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India: arrivo a Bangalore

L'arrivo a Bangalore è stato piuttosto sconvolgente e ho imparato che una città di 10 milioni di abitanti non potrà mai rassomigliare ad una mappa di Google!

Il tassì era di colore verde chiaro metallizzato come quasi tutti gli altri, tutti in fila ordinata e numerata, nuovo, pulito, con aria condizionata. Il ragazzo mi è sembrato subito simpatico: non si ferma a guardare l'indirizzo ma salta subito al volante e parte a razzo suonando il clacson come se avesse un ferito grave a bordo. Aggiungi che la guida è a sinistra ed io avevo tre cambi di aereo alle spalle, ti puoi immaginare... Ma ero così felice di essere finalmente qui che mi godevo lo spettacolo come se fossi alle giostre.

Le auto si dividono in due categorie, quelle che vanno piano e quelle veloci. Tutte indistintamente passano da una corsia all'altra solo che quelle veloci sorpassano a zig-zag da un lato e dall'altro al punto che, sull'autostrada a 3 corsie dopo un po' non sei neanche sicuro se qui si guida a sinistra. Ma la cosa più incredibile sono i clakson che suonano a tutto spiano, sempre e comunque e il mio autista è un vero campione in questo, non lascia mai l'ultima parola agli altri; l'ho visto suonare anche da fermo ma non per sollecitare qualche impossibile azione da parte degli altri davanti ma, credo, solo per marcare il territorio.

Dopo un lungo tratto diritto con poche costruzioni e molte palme sofferenti tra canali e laghetti poco invitanti, pannelli pubblicitari e baracche ricoperte dagli stessi cartelloni, ecco che ci avviciniamo alla città, si vedono palazzi, cantieri e mezzi di trasporto e di lavoro di tutti i tipi e di tutte le età; e sopratutto si comincia a vedere tanta gente, sempre di più, fino a che sono già così tanti quando ancora i quartieri intorno non sembrano avere abbastanza case per ospitarli tutti. È una massa scura per lo più di uomini scuri con qualche donna che si distingue per l'abito sgargiante e l'andatura altèra, tutti intenti a fare qualcosa o ad andare da qualche parte tra strade polverose e case autocostruite che offrono, al piano terra, mercanzie e servizi di tutti i tipi, e, al piano di sopra, abitazioni mezze finite o baracche fatte con i soliti cartelli che in parte potrebbero riferirsi all'attività che si svolge di sotto.

Quando il traffico si dirada e il mio autista vede che si può correre ricomincia l'effetto «ferito a bordo», ora però siamo in città e il videogame si fa più difficile, sono comparsi i riksciò a motore, migliaia di scarafaggi inquinanti ma indispensabili visto che la metropolitana è ancora in costruzione,

In Cina hanno cominciato a sostituirli con quelli elettrici ma in India, dove lo stato è quasi assente, questo non accadrà prima che il modello elettrico non sia diventato più economico ed efficiente di quello attuale, sporco e cattiivo,

L'illuminazione pubblica ancora non l'ho vista, le cose e le persone sono illuminate da singole sorgenti di luce più o meno forti, così mentre avanziamo in un crescendo sfrenato di trombe e bip-bip e pe-peee e gracidii di motorette a profusione, sembrano accendersi continui riflettori come spot su gruppi colorati e altri oscuri, piccoli templi con effetto di marzapane che si accendono mentre passiamo, cani a cui qualcuno offre da mangiare, immagini sacre e tabernacoli finchè finalmente seguiamo strade appartate e silenziose appena ai lati di quel caos tanto da sembrare un paesino da tutt' altra parte, stesse luci basse, stesse strade e buche ma poca gente e nemmeno l'ombra di un commercio.

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