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Ilva e ambiente: i tecnici confermano il danno ambientale

I tarantini lo sanno, anche senza la prova tecnica. Sanno che l’Ilva crea danni ambientali e sanno anche che i valori di diossina non sono attendibili poiché non misurati di continuo 24 ore su 24. Quando i quattro periti tecnici hanno depositato il 27 gennaio scorso le cartelle tecniche nella cancelleria del gip Todisco, molti hanno detto che non era stata scoperta l’acqua calda.

Certo, avvalorare le tesi di ambientalisti con filmati, foto e denunce fatte in passato, è servito almeno a capire da che parte venivano gli attacchi a Riva e soci.

Si era detto anche che si era calcato molto la mano sull’azienda che a suo avviso aveva fatto molto in campo prevenzione fumi. Vendola stesso si era sentito felice e contento di aver avuto vittoria contro un mostro siderurgico che aveva seguito le direttive regionali in termini di valori di diossina e che aveva, a suo dire, raggiunto la soglia minima che garantiva aria più pulita alla popolazione jonica.

La settimana scorsa, però, nell’inchiesta dei quattro tecnici, si è capito anche che “dallo stabilimento Ilva si diffondono gas, vapori, sostanze aeriformi e sostanze solide (polveri ecc.), contenenti sostanze pericolose per la salute dei lavoratori operanti all’interno degli impianti e per la popolazione del vicino centro abitato di Taranto e dei comuni vicini; sono riconducibili alla stessa Ilva i livelli di diossina e di Pcb rinvenuti negli animali abbattuti, appartenenti agli 8 allevatori parti civili nel procedimento, così come sempre addebitabili all’Ilva sono i livelli di diossina e Pcb accertati nei terreni circostanti l’area industriale di Taranto; all’interno dello stabilimento Ilva non sono osservate tutte le misure idonee ad evitare la dispersione incontrollata di fumi e polveri nocive alla salute dei lavoratori e di terzi". 

Per quanto riguarda i valori i tecnici affermano che "i valori, misurati con gli auto controlli nel 2010, risultano conformi sia a quelli stabili dalle precedenti autorizzazioni che a quelli previsti nell’Aia del 5 agosto 2011. Ma queste stesse emissioni non vengono misurate da un sistema di controllo automatico in continuo, malgrado ciò sia previsto da una legge del 1998, tanto che le emissioni non risultano comunque conformi a quanto previsto dalla normativa nazionale in materia di trattamento termico dei rifiuti. Non risultano, inoltre, seguite le procedure operative per evitare il fenomeno dello slopping (le nuvole rosse che periodicamente si vedono sull’Ilva)".

Quindi tutto adesso è stato confermato da tecnici validi e da strutture legislative che, speriamo, possano dare adito a sanzioni e azioni contro un colosso che continua a mietere vittime.

E così facendo non potranno alcuni dire che solo gli sciocchi ambientalisti no global sono i soliti accusatori di parte e senza prove certe; adesso, quelle, ci sono eccome!

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Renzo Riva (---.---.---.148) 14 agosto 2012 22:42
    Renzo Riva

    Quali prove?

    Provi la magistrato Todisco a rispondere alle domande del prof. Franco Battaglia poste oggi su "il Giornale" a pagina 4.


    Dal gip accanimento: dimostri il legame tra azienda e tumori
    Franco Battaglia - Mar, 14/08/2012 - 07:30

    Non è facile scrivere del caso Ilva senza avere le carte ufficiali - a cominciare dai dati che hanno indotto il magistrato a prendere i noti provvedimenti. Tuttavia, prendendo per buone le notizie della stampa che sta, senza-se-e-senza-ma, dalla parte della magistratura, ritengo di poter sostenere che, ancorché in buona fede, il magistrato abbia preso un grosso abbaglio, che l’Ilva non emette alcunché che sia causa di effetti sanitari a danno dei tarantini, e che nessuna opera di bonifica è necessaria.
    Leggo ad esempio sul Fatto Quotidiano che la Todisco nel motivare la propria ordinanza vi abbia scritto: «Affinché non un altro bambino abbia ancora ad ammalarsi o morire a causa delle emissioni tossiche del siderurgico».
    Se Il Fatto scrive il vero, delle due l’una: il magistrato o è oppure non è in grado di fornire nome X e cognome Y di un bambino che è già deceduto a causa delle emissioni tossiche dell’Ilva.
    Ci sarebbe da chiedersi, nel primo caso, come mai essa non abbia ancora incriminato nessuno per l’omicidio del bambino XY. Nel secondo (e, a mio parere, più probabile) caso, verrebbe a cadere la motivazione che lo stesso magistrato ha dato alle proprie azioni ed emergerebbe a carico dello stesso o una predisposizione al giacobinismo oppure una voglia di protagonismo o, comunque, una scadente capacità a interpretare i dati epidemiologici, che sono dati statistici.Dai quali si evince - informa l’agenzia di stampa Ansa - che vi sarebbe un’incidenza di tumori aumentata del 15% (e fino al 30% per i tumori ai polmoni) nell’area del sito dell’Ilva.
    Questi aumenti non hanno alcun significato statistico che giustifichi l’azione del magistrato. Anzi, non hanno alcun significato statistico per neanche solo sospettare che sia l’Ilva la causa di quanto osservato. Tanto più che Taranto è uno dei maggiori porti per la distribuzione di sigarette di contrabbando contraffatte, cioè contenenti sostanze dannose. Che se fumate dai tarantini...
    Il che significa che, anche quando l’aumentata incidenza fosse dovuta a una reale causa, colpendo l’obiettivo sbagliato il magistrato distoglie l’attenzione da quello vero, causando così più danni di quelli presunti causati dall’Ilva. Per capirci: dovete sapere che per qualche curiosa ragione l’incidenza dei tumori occulti alla tiroide è in Finlandia del 1000% superiore che nel resto del mondo; che avrebbe fatto la Todisco, avrebbe vietato la navigazione dei fiordi o la panificazione del kalakukko?
    Non è la prima volta che epidemiologi approssimativi e magistratura scadente in matematica fanno una pericolosa miscela esplosiva.
    Forse lo ricordate, ma 12 anni fa emerse il caso delle antenne di Radio Vaticana che la magistratura voleva sequestrare perché gli epidemiologi dicevano di aver osservato un aumento di leucemie infantili del 500% nei pressi delle antenne.
    Questo Giornale fu l’unico ad anticipare (come poi la commissione Veronesi confermò) il colossale abbaglio: Radio Vaticana non ha causato alcuna - neanche una - leucemia.
    L’ultima cosa curiosa: l’Ansa informa che «i dati epidemiologici saranno disponibili non prima di metà settembre». La domanda spontanea è: se ancora non vi sono dati disponibili, su quali dati ci si è basati per sollevare questo grottesco polverone?

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