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Il sangue e la celtica di Nicola Rao

Il viaggio nella galassia del neofascismo italiano è finito. Un lungo percorso dagli anni ’50, dai primi gruppi che si riuniscono attorno ai vecchi nostalgici del ventennio, con l’idea di vendicare piazzale Loreto, di rivendicare la Trieste italiana.
Passando attraverso gli anni ’60, quelli della lotta al pericolo rosso, dalla contestazione nelle piazze e nelle università. Fino al nero periodo della strategia della Tensione: la bomba a Piazza Fontana, la madre di tutte le stragi (in realtà figlia a sua volta delle bombe scoppiate nell’estate del ’69), piazza della Loggia, la bomba sull’Italicus.

Il libro di Nicola Rao è la continuazione di "La fiamma e la celtica", primo capitolo di una trilogia sul mondo neofascista che si concluderà con "Il piombo e la celtica", che chiude il cerchio partendo dagli eventi del 1975, dalla morte di Mikis Mantakas fino all’esperienza dei Nar.

L’impostazione del libro è diversa da altri che han trattato lo stesso argomento: pur basandosi su sentenze giudiziarie, l’autore ha scelto di far parlare i protagonisti, che lui stesso ha intervistato. Da Stefano delle Chiaie, a Guido Paglia. Da Mario Tuti, Nico Azzi a Fabrizio Zani; fino alle rivelazioni (vere o inventate) di Angelo Izzo, che ha raccolto le confidenze di altri esponenti del mondo neofascista.

Ma Nicola Rao non si è limitato a riportare queste dichiarazioni, ma le ha incrociate tra di loro, facendo emergere così le contraddizioni dei tanti memoriali, delle tante "gole profonde", dei tanti che su stragi, bombaroli, colpi di stato, hanno parlato mettendo assieme pezzi di verità e pezzi inventati.

Emerge un quadro un pò più chiaro su colpe e responsabilità: a prescindere dalle idee politiche, da ideologie e nostalgie del ventennio che fu, è bene saper distinguere tra chi ha ideato, pianificato e realizzato attentati in pieno giorno contro civili inermi e chi invece si auspicava uno stato autoritario, chi professava l’anticomunismo.

Per molti degli episodi della strategia della tensione non esiste una verità giudiziaria che dia i nomi dei responsabili (non solo gli esecutori, ma anche chi ha pianificato).



Ma Rao, utilizzando anche il paziente lavoro di indagini degli anni ’90 del giudice Salvini (assieme al capitano del Ros Giraudo), è riuscito a mettere dei punti fermi. A partire dalla cellula veneta di Ordine Nuovo (Franco Freda, Giovanni Ventura, col gruppo veneziano di Delfo Zorzi e Carlo Maria Maggi) che col supporto dei neofascisti de La Fenice (Giancarlo Rognoni) si ritiene responsabile delle bombe di Milano; lo strano armiere Carlo Digilio, ordinovista ma anche fonte dei servizi statunitensi.

La copertura dei servizi (Guido Giannettini e il capitano del sid Antonio Labruna) nello sviare le indagini prima sugli anarchici, poi su altri gruppi dell’estrema destra (Avanguardia Nazionale di Stefano Delle Chiaie). Le stesse persone dietro la strage di Brescia (altri gli esecutori, ma stessa la matrice).

Infine il libro dedica alcuni capitoli alla bomba sull’Italicus, al golpe Borghese, al golpe Bianco di Edgardo Sogno; alle bombe di Ordine Nero e a quelle piazzate dal gruppo che faceva riferimento a Mario Tuti.

C’è un’immagine in copertina: ci sono tre topi neri e una bomba. Sono in un labirinto e rappresentano i neofascisti usciti dalle fogne, ma l’ordigno non è in mano ai topolini. Anche i sorci sono particolari: uno è perplesso, l’altro ha in mano un’ascia bipenne, simbolo di Ordine Nuovo, ma con le stragi non ha niente a che fare; il terzo topo nero, invece, ha il bavero alzato. Forse uno zampino in quella polvere che fa morti l’ha messo, oppure sa qualcosa, come Carlo Digilio e Guido Giannettini.

Metafora di quanti, all’interno della galassia neofascista, sono stati coinvolti pur non avendone preso parte; di quanti hanno usato alcuni di questi gruppi per i loro fini (destabilizzare per stabilizzare il governo); di quanti hanno invece commesso le stragi.
Buona lettura.
Per ordinare il libro su internetbookshop.
Il sito ormedilettura di Rao.
Le puntate di Blu Notte dedicate a Piazza Fontana e a Piazza della Loggia.

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