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In Rete siamo “più liberi di prima” solo se lottiamo contro le leggi liberticide. Checché ne dica Il Giornale

Per il Giornale di oggi non bastava equiparare l’idea “un assassino non è un eroe” a “spargere veleno”: bisognava anche affermare che approvare una legge che prevede come sanzione ultima l’esclusione all’accesso a Internet ci rende in qualche modo “più liberi di prima”.

Sì, perché tanto la legge in questione (la famigerata Hadopi francese) è inapplicabile. E poi la Rete “non si censura”: lo dimostrerebbero le twitterate contro il regime iraniano e le “crepe” nel Great Firewall cinese. Insomma, il messaggio è chiaro: che importa se passano leggi liberticide, tanto poi considerazioni di ordine tecnico ed economico le rendono lettera morta. “Altro che Grande Fratello”.

Eppure il vero pericolo cyber-distopia non riguarda il contrasto alla pirateria, ma alla libera espressione. Chissà se al Giornale hanno letto l’ultimo rapporto di Reporters Without Borders, che invece racconta una realtà ben diversa. Chissà se da quelle parti è giunta notizia dei 40 mila che setacciano la Rete in Cina a caccia di oppositori del regime, che poi possono venire costretti – se adolescenti – in “campi di addestramento” da cui possono uscire anche dentro a una bara. Chissà se hanno mai sentito parlare di blogger incarcerati per reati d’opinione o perché dicono cose vere ma che “compromettono la sicurezza nazionale o siano considerate diffamatorie”. Chissà se hanno sentito parlare di chi viene costretto alla detenzione in ospedali psichiatrici per un post di troppo (avviene in Russia). Chissà se sanno dei paesi in cui i social network sono completamente oscurati, la connessione viene rallentata al punto di non poter fruire sostanzialmente di alcun servizio online oppure i fatti scompaiono al punto che la stragrande maggioranza della gioventù cinese, ad esempio, ignora cosa sia avvenuto in Piazza Tienanmen nel 1989. Alla faccia delle “crepe”.

Forse nulla di tutto questo è giunto alle orecchie dei “volonterosi carnefici” di Feltri. Che avanzano invece questa morale:

Perché lottare contro misure che limitano l’accesso alla Rete, sembra suggerire Giuseppe Marino? Perché tanto allarmismo? La Rete ci rende più liberi di prima, e alla Rete nessuno mette il bavaglio. Passino pure i comma 29, i decreti Romani o i ddl Lauro di turno, dunque: tanto – se “controllare costa troppo” – non sarà possibile applicarli. Che dite, lo raccontiamo a chi sta dietro le sbarre?

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