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Il rapimento della sposa: in Kirghizistan una tradizione dura a morire

L’ultimo caso risale al 10 giugno: una diciottenne è stata rapita dal figlio del proprietario del terreno dove la ragazza abitava con la sua famiglia. L’aggressore, aiutato da un paio di amici, l’ha caricata su un’automobile. Per sposarla come prevede la tradizione, diceva. Lei ha rifiutato e la punizione è stata lo stupro. Lui, caso raro, è stato arrestato. Lei è ancora in ospedale.

Due settimane prima, il 27 maggio, una studentessa di Medicina di 20 anni, Burulay Turdaliyeva, era stata rapita. L’automobile su cui viaggiavano era stata fermata a un posto di blocco. Insospettiti dal loro comportamento, gli agenti avevano portato i due alla più vicina stazione di polizia. Non avevano pensato a perquisire l’uomo, che aveva tirato fuori un coltello uccidendo la ragazza. Poi aveva tentato il suicidio, senza riuscirci.

In Kirghizistan, repubblica dello spazio ex sovietico dell’Asia, le cose vanno così. Nel 2016 (ultimi dati disponibili) il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione aveva denunciato che il sei per cento delle spose al di sopra dei 15 anni di età era stato rapito.

Ci sarebbe la legge a vietare la tradizione dell’ala kachuu, ossia il rapimento delle spose (letteralmente “prendi e scappa”). Ma, nonostante nel 2012 le pene siano state più che raddoppiate, da tre a sette anni, chi dovrebbe prevenire il fenomeno lo fa di rado.

Le autorità cercano di risolvere le cose “amichevolmente”, favorendo l’accordo tra la famiglia dell’aggressore e quella della vittima per mettere a tacere tutto e procedere al matrimonio.

Conviene a tutti, in fondo, no? Una donna non più vergine non è più “maritabile” e allora tanto vale che la sua famiglia dia il consenso al matrimonio col suo stupratore. Naturalmente la voce delle uniche cui non converrebbe, le donne stuprate, non è presa in considerazione.

Secondo un sondaggio condotto dal ministero dell’Interno nella città meridionale di Osh, il 64 per cento degli agenti di polizia considera il rapimento delle spose una cosa “normale” e l’82 per cento ne attribuisce la colpa alle donne “provocanti”.

Come fermare questa barbarie?

(La foto è tratta da un documentario della serie Restless Being, disponibile su youtube.com)

Questo articolo è stato pubblicato qui

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