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Il mondo del lavoro, secondo Renzi. L’intervento a Che Tempo che Fa

Secondo il premier Matteo Renzi l'articolo 18 è un totem ideologico di cui sbarazzarsi al più presto, che terrorizza gli imprenditori stranieri, allontanando gli investimenti, e che riguarda solo lo 0,000001 per cento dei lavoratori.

Al di là dell'intrinseca contraddizione del ragionamento (perché l'imprenditore dovrebbe essere terrorizzato da una norma che non tutela praticamente nessuno?), Renzi pensa che il diritto al reintegro non possa essere lasciato nelle mani dei giudici, perché ritiene eccessivo il livello di discrezionalità, e afferma la sua totale fiducia nei confronti degli imprenditori (che "non sono cattivi"), cui va garantita la possibilità di licenziare liberamente, quando la situazione lo richiede:

“Togliendo l’articolo 18 noi lasciamo all’imprenditore il compito di decidere. Sarà lo Stato, poi, a prendersi cura dei licenziati. Noi stiamo rivoluzionando il mondo del lavoro per i prossimi 30 anni!”



Renzi assicura che la riforma del mercato del lavoro si tradurrà in una vera e propria “rivoluzione”, con la presa in carico da parte dello Stato di tutti quelli che perderanno il posto di lavoro, a prescidere dalle dimensioni dell'azienda.

“Io vorrei far capire che il mondo del lavoro è cambiato e che lo Stato deve farsi carico del lavoratore licenziato, deve offrire un indennizzo e corsi di formazione. Noi non cancelliamo soltanto l’articolo 18, noi cancelliamo il Co.co.co e tutte quelle varie forme che hanno fatto proliferare il precariato. Inventiamo un meccanismo nuovo!”

Funzionerà questo meccanismo? E si tradurrà davvero in una estensione dei diritti? Dipenderà anche dalle coperture finanziarie necessarie ad estendere le “garanzie a tutti”. Secondo Renzi i soldi ci sono. Dove si nascondano, non è dato saperlo.

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