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Immigrato ora vuol dire criminale

Immigrato ora vuol dire criminale

La riunione del Consiglio dei Ministri, esposta a Reggio Calabria, capitanata dal premier Silvio Berlusconi ha segnalato un giro di dichiarazioni che fanno spavento e vanno in netta contraddizione con quella che è la realtà dei fatti. Nella conferenza stampa, Berlusconi ha varato il Piano AntiMafia, presentando un vero e proprio codice di leggi.
 
I dati volano, dai sequesti ai beni immobili e mobili che hanno riportato nella casse dello Stato circa 7 miliardi di euro, tolte ovviamente alle organizzazioni criminali, alla lotta all’immigrazione che avrebbe portato risultati soddisfacenti e nettamente migliori rispetto "alle legislazioni di sinistra". Il punto che scotta però arriva poi quando gli immigrati vengono etichettati come "criminali". Meno immigrati significa meno criminalità. Nei giorni della commemorazione della Shoah, questo fulmine a ciel sereno, decisamente contraddittorio viste le parole del premier, che impone un "dovere la lotta all’ideologie razziste", fa più male che bene.
 
Le reazioni più significative, PD a parte, provengono da Vito Banco, direttore di Confagricoltura che sottolinea l’importanza nella nostra economia, del lavoro degli stranieri, i quali non solo contribuiscono in maniera netta al nostro Pil (il 9,7%), ma che questi circa 90 mila stranieri che lavorano, hanno dei contratti regolari, determinati e indeterminati certo, ma che grazie alla loro attività permettono un ottimo processo di integrazione nel paese straniero, in questo caso l’Italia. Il ministro degli Interni Maroni invece, si è appellato ai suoi dati, insistendo sul fatto che il patto stipulato con la Libia funziona e che gli ingressi "clandestini" diminuiscono notevolmente, ma sembra abbastanza chiaro e lampante che molti degli immigrati arrivano via terra e non solo via mare. Chiaro spot elettorale.
 
Contemporaneamente il ministro Alfano introduceva la parola "’ndrangheta" nella legislazione nazionale, garantendo quindi una maggiore lotta al fenomeno per i magistrati. Niente di nuovo, anzi, una cosa che magari andava fatta prima, non andavano invece fatte certe dichiarazioni sul profilo degli immigrati, a Reggio Calabria poi. Vicino al capoluogo c’è Rosarno, teatro della rivolta della comunità nera che combatteva guarda caso, proprio la ndrangheta, una cosa che fino a un giorno fa per il Governo neanche esisteva.

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