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Il "rifiuto morale" del "rifiuto solido"

Blande considerazioni di qualcuno che il rifiuto lo vive in duplice veste: utente cittadino "produttore" del rifiuto ed utente contribuente "smaltitore" del rifuto.

Tutto cominciò quando l’Azienda Municipalizzata Igiene Ambientale, per noi palemitani volgarmente conosciuta come AMIA, divenne il giocattolo che non funzionava più: quel giocattolo di cui tutti noi, da piccoli, abbiamo tirato fuori tutte le emozioni possibili, fantasticando su ciò che poteva essere nella sua veste di "giocattolo multifunzionale" e poi, all’improvviso, allo stesso modo in cui lo avevamo accettato come "giocattolo del cuore", lo abbiamo riposto come "giocattolo a riposo".

Per i suoi amministratori, l’AMIA è stata questo: non potendoci più giocare, ed avendo utilizzato tutte le risorse possibili, non è rimasto altro da fare che richiedere ulteriori risorse economiche spremendo (il termine è pertinente in quanto ci sono stati tirati fuori a forza ...) i cittadini/contribuenti.

A questo punto, molti dei "contribuenti" si sono stancati del loro ruolo e sono diventati "meno contribuenti": ed il cane si è morso la coda, in una spirale infinita che sta portando il Comunce di Palermo a cercare risorse con il vano (fino ad ora) tentativo di imporre nuove aliquote per i suoi già collaudati "balzelli": TARSU ed addizionale IRPERF.

Ma qualcuno vigila: vigila l’opposizione, vigilano le associazioni di categoria, i sindacati, i consumatori: ma fino a quando terrà l’argine del buon senso e della stanchezza dalla vessazione a questa piena di pretese imposizioni fiscali?



Il governo cittadino auspica "Buon senso nella ricerca delle risorse" e noi, cittadini che contribuiamo a produrre il "rifiuto solido" per cui possiamo vantarci di pagare una (esorbitante) tassa comunale di smalitmento, ci sentiamo di dovere imporre un "rifiuto morale" a tale comportamento.

Che si vadano a cercare l responsabilità, che si riorganizzino le aziende, che si faccia funzionare la macchina pubblica, l’apparato che, pomposamente, è stato ribatezzato come "seconda Repubblica".

"Perchè", ci chiediamo adesso, "la prima è mai finita?".

Credit foto: guidasicilia.it

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