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Il paradosso italiano della legittimità

Con sentenza n.1/2014 ,pubblicata in G.U. il 15 gennaio 2014 con effetti decorrenti il 15 gennaio 2014, la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la legge elettorale n.270 del 21 dicembre 2005, passata alle cronache come legge "Porcellum". Denominazione scaturita dal suo relatore, il leghista Roberto Calderoli, che la battezzò, bontà sua, una "emerita una porcata".

E' bene ricordare che il termine "illegittimo" significa, in termine giuridico e in lingua italiana, "che non ha le qualità e le condizioni richieste dalla legge", con sinonimi come: illegale, illecito, vietato, disonesto, abusivo, ecc.

Allora se le parole hanno un senso, poiché la legge elettorale è la legge che regolamenta l'elezione del Parlamento, organo legiferante, per effetto della sentenza della Corte Costituzionale sono quindi da ritenersi illegittimi tutti i senatori e i deputati eletti, sia nelle politiche del 2006 (governo Prodi), che nelle politiche del 2008 (governo Berlusconi) e pure nelle ultime politiche del 2013 che hanno, attraverso due passaggi successivi (Bersani e stai-sereno Letta) portato all'attuale governo di Matteo Renzi.

Ne deriva che se un organo è stato dichiarato illegittimo, in tal caso il Parlamento, per logica e per prassi giuridica, dovrebbe discenderne che anche tutti gli atti da esso prodotti sono da ritenersi parimenti illegittimi. Quindi, oltre ai governi sopra citati, anche la rielezione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano del 2013 è da ritenersi illegittima. E fin qui siamo in tono con le strombazzate ai sette venti di Beppe Grillo che, a rigor di logica, a mio modesto avviso, non avrebbe tutti i torti. Già a rigor di logica. Ma di quale logica stiamo parlando, ammesso che esista una logica?

Infatti gli stessi giudici della Corte Costituzionale, composti nel numero di 15, sono nominati per un terzo dal Presidente della Repubblica, per un terzo dal Parlamento in seduta congiunta e per un terzo dalle supreme magistrature ordinaria ed amministrativa. Ne consegue che almeno i due terzi, ovvero la maggioranza assoluta dei collegi nominanti, in quanto illegittimi non possono altro che delegittimare (nel senso di non rendere legittima) anche la nomina dei membri della Corte Costituzionale che, quindi, a pieno titolo è da ritenersi nel suo insieme un organo illegittimo. 

Ora i membri della Corte Costituzionale attualmente in carica e nominati in data successiva all'entrata in vigore del Porcellum sono ben 13 su quindici. Giuseppe Tesauro ne è stato eletto Presidente da pochi giorni. Quindi la stragrande maggioranza del Collegio è di nomina illegittima, anche se pur non essendo addentro alla materia, a rigor di logica (aridai con la logica!) dovrebbe bastare anche un solo giudice delegittimato per rendere una sentenza priva di forza di legge e quindi non valida. Almeno questo avviene in tutte le giurisprudenze del mondo civile. Negli USA i processi saltano solo perché un membro del collegio giudicante è stato beccato in fallo oppure non ha i requisiti di piena legittimità.

Ma allora se la Corte Costituzionale è essa stessa, per atto costitutivo, un organo illegittimo come può emettere una sentenza di legittimità?

A rigor di logica (eccola) in quanto delegittimata non dovrebbe avere la statura morale e giuridica per pronunciare qualunque sentenza e, a maggior ragione, una sentenza di legittimità. O no? 

In buona sostanza e in punta di diritto, ha senso dire che il Parlamento, il Presidente della Repubblica e tutti gli atti conseguenti, sono illegittimi se chi lo stabilisce è esso stesso illegittimo?

Sarebbe interessante sapere chi è in grado di dare soluzione a questo paradosso tipicamente italico. Ma ho il sospetto che mi sto muovendo su un terreno dove la logica, soprattutto quella matematica, ha poco a che fare. La soluzione potrebbe essere quella di stabilire che un organo anche se di nomina illegittima, tuttavia accertata successivamente alla sua materiale costituzione e quindi non applicabile retroattivamente, è pienamente legittimato nelle sue funzioni. Ovvero l'organo è illegittimo ma gli atti prodotti sono pienamente legittimi, e così siamo a posto. Ma forse è meglio che non mi addentro su un terreno che non mi è propriamente familiare. Rimane tuttavia un certo senso di disagio, la vaga sensazione di vivere in un mondo raffazzonato, dove l'unica certezza è l'incertezza.

E poi siamo o non siamo la patria del diritto!. "Cribbio!", (direbbe lo statista padre della patria, Silvio).

 

Foto: Wikimedia

 

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