In Egitto non si parla più di Giulio Regeni, ma si è ad un passo dalla verità processuale. Continuiamo a sostere la famiglia di Giulio

L’Egitto si adopera per la cooperazione giudiziaria. Questa la barzelletta che si raccontano e ci raccontano. Cosa che ovviamente non è come ben sappiamo e sanno tutti coloro che da quel 25 gennaio 2016, giorno del suo rapimento, seguono l’evoluzione dell’omicidio di Stato che ha avuto come vittima purtroppo il nostro Giulio. Siamo oramai sul decennale da quell’evento tremendo ma siamo oramai anche ad un passo dalla verità processuale. Ottenere la condanna degli imputati, esponenti di primissimo piano dell’apparato di sicurezza egiziano, è un qualcosa di enorme, tenendo conto delle fatiche umane che la famiglia di Giulio, con il team legale, hanno dovuto intraprendere. Perché la verità e giustizia per Giulio non è un affare privato e famigliare, ma una questione che interessa la società civile italiana prima di tutto e tutti coloro che vogliono ritrovarsi in un mondo dove torture, rapimenti, depistaggi, oltraggi alla memoria, non abbiano più luogo. In tutto ciò i rapporti tra Italia ed Egitto sono continuati, anche se il business è in calo con variazioni con punte quasi di un – 20% rispetto al solito, ma sicuramente non perché è venuto meno l’interesse dell’Italia, figurarsi, il regime del dittatore Al Sisi è ancora un punto di riferimento importante per la solita politica. Il calo è dovuto a fattori esterni. In Egitto di Giulio si parla sempre meno, soprattutto ora che il processo è avviato, anche questo è un segnale della complicità di un sistema di potere che vuole continuare ad affermare la via del silenzio, della rassegnazione, come se nulla fosse stato, ma lì tutto è Stato poiché il regime egiziano è responsabile di quanto accaduto Giulio e ciò è innegabile.

mb