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(In)ter(per)culturando: ’Libri da ardere’ di Amélie Nothomb

 

Il video è una produzione Teatridithalia/Asti Teatro, per la regia di Cristina Crippa con Elio De Capitani, Elena Russo Arman, Corrado Accordino (luci di Nando Frigerio, suono di Jean-Christophe Potvin), tratto da 'Libri da ardere' di Amélie Nothomb.

La prima edizione del libro uscì nel 1994 con il titolo di Les Combustibles per édition Albin Michel s.a. mentre l'edizione che ho rintracciato io è di Robin Edizioni, 2008, traduzione di Alessandro Grilli con introduzione di Claudio Maria Messina e foto di Giliola Chisté.

Difficile, in effetti, dire 'cosa-è' questo libro. Evidentemente una contaminazione, nello stile pungente, sorprendente e visionario della Nothomb, che aveva ventisetta anni quando scrisse Les Combustibles.

Nota per le sue scelte 'oltre' la regole della narrativa, questa storia è scritta per essere interpretata, vista, prima ancora che assorbita e capita. Per questo ho iniziato con un video, per provare a far entrare in quelle atmosfere appena abbozzate che Nothomb spennella per poi lasciare tutto il campo alle voci 'nude' dei personggi che si muovono in spazi appena delineati, tra gesti e sottintesi tutti da cogliere e interpretare.

E' sostanzialmente una simil stesura teatrale, ogni scena inizia con un'introduzione a delineare dove ci si trova, poi i personaggi prendono a dire, alternandosi.

I libri sono sempre il centro di tutto. Quelli che meritano di essere ricordati quanto quelli pronti per scomparire tra le fiamme. I libri sono croce e delizia, alimentano dibattiti, battute, ironie e doppi sensi. I libri, come punto di partenza e arrivo del mondo-tutto che Nothomb propone con l'abituale ritmo svelto e secco, acido quanto stupito, sempre e comunque nudo nel buono e nel brutto delle cose lasciando che sia poi il lettore a cogliere le sfumatore tra toni e smorfie, spalle che parlano e risposte fintamente scontate.

Non è una lettura ristoratrice, a cui abbandonarsi per entrare in un 'altro mondo', è un magma che mette continuamente il lettore in condizione di fermarsi, domandare, aspettare, riprendere.

Nothomb ha continuamene bisogno di 'seminare' concetti, annotazioni a margine, riflessioni che arrivano al lettore spesso come frustate o sussurri in sottofondo.

Daniel. Be', sta a noi educare i lettori affinché la lettura non sia più inutile.

Il Professore. Educare un lettore! Come se un lettore si potesse educare! Lei non è più così giovane da preferire simili idiozie. La gente è la stessa che si tratti di leggere o di vivere: egoista, avida di piacere e ineducabile. Non spetta allo scrittore lamentarsi della mediocrità dei suo lettori: li deve prendere come sono. Se può ancora concepire l'idea che riuscirà a cambiarli - se riesce ancora a concepire una cosa simile nonostante la guerra - ebbene allora il romantico imbecille è lui, e non chi ama leggere Blatek.

Daniel. Se anche lei avesse ragione, i suoi torti sarebbero solo più gravi, visto che ha passato gli ultimi vent'anni a insegnare il contrario.

Il Professore. Ma sono stati soltanto i primi della classe come lei a credermi, Daniel. Gli altri avranno avuto il buon senso istintivo di capire il contrario di quello che dicevo. E sono sicuro che oggi quelli che sono ancora vivi si dilettano a leggere Il ballo dell'osservatorio proprio perché ne avevo parlato male a lezione.

Daniel. Non ho mai visto qualcuno ripulirsi la coscienza con tanta serenità.

[pag.90-91]

 

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La scheda del libro.

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