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Intervista al Segretario del Partito di Sinistra ungherese: "C’è rabbia, rischiamo la guerra civile"

Nell'epoca della globalizzazione, dove vige la regola del mercato, dove emergono le gravi contraddizioni e il divario tra ricchi e poveri aumentano, inevitabilmente emerge la paura e il malcontento delle persone. Soprattutto quando le sinistre europee non sono in grado di porre una vera alternativa e sposano l'ideologia liberista. E come la Storia ci insegna, i partiti populisti di estrema destra aumentano i consensi e rischiano, come è già successo nel passato con Haider in Austria oppure ad un passo dalla vittoria come Le Pen in Francia.

In Ungheria, l'11 Aprile del 2010, dopo anni di Governo fallimentare del Partito Socialista, ha vinto un Partito Conservatore e per la prima volta è entrato in Parlamento un partito neonazista che dal 2,5 per cento che aveva, è passato al 16,7.

Oggi, questo paese europeo, sta subendo una svolta autoritaria. Ne parliamo con l'italo-ungherese Attila Trasciatti, segretario del partito ungherese della Sinistra Verde per capire meglio la situazione attuale.

Superiamo ogni formalità visto che ci conosciamo da parecchi anni avendo, da giovanissimi, militato nel Partito della Rifondazione Comunista. Quindi ci daremo del tu. Da ormai alcuni anni hai deciso di fare politica attiva in Ungheria. Che ruolo svolgi, e soprattutto in quale Partito militi?

Il partito si chiama Sinistra Verde (Zöld Baloldal) e ne sono presidente esecutivo, ovvero segretario nazionale secondo le norme italiane. É un partito che nasce dalla fusione di movimenti antagonisti, comunisti e verdi di sinistra nella primavera 2009.


Prima di affrontare il presente, sarebbe utile che tu mi raccontassi in maniera più sintetica possibile la trasformazione sociale e politica del tuo Paese, a partire dalla caduta del Comunismo. D'altronde come disse Dostoevskij, noi "siamo tutti esuli dal nostro passato".

La caduta del comunismo reale in Ungheria ha portato a un rifiuto della Sinistra in quanto tale, per cui in occasione delle prime elezioni libere ci fu un'ondata di partiti di destra che entrarono in Parlamento, poiché erano loro che si erano opposti maggiormente al regime precedente. La destra però cominció subito con politiche di liberalizzazione e privatizzazioni sfrenate che accumularono il malcontento della popolazione che voleva maggiori libertà ma non un capitalismo sfrenato e disoccupazione, così alle elezioni successive votarono il partito socialista che venne ugualmente meno alle aspettative continuando ad appoggiare le politiche liberiste e le privatizzazioni. Per il 2002 alle elezioni si é presentato un partito socialista formalmente rinnovato e ringiovanito che è riuscito ad attrarre i giovani, il quale è riuscito a vincere anche le elezioni del 2006, ma fra crisi economica e conseguenti politiche di austerità hanno perso la maggior parte dell'elettorato di riferimento, perdendo cosi le elezioni. Il risultato è che, soprattutto da parte dei giovani c'è un allontanamento generale dalla politica, ma soprattutto dalla sinistra.


E quindi arriviamo alle elezioni di Aprile. Si parla di una vera e propria svolta storica. Oltre alla vittoria dei conservatori, quali altri elementi nuovi sono entrati in Parlamento?



Oltre i conservatori, che insieme ai democratici-cristiani hanno i due terzi dei seggi, necessari per cambiare la costituzione, sono entrati con quasi il 17% i nazionalisti del Jobbik (di ispirazione neonazista), i verdi-liberali di impostazione di sinistra del "La politica può essere differente" (è un partito antagonista, anti-sistema) e ovviamente i socialisti. Storica è l'uscita dal parlamento dei liberal-democratici e dei conservatori democratici (il partito che ha vinto le prime elezioni libere).

Si parla di deriva autoritaria. E' esagerata questa affermazione oppure il rischio è reale? Il leader leader socialista Indiko Lendvai pur riconoscendo la sconfitta, sottolinea che il suo è il “solo partito in Parlamento in grado di conservare i valori democratici”. E' davvero così?

La deriva autoritaria non è solo un allarme demagogico. É reale, e lo dimostrano le leggi autoritarie che vietano le libertà di stampa, espressione e di sciopero che sono state votate dal Parlamento. Inoltre il preambolo della nuova costituzione afferma praticamente che è ungherese solo colui che è cristiano e che la medesima Costituzione difatti tutela solo coloro che rispondono a questa descrizione. Per non parlare degli accenni pressanti a Dio, patria, famiglia, Cristianitá, Regno e Santa Corona. La svolta autoritaria può essere anche un'apertura alla Monarchia dal momento che la costituzione non esplica che forma debba avere il nuovo stato. D'altronde é stata anche cancellata la denominazione di Repubblica Ungherese trasformandola in Ungheria. A Budapest inoltre sono stati cambiati i nomi di Piazza Mosca, Piazza della Libertá e Piazza della Repubblica, poiché ricordano i regimi passati... I socialisti sono al 15% e sono sull'orlo di tre scissioni, dai cui partiti probabilmente solo uno riuscirà ad entrare a malapena in Parlamento. Il presidente Attila Mesterházy lo ha capito e sta cercando di distrarre l'elettorato di sinistra dalle altre formazioni politiche e movimenti che si stanno organizzando anche meglio dei socialisti, tentando di egemonizzare la sinistra, senza riuscirci peraltro. In parlamento fa maggiore opposizione comunque il partito verde che é appoggiato anche da diversi movimenti antagonisti.

Ritorniamo alle leggi sulla libertà di stampa e di sciopero. Nello specifico come le limitano queste due espressioni vitali per una democrazia?


Il governo ha introdotto la censura, ovvero gli organi di stampa e di informazione (anche su internet) sono controllati governativamente. Quindi se qualsiasi giornalista "osi" scrivere qualcosa di negativo sul Premier e Governo viene punito con una multa di diverse decine di migliaia di euro e lo stesso vale per l'organo di informazione, e chi non ha i soldi necessari si vedono costretti a chiudere. In pratica, si puó scrivere e dire solo ció che il governo vuole che si senta... Come avevo giá accennato, dal primo gennaio 2012 entrerá in vigore la nuova costituzione in cui non sarà citato il diritto allo sciopero, poiché il governo non prevede questa possibilitá (mi ricorda il fascismo...). Domani (oggi, n.d.r) ci sarà una manifestazione sindacale alla quale ha aderito anche il sindacato delle forze dell'ordine, il quale si é apertamente schierato contro il governo. Per impedire la partecipazione di poliziotti e finanzieri, il Comando Generale di Polizia per la giornata dello sciopero ha chiamato a disposizione tutti gli agenti che si trovano nei vari corpi, impedendogli anche di portare con se il cellulare privato, cosa mai successa prima. Il governo, vista la riluttanza della polizia nell'appoggiarlo sta varando una legge in cui può chiamare alle armi, in caso di stato d'emergenza tutti gli ungheresi tra i 18 e i 45 anni. Per stato d'emergenza si intende per esempio uno sciopero degli agenti o una loro disobbedienza. Il nostro partito sta appoggiando il Sindacato generale delle Forze dell'ordine, così come ovviamente ogni sindacato, nella lotta contro il delirio fascistizzante del governo ungherese. Quest'ultimo sta apportando delle modifiche talmente profonde nella struttura stessa dello Stato, che per poter cambiarle, non sarà necessario vincere le elezioni, ma bisognerà cambiare tutto il sistema. Per ora la rabbia della popolazione si sta accumulando, ma continuando su questa strada forse saremo il primo Paese dell'UE dove ci sará una guerra civile (o una rivoluzione).

 

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