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Inquinamento ed economia in Italia: nuove prospettive

 
 

Un problema cronico dell’Italia e non solo, riguarda l’inquinamento dell’atmosfera, delle acque e del suolo, che sicuramente può essere correlato con il grave problema economico e della disoccupazione che hanno raggiunto livelli veramente tragici.

Penso, inoltre, che i tre problemi non possono essere risolti separatamente, ma presentano sicuramente una chiave di soluzione convergente. Riguardo all’inquinamento , proprio in questi giorni apprendiamo che secondo uno studio effettuato da un equipe di ricercatori europei, l’Italia sarebbe il paese più inquinato del vecchio continente. L’allarmante notizia è apparsa in questi giorni, sulle pagine del ”Lancet Oncology”. La ricerca è stata eseguita da un team di studiosi internazionale a cui ha preso parte anche un gruppo di ricerca dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. Secondo i dati, per ogni incremento di 10 microgrammi di Pm 10 per metro cubo presenti nell’aria, il rischio di ammalarsi tumore al polmone aumenta di circa il 22%. Tale percentuale sale al 51% per una particolare tipologia di tumore, l’adenocarcinoma, un genere di tumore che si sviluppa, non a caso, tra tanti non fumatori. 

È universalmente noto che la causa principale dell’inquinamento atmosferico, particolarmente critico nelle città e soprattutto nelle metropoli, è la combustione prodotta dagli autoveicoli e dalle industrie. La soluzione energetica circoscritta alle fonti tradizionali del carbone fossile e del petrolio è sicuramente inadeguata e destinata entro questo secolo a ridimensionarsi. Dovrebbe essere un bisogno naturale, per tutti quegli Stati che oltretutto ne sono sprovvisti, di invertire la tendenza e moltiplicare gli sforzi per limitare la dipendenza dai produttori di petrolio e investire, invece, sulle fonti rinnovabili d’energia e su quei meccanismi che a parità di resa necessitano di minor consumo di prodotti petroliferi.

Da qui la nostra ripetuta proposta di creare anche in Italia una politica seria per la produzione delle fonti d’energia rinnovabile come l’eolico, il solare, il geotermico, l’idroelettrico ( laddove è ancora possibile) e quello legato alla produzione dei rifiuti solidi urbani e di tutti i cicli di produzione agricola e industriale, che comunque dobbiamo smaltire e tanto vale ricavarne, almeno, un ulteriore vantaggio, seppur in parte altrettanto inquinante.

Dovremmo intervenire soprattutto sulla combustione dei motori degli autoveicoli: sappiamo di una sperimentazione avvenuta nell’università di Torino, se non erro anche in collaborazione con la Fiat, dove è stato sperimentato un prototipo ibrido di autovettura, che consuma solo 2 litri di carburante per 100 chilometri. Nei giorni scorsi abbiamo saputo di un’altra sperimentazione che ha visto protagonisti alcuni artigiani veneti e poli di ricerca universitari, che hanno realizzato un “kit” per convertire le vetture alimentate con combustibili tradizionali (benzina, gasolio) in auto elettriche. 

L’obiettivo è quello di convertire un buon numero di automobili usate di proprietà delle amministrazioni comunali in auto elettriche. Per Confartigianato, l’iniziativa permetterà innanzitutto a chi non può permettersi l’acquisto di un’auto elettrica nuova, di poterne avere una convertendo, a costi contenuti, la propria vettura ad alimentazione tradizionale.

In secondo luogo, il progetto mira a rivitalizzare il settore del’artigianato locale costituito da tanti meccanici e elettricisti che stanno provando sulla loro pelle i danni dell’attuale dissesto economico nazionale e globale. Naturalmente con un adeguato sostegno statale o privato, il progetto potrebbe far nascere un nuovo polo industriale italiano, che porterebbe sicuramente un sollievo alla piaga della disoccupazione in ogni regione. 

Ugualmente potrebbe ridimensionarsi il problema della disoccupazione, diffondendo mini e maxi impianti di energia rinnovabile su ogni edificio pubblico e privato, favorendo così un’industria rigorosamente italiana, occupata da tecnici e progettisti italiani, che insieme a tutto l’indotto legato necessariamente al trasporto, all’installazione e alla manutenzione di questi impianti, favorirebbe anche la lotta contro l’inquinamento, altro problema segnalato all’inizio del nostro intervento. 

Queste ci sembrano le vere scommesse per l’immediato futuro che dovrebbe sostenere il nostro governo, per la salvaguardia dell’ambiente, diminuendo concretamente le cause inquinanti e nel contempo per creare una valida alternativa nel campo dell’economia, limitando l’acquisto delle fonti energetiche tradizionali e dall’altro rinnovando un nostro mercato produttivo nel campo energia pulita e delle auto ibride ed elettriche.

Vogliamo far sentire ai nostri politici anche le nostre proposte e spingerli a lavorare sulle nostre indicazioni e prospettive? Dipende anche da noi quanto sappiamo alzare la voce e pretendere di essere ascoltati, piuttosto che sentire solo le loro sceneggiate, spesso volgari e da popoli sottosviluppati.

Organizzarsi in Comitati permanenti di proposte politiche è il primo passo verso la soluzione di tanti nostri problemi sociali.

 

Foto: EpSos.de/Flickr

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