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 Home page > Tribuna Libera > Il paese prima di tutto? Allora non fissiamoci su Berlusconi

Il paese prima di tutto? Allora non fissiamoci su Berlusconi

Il ciclo politico di Berlusconi è finito.

Berlusconi è debole, disperato, e per questo pericoloso per i suoi colpi di coda. L’annuncio dell’astensione ha fatto alzare lo spread a 360 punti, le borse sono in profondo rosso. Ma nonostante i danni provocati, la forza politica del cavaliere è in rianimazione e potrà riprendersi solo se i suoi oppositori parleranno di lui, lo criticheranno e attaccheranno, solo allora la sua forza politica riprenderà vigore. Bersani e company non devono cadere nel tranello, non devono mantenerlo sulla scena politica con critiche ed invettive. Devono togliere al cavaliere l’acqua in cui vive, devono lasciarlo solo ad invocare un vittimismo inesistente. Devono parlare dei problemi del Paese e delle sue soluzioni, l’unica cosa che, in questo frangente, può frenare la possibile avanzata politica e l’effetto destabilizzatore sui mercati finanziari, provocato dall’annuncio del ritorno in politica del cavaliere .Perché il Paese viene prima di tutto, anche dell’antiberlusconismo.

È finita per il Cavaliere, è finita perché il suo popolo lo ha abbandonato. Ancora risuonano le voci delle massaie, dei professionisti, degli industriali, una volta suoi elettori, e di molti suoi parlamentari, che a più riprese hanno manifestato sfiducia nel cavaliere e perplessità sul suo ritorno. I deputati e senatori rientrati all’ovile non hanno la forza di portare al PDL voti propri, in sostituzione di quelli in uscita. Non hanno entusiasmo, sono ritornati sotto l’ala protettiva del cavaliere per necessita, e non per convinzione. Senza soldi e senza tv, l’unica strada era il PDL per riconquistare un seggio in Parlamento.

È finita perché la Lega è un alleato debilitato dagli scandali, non in grado di salire sul piedistallo di una linea politica nuova ma solo su quello del populismo. È finita perché Grillo prende voti a destra, Monti, Casini e Montezemolo prendono i voti a destra, la pattuglia di deputati e senatori che lo ha abbandonato ha invece la forza politica di catalizzare i consensi dei berlusconiani delusi. È finita perché la sinistra abbandona l’astensionismo e ritorna a votare a sinistra. Nelle cancellerie europee non danno peso al ritorno di Berlusconi. Sanno che è disperato, che solo la forza della disperazione lo ha indotto ad annunciare l’astensione al governo.

L’iniziativa ha un duplice obiettivo, politico e mediatico. L’obiettivo politico è creare le condizioni per fare una campagna elettorale qualunquistica, contro questo esecutivo e i sacrifici dallo stesso imposti, contro il PD che lo ha sostenuto e lo sostiene. Di qui la necessita dell’astensione per marcare le distanze del PDL dal Governo, far dimenticare il voto favorevole dato ai duri provvedimenti del professore da Monti e scrollarsi di dosso l’impopolarità conseguente e, così, mettere all’angolo il PD, costretto dalle pressioni di Napolitano ad appoggiare l’esecutivo. Ma il giochino non è riuscito. Monti ha annunciato le sue dimissioni e quindi sottratto il suo governo alla graticola del PDL. Bersani ha dichiarato che avrebbe votato i provvedimenti di Monti solo in compagnia del PDL e con questo è uscito dall’angolo. 

L’obiettivo mediatico è quello di ritornare sulla scena del teatrino della politica per fare la vittima e conquistare le prime pagine e i consensi. Insomma si utilizza il vecchio principio propagandistico “parlatene male purché se ne parli".

Bersani ha detto che il Paese viene prima di tutto. E allora avanti su questa strada. Ciò che interessa il Paese non è l’antiberlusconismo, le invettive contro il cavaliere, ma i problemi del Paese e le conseguenti soluzioni. Come si affronta la politica industriale, quale la linea politica da sostenere in Europa, come si risolve il dilemma salute/ lavoro, come si salvano gli esodati e precari. In ciò è la forza del centrosinistra, e degli oppositori di Berlusconi, e il punto debole del PDL. 

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