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Indonesia, quando la pena di morte arriva via Zoom

Nel suo Rapporto sulla pena di morte nel 2020, pubblicato alcuni giorni fa, Amnesty International ha notato, oltre a quella delle esecuzioni, anche la diminuzione delle nuove condanne a morte.

L’Indonesia fa eccezione. Lo scorso anno sono state emesse almeno 117 condanne a morte, soprattutto per reati di droga, contro le 80 del 2019. In almeno 100 casi, gli imputati sono stati giudicati colpevoli e destinati al plotone d’esecuzione da giudici che hanno visto solo su un monitor.

La pandemia da Covid-19 dunque, almeno in Indonesia, non ha fermato i processi per i reati capitali. Se già è estremamente discutibile considerare equi processi in cui si decide della vita e della morte di un imputato in modalità virtuale, soprattutto in stati come l’Indonesia in cui la connessione a Internet è instabile, che dire dell’impossibilità dei contatti diretti tra i condannati e i loro avvocati e dell’accesso di questi ultimi agli atti del processo?

Anche quest’anno le sentenze alla pena capitale continuano ad arrivare via Zoom: mercoledì scorso sono stati condannati a morte 13 membri di una banda di narcotrafficanti accusati di aver introdotto in Indonesia 400 chilogrammi di metamfetamina.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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