sono mutate, anche se le occasioni perdute sono state molte. Comunque parlare delle mancanze è doveroso, pur se oggi le problematiche del meridionalismo sono sempre più comuni ad una fetta ampia della società italiana. Ci sono nuovi flussi di emigrazione a cui corrisponde una forte immigrazione con valutazioni umane e problematiche di integrazione di non poco conto, inoltre il disagio della precarietà accomuna sempre più la penisola. Le problematiche hanno mutato aspetto ma restano, il meridione risponde ancora a logiche stantie e superate dove la politica non è vista come servizio, ma come la gestione del potere. La cosa tragica è che ciò avviene anche altrove
 
Cosa comunica Domenico Cipriano con la poesia ?
Il rapporto con il mondo, partendo sì dai luoghi di origine, ma di una origine che sente forte il bisogno del confronto. Un confronto dato dall’esperienza individuale, oggi sempre più collettiva, dal confronto con le varie realtà del mondo nell’idea di una globalizzazione dominante e possibile da rintracciare anche in luoghi piccoli e apparentemente sconosciuti. L’esperienza, espressa anche col viaggio ed ogni altra forma di conoscenza, resta ancora una possibilità della poesia, ma solo se si riesce ad oggettivizzare il proprio percorso e farlo sentire comune.
 
La poesia prende corpo dall’amore, dall’ira, dal dolore, dalla gioia. La sua da dove nasce?
Dal sentire, dal mondo che ci circonda e che abbiamo dentro di noi. Non si è mai con lo sguardo verso qualcosa soltanto. La poesia ne coglie sempre un aspetto che come un caleidoscopio ha molti colori, in base alla luce che sappiamo dirigere verso le cose. Certamente per scrivere ho bisogno di tranquillità interiore, di vedere sedimentata dentro di me la tempesta della vita a cui partecipiamo giorno dopo giorno.
 
Interessante l’iniziativa del Jazz Poetry (“Le note richiamano versi” con l’attore Enzo Marangelo, il musicista Enzo Orefice) un Domenico Cipriano per una poesia di ricerca, di sperimentazione che in futuro avrà altri sviluppi ?
In effetti è un lavoro sperimentale nel risultato. Le poesie sono essenzialmente poesie lineari, ma ricche di musicalità e spezzature fonetiche. Ma ci sono anche momenti più riflessivi. La mia poesia non muta nemmeno in questo contesto dove si lega con la musica, diciamo che era un passaggio obbligato vista la mia passione intensa per la musica jazz che ha influenzato anche la mia scrittura. Per il futuro, vista la proficua collaborazione con Marangelo e Orefice, stiamo lavorando ad un nuovo progetto che speriamo veda la luce nel 2010.
 
Il poeta è anche lettore ?
Chi scrive poesia deve amarla, e non si può amarla senza conoscerla, quindi occorre leggerla.
 
Manifestazioni, Premi e Concorsi di poesia non sempre ne diffondono la purezza spesso sono teatrini per mettere in mostra qualche “personaggio”. Cosa ne pensa ?
Come tutte le cose che ruotano intorno alla poesia, ma anche all’arte in generale, ci sono quelle ben organizzate e serie per il sincero lavoro affrontato ed altre meno. I “personaggi” spesso sono gli stessi organizzatori, ma ci sono anche realtà molto serie in Italia, a cui si guarda con sospetto finché non le si conosce bene.
  
Le piacciono le sue poesie ?
Rileggendole ritrovo cose che ancora mi piacciono e condivido, altre meno, ma significa che vedo una crescita nel mio lavoro e ciò non mi dispiace.
 
Quali sono le poesie più importanti per lei ?
Ne “Il Continente Perso” c’era una poesia che iniziava in questo modo: “Sulle mie montagne / c’è il mare”. È una poesia che sento ancora fortemente dentro di me, anche se mi accorgo che intorno a noi si cerca di sopprimere le onde tempestose che dominano quel mare interiore ed esteriore.
 
Quali sono, attualmente, le forme della poesia che la incuriosiscono e trova interessanti ?
Ho amato sempre la poesia lineare, pur leggendo poesia sperimentale e cercando io stesso forme di collaborazione con musicisti per progetti specifici, come hai anticipato. Oltre l’interesse e la curiosità che ogni novità o diversità fa nascere, sento sempre il bisogno di poesie che sappiano ancora parlare del sentimento, non del sentimentalismo, quel sentimento vero, ritrovato in un verso che coglie di sorpresa l’istante, e ci coglie di sorpresa rivelandolo.
 
Cosa ci prepara in futuro Domenico Cipriano ?
Sto scegliendo i testi per un secondo libro a 9 anni di distanza. Spero che il 2009 sia l’anno giusto. Dopo tanta ricerca di stili e contenuti ho fatto i conti con la mia scrittura e ho trovato un giusto equilibrio che spero di esprimere con la prossima pubblicazione.
 
 

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares